Io vorrei sapere quanti di quelli che hanno gridato inorriditi allo scandalo perché Beppe Bigazzi, in televisione, ha spiegato come si cucina la carne di gatto, di cui lui - così ha asserito - è consumatore, sono vegetariani. Perché se non lo sono, allora abbiamo a che fare con gente che dà semplicemente aria ai denti. Tutti quelli che sono insorti urlando all'ipocrisia nel caso del Cantante che ha dichiarato di fare uso di crack sono ora pregati di protestare anche per questa forma di ipocrisia. Infatti, cibarsi di carne - di qualunque tipo essa sia - significa digerire cadaveri di animali morti: questo dovrebbe essere ben chiaro. Allora, che differenza sostanziale c'è tra il cadavere di animali normalmente considerati commestibili dai più - maiali, bovini, conigli, cavalli e via macellando - e di animali come gatti, cani o insetti? Nessuna, direi, a parte l'aspetto marcatamente antropologico: in alcune società la gente è abituata a mangiare certi animali e altri no. E viceversa. Casomai, chi si vanta di difendere professionalmente gli animali e di battersi contro il loro maltrattamento dovrebbe anzi riflettere sul fatto che la crudeltà maggiore avviene nei confronti degli animali da allevamento industriale, che non soltanto sono sottoposti a ferocia ben più grave ma sono addirittura "progettati" in vista di uno scopo preciso: essere annientati e mangiati. Questo non viola forse il loro diritto ad avere una vita degna di un animale, cioè di un essere senziente tanto quanto noi umani, e non nega la loro natura animale, reificandoli a puri oggetti di consumo? Il gatto - o il cane, eventualmente - che viene mangiato ha, almeno, vissuto una vita felina - o canina - passabilmente felice prima di finire sulla tavola di Bigazzi. Chi si batte in favore dei diritti degli animali non può limitarsi a chiedere che gli animali non partecipino ai programmi di intrattenimento, ma deve - ripeto, deve - in primo luogo propugnare il vegetarianesimo e aprire gli occhi del pubblico più ampio contro quello sterminio organizzato di esseri innocenti che è l'allevamento industriale. Altrimenti - come in questo caso specifico - è solo ipocrisia buona a sciacquarsi la coscienza: il non vedere il dolore più grande non lo rende, per questo, inesistente.
D'accordo su tutta la linea. Una legnata in testa a un coniglio è forse più legittima di una legnata data a un gatto? Sulla base di cosa?
Posted by: fuchsia | 15/02/2010 at 20:39
caro stefano...è con enorme disagio che apprezzo fino all'ultima sillaba il tuo post.
Ovviamente il disagio deriva dal fatto che NON mi è mai riuscito di essere vegetariano, per cialtronaggine credo, perchè ho un regime alimentare basato sul minimo investimento di tempo ed energia... perchè ho sempre immaginato che avrei dovuto imparare una sapienza che non ho mai avuto, perchè faccio la spesa al supermercato pensando solo ad uscirne al più presto. Che palle ... mentre scrivo questo mea culpa ho nelle orecchie Meat is murder di Morrissey...
certo non sono ipocrita, ma se questa è una consolazione!...
Posted by: vito | 15/02/2010 at 20:40
Totalmente condivisibile e molto ben scritto. Mi permetto di condividerlo sui social network che bazzico.
Posted by: Thomas Bernhard | 15/02/2010 at 21:20
Questo immane olocausto del regno animale è una di quelle ingiustizie cosmiche a cui ci si può opporre solo con la coerenza individuale. Quella degli altri.
Posted by: BernardoR | 15/02/2010 at 22:37
Va anche sottolineato il programma in cui è successo lo "scandalo": una trasmissione di cucina in cui – quotidianamente – la telecamera inquadra animali morti che vengono fatti a pezzi. Io non sono vegetariano, eppure le volte che ho visto La Prova del Cuoco ho trovato certe inquadrature fastidiose, anche se so bene che il senso di repulsione è parte della mia ipocrisia, visto che comunque mi nutro di quelle bestie. Ma almeno evito il perbenismo.
Posted by: Jadran | 15/02/2010 at 23:14
Un'amica ha sposato un ragazzo americano.
Una delle prime sere in Italia, la mamma della mia amica gli ha presentato in tavola carne di cavallo.
Lui quasi sboccava.
Eppure in Italia abbiamo le macellerie equine.
Si parla tanto ma nessuno vuuole fermarsi a pensare.
Posted by: larvotto | 15/02/2010 at 23:31
In molti abbiamo pensato la stessa cosa. Ne abbiamo parlato anche nell'altro tuo post.
E' vero che è una ipocrisia grande quanto una casa (aggiungerei che quelli che ora si lamentano della barbarie contro i gatti, darebbero al suddetto gatto carne di altri animali senza battere ciglio), ma è anche vero che la mente umana non è fatta per vivere di coerenza. Ogni cultura ha i propri animali da proteggere perché proietta in loro, antropomorfizzandoli, caratteri e sentimenti umani.
Per quanto riguarda la ripugnanza che genera il cadavere dell'animale macellato, riusciresti a mangiare carne coltivata artificialmente?
Esistono già dei surrogati di carne artificiale creata in laboratorio, ma la loro commercializzazione pare lontana. Io non aspetto altro che quel giorno.
Posted by: fabristol | 16/02/2010 at 00:12
Condivido, ma allo stesso tempo penso che i motivi antropologici abbiano un peso maggiore di quello che stai dando. Cani e gatti nella nostra cultura sono animali speciali, diversi dagli insetti o dai polli. Semplifico, ma direi che li percepiamo un po' come esseri umani. Mangiare un gatto è un po' come mangiare una persona che non è una bella cosa neanche neanche se si è onnivori.
