Provo una punta di imbarazzo per certi vecchi socialisti bolsi che, non avendo saputo far valere le loro presunte ragioni a tempo debito, ora festeggiano, anche in maniera scomposta, la morte di una vecchia malata da anni di Alzheimer, ormai senza più potere da almeno vent’anni (perché oltremanica, quando uno si ritira, si ritira). Purtroppo per loro Margaret Thatcher aveva qualche ragione e la storia gliel’ha data. Io continuo a pensare che gran parte di quello che ha fatto lo doveva fare, in un Regno Unito che negli anni settanta era sull’orlo del baratro economico, pronto ad andare a chiedere soccorso col cappello in mano al Fondo Monetario Internazionale, tormentato da una tassazione a livelli stellari e da una produttività in picchiata. Ha avuto ragione, secondo me, quando ha difeso i cittadini britannici delle Falklands dall’aggressione da parte della dittatura argentina, ha avuto ragione mostrando inflessibilità nei confronti di Bobby Sands e non permettendo che lo Stato si facesse ricattare piegandosi al terrorismo, ha avuto ragione quando ha permesso a molti cittadini britannici di diventare proprietari delle case popolari in cui vivevano, ha avuto ragione contro Scargill. Non è, purtroppo, riuscita a capire che l’unica minaccia non era quella comunista e non ha visto quella islamista che era già all’orizzonte - minaccia che ha bellamente ignorato -, non ha compreso che la libertà dell’individuo - la libertà di ogni individuo di non essere uguale a tutti gli altri - includeva anche, per esempio, la libertà sessuale, non ha avuto ragione quando disprezzava i socialisti per motivi etici - il socialismo “indebolisce” il carattere - e non per motivi oggettivamente economici. Ma in quel Regno Unito lì lei è stata necessaria. E adesso, con il senno di trent’anni dopo, possiamo chiederci se quella Gran Bretagna a cui tanti guardano con una punta d’invidia non sia merito anche delle riforme e dell’operato della “lady di ferro”.