"Non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la tua destra": dev'essere questo il motto evangelico che ispira l'operato di Poste Italiane, a cui suggerirei però di aggiungere anche quest'altro: "Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te", ovvero licenziando un po' di cialtroni fancazzisti. Pura utopia, naturalmente, ma sperare è lecito.
Di che cosa parlo? Di un episodio - l'ennesimo, in questa commedia dell'assurdo che sono le poste italiane - che mi è capitato (e non si è ancora concluso) settimana scorsa. Qualcuno ha commesso l'errore di spedirmi un pacchetto, dall'estero, attraverso il servizio "Posta Celere". Settimana scorsa, martedì 14, non ero in casa tutto il giorno e il corriere non ha potuto consegnarmelo, ma mi ha lasciato lo sticker adesivo giallo con l'indicazione del numero di call center di Poste Italiane da contattare. E, indovina indovinello, chi fa le consegne dei pacchetti per conto di Poste Italiane? SDA, ovviamente, che in pratica è sempre Poste Italiane, ma con un altro nome. La mano sinistra e la mano destra, insomma. Mercoledì 15 chiamo il call center, dove un'addetta mi dice che il pacchetto l'avrei trovato il giorno dopo all'ufficio postale di via Cappellini, in zona Stazione Centrale. Normalmente finiscono lì i cosiddetti "pacchi inesitati", come si dice in burocratese.
Giovedì 16 mi presento, mostro l'avviso, l'impiegato scompare sul retro e dopo un po' torna: "Non c'è. Si vede che il corriere non è ancora passato a consegnarcelo". Mi ripresento venerdì 17, mostro lo stesso avviso, un altro impiegato scompare sul retro, ritorna e si ripete la scena del giorno prima: "Non c'è". Sono sempre più perplesso. Sabato mattina, terza spedizione. Stavolta m'imbatto nell'impiegata che più detesto di tutto l'ufficio postale. Per dare un'idea, un bradipo è un centometrista, al confronto. Le porgo l'avviso ormai spiegazzato e lei digita qualcosa al computer. Mi chiede l'indirizzo e poi dice: "Non c'è registrato nulla".
Non-c'è-registrato-nulla. Credo di avere avuto una specie di black-out cognitivo, in quel momento. Insomma, non ci ho visto più e ho dovuto trattenermi per non urlarle di alzare quel suo culone di pietra e andare a vedere sul retro. Le sibilo che è il terzo giorno di fila che vengo e che non è possibile che ancora non ci sia quel pacchetto. Forse il corriere se lo porta in giro a prendere aria? Torna dopo un po' e mi dice: "Non g'è". Allora do il via alla scena madre, sfogando il mio istrionismo. E mi sento dire, nell'ordine: "Che cosa vuole che ne sappiano al call center!" - Beh, è il vostro call center, è il numero che date voi per chiedere informazioni! -, che non è colpa loro, ma di SDA (la famosa mano destra...). Quando gli domando se non possono contattare SDA, loro mi dicono candidamente di no. Mi lancio in una filippica contro SDA, che in fin dei conti è roba loro - "Eh, tanti si lamentano di SDA". Ah, ma bravi... e voi ve ne sbattete le palle così? -, con cui io ho sempre avuto problemi (e mai con Ups o Dhl, per esempio). Poi mi dicono persino: "Del resto, lei non era in casa". Sono annichilito: io non ero in casa... Dunque secondo loro dovrei prendere una settimana di ferie per aspettare il corriere? Poi un altro ancora mi spiega: "Quando mi arriva il pacco, io lo registro e faccio partire una cartolina bianca e lei può venire a ritirarlo". Ecco, giusto questo aspettavo. Gli dico che la volta precedente ero venuto a ritirarmi da solo il pacco perché loro, la cartolina bianca, me l'han mandata due mesi dopo e se io mi presentavo con quella... gli faccio un gesto con la mano come dire "buona notte al pacco". Su un pezzo di carta straccia mi scrivono il numero di telefono di SDA e mi dicono: chiami lì. Sono furente. Come? Loro non rintracciano un pacchetto tra casa mia e l'ufficio e io devo andare a chiamare per cercarlo? E poi, inutile dirlo, gli uffici di SDA (a Vimodrone, santi numi!) sono chiusi di sabato.
Sabato pomeriggio richiamo il call center. Riesco a parlare con un essere umano all'undicesimo tentativo ed esordisco: "Accidenti, quasi quasi stappo una bottiglia di champagne per festeggiare". Senza raccontare nulla della mia esperienza del mattino, chiedo che fine abbia fatto il pacco numero ecc. ecc. L'addetta mi dice che il pacco è stato consegnato mercoledì 15, la sera, all'ufficio postale di... via Cappellini. E aggiunge che la tracciatura posso vederla anche io dal sito internet. Mi dice che non è vero che l'ufficio postale non può contattarli - "Spesso ci chiamano degli uffici postali" - e mi consiglia di presentarmi con la stampata da internet. Per loro - aggiunge - la pratica è chiusa così: il pacco è stato consegnato in via Cappellini. Devono averlo.
Ieri pomeriggio, lunedì 20, mi presento di nuovo all'ufficio postale di via Cappellini. Porgo all'impiegato - lo stesso di giovedì 16 - l'avviso e la stampata da internet. Mi chino verso di lui e, a denti stretti, senza dargli tempo di replicare, gli dico che è la quarta volta che vengo e che - indico con il dito i dati sul foglio - il pacchetto deve essere lì da loro e che mi faccia dunque il favore di andarlo a cercare. Avverto un grande trambusto, qualcuno sul retro che parlotta, qualcun altro che mi indica. Il tizio torna: "Non c'è". Controlli meglio, insisto. Ritorna, riprova. Non c'è. "Allora che facciamo?" gli dico. Tocca a voi cercarlo, non esiste che mi debba sbattere io, avrete pure i contatti, chiami, cerchi, faccia qualcosa, lì c'è scritto un "Milano 2", sarà un centro di smistamento, s'informi, sennò che cosa devo pensare: che l'avete perso, che qualcuno me l'ha rubato? In quel momento entra un sudamericano che porta dei pacchi: dev'essere qualcuno di SDA. Chiedono lumi a lui: forse si ricorda di una consegna in via xxx, martedì? No, perché quelle le fa un suo collega. Indagherà, dice. Si appunta il mio numero di telefono, il mio indirizzo e mi dice: "La chiamo domani mattina o forse già stasera". Intanto l'impiegato mi fa: "E' stato fortunato, questo lavora proprio allo smistamento". Sì, guardi - vorrei dirgli -, proprio un culo della madonna.
E ora, cari lettori, vi propongo un quesito: secondo voi ieri sera, stamattina o finora (e sono le 18.30) mi ha chiamato qualcuno? Aspettare la parusia - la seconda venuta di Cristo - è più facile che aspettare una telefonata dalle poste italiane. Che dite? Rinuncio o vado a fare un'altra sceneggiata domani e mi tolgo lo sfizio di dirgli che sono una banda di coglioni?