Posted by: baroccogiapponese | 16/02/2010 at 03:14
Che solerzia, che tempestività nel punire!E'l'ennesimo caso costruito ad arte per distogliere l'attenzione da situazioni Rai ben più gravi: normalizzazione delle trasmissioni non in linea,"informazione" divenuta il megafono della Voce del Padrone, sperperi, assenza di merito...
Posted by: medioman | 16/02/2010 at 10:09
Considera quanta di questa mefitica aria ai denti mi piglio in faccia io - carnivoro convinto nonchè cacciatore - dai succitati ipocriti. Per questo avevo gettato lì un commento forse non appropriato nell'altro tuo post, il quale commento conteneva mi pare anche una domanda. Considero questo lucido e incontestabile post una risposta (volontaria o no, grazie cmq).
Quello che dice Baroccogiapponese è vero solo in parte. Il cane ha sempre avuto una sua utilità vivo (guardia, caccia, ecc), ed inoltre i canidi sono immangiabili (ho assaggiato una volpe, confermo). Il gatto nei tempi invece si è sempre mangiato, ed oggi oltre al gatto c'è chi tiene conigli e maiali da compagnia. Anche topi, quelli bianchi di solito. Poi pagano il comune perchè stermini col veleno (morte tra le più dolorose) i loro simili brutti sporchi e grigi.
Posted by: nomedelblog | 16/02/2010 at 16:49
Be', non è una risposta diretta, ma il tuo commento dell'altra volta mi sembrava pertinente, in effetti.
Posted by: stefano | 16/02/2010 at 21:44
Alcune doverose precisazioni per colui che si firma "nomedelblog": anche il gatto, oltre al cane, è un animale "utile" al genere umano, si informi riguardo al suo apporto e alla sua utilità nei periodi di epidemia causati dalla peste, quando il gatto era l'unico antagonista naturale (lo è tutt'ora) dei topi, che erano uno dei principali vettori della peste stessa. I gatti venivano altresì posti a guardia delle stive nelle navi, affinchè cacciassero i topi, responsabili del deperimento e della contaminazione delle derrate alimentari; nondimeno, i gatti vengono tutt'oggi usati a guardia dei granai negli Stati Uniti e nelle distillerie di whiskey in Scozia. Potrei fare decine di esempi di "utilità" storica e attuale del gatto, ma non è il caso di annoiare il lettori del blog.
Poi, il parallelismo tra gatto e topo è semplicemente DEMENZIALE: il gatto è un felino, il topo è un muride-roditore, sono due specie assai distanti sia morfologicamente sia come percezione culturale e valoriale. Inoltre, il DNA del gatto è assai più simile a quello dell'uomo di quanto non lo siano quello del cane e dello stesso topo.
Scrivere poi che "il gatto nei tempi invece si è sempre mangiato" è un clamoroso falso (per gli Egizi era addirittura sacro, e in Giappone è considerato un portafortuna): il gatto, come anche il cane, è stato mangiato solo in rare, brevi e circoscritte epoche di carestia e da parte di fasce di popolazione indigente, non risulta agli annali, non solo della storia ma neppure della gastronomia, che le carni del gatto facciano parte dei generi alimentari della civiltà occidentale e di larga parte di quella orientale, tant'è vero - e questo per mettere a tacere qualsiasi speculazione al riguardo - che il codice penale contempla diversi articoli e relative pene e sanzioni concernenti l'uccisione e il maltrattamento dei cosiddetti "animali d'affezione", di cui il gatto e il cane fanno entrambi egual parte.
Sono ben 7000 anni che il gatto condivide con l'uomo questa particolare e indiscutibile "relazione affettiva" (9000 anni per quanto riguarda il cane): questo, piaccia o meno, è sufficiente per distinguerlo - anche in quanto a tutela legale - da conigli, maiali, serpenti, pecore, pulci d'acqua eccetera.
Concludo dicendo che Bigazzi è un cretino.
Posted by: Walter B. | 17/02/2010 at 00:57
Walter, mi fa piacere che abbia perso tempo a spiegarsi riguardo al rapporto tra uomo e gatto, ma mi dice cose che già sapevo a grandi linee. Siccome che non sono uno storico, parlo di quel che conosco ossia di quello che succedeva nelle campagne che conosco, settant'anni fa più simili al medioevo che ad oggi.
Il gatto per fargli mangiare i topi non lo si nutriva nè manteneva, era allo stato semiselvatico, se il cane se lo pappava era nella norma, perchè invece il cane lo si manteneva perchè doveva restare legato al padrone (non erano graditi i cani randagi), se la cagna era in calore si teneva legata, la gatta invece figliava libera sul fienile. Per queste ragioni, in caso di necessità, il gatto si mangiava, tanto ce n'erano altri.
Il cane aveva sempre un nome proprio, il gatto era "gat" e niente più. Nelle città non era molto diverso suppongo (ovviamente non sto parlando della nobildonna che lo teneva da compagnia)...
Ma anche se lei dovesse avere ragione e io mi stessi sbagliando (potrebbe essere, io non sono in grado di avventurarmi in ricerchè storico-antropologiche), questa discussione è comunque inutile, perchè io la penso esattamente allo stesso modo del padrone di casa, quindi la mia risposta all'ultima parte del suo commento è il post stesso.
saluti (e scuse a Stefano per aver usato il suo blog come un forum)
Paolo
Posted by: nomedelblog | 17/02/2010 at 10:51