Giunto all'ultima pagina di Partiranno, il romanzo che Luce d'Eramo pubblicò nel 1986, ho provato una punta di dispiacere, perché mi ero affezionato ai suoi personaggi - tutti, indiscriminatamente, anche quelli meno simpatici - e mi ero lasciato avvolgere da una narrazione così densa e ricca di eventi. Partiranno è un romanzo anomalo nella letteratura italiana "alta": l'autrice, che fino a quel momento aveva scritto opere di tutt'altro genere affrontando temi come il nazismo (in chiave autobiografica) o il terrorismo eversivo degli anni settanta, si cimenta con un genere normalmente considerato di serie B, la fantascienza, ibridandolo per di più con il romanzo di spionaggio. Ne esce un lavoro di notevole intelligenza e di grande leggibilità, anche per chi, come me, non è appassionato di fantascienza e fatica a seguire gli intrichi dello spionaggio classico.
Luce d'Eramo immagina che a Roma, verso la metà degli anni sessanta, calino degli extraterrestri provenienti dal pianeta immaginario di Nnoberavez, simili ad animaletti, in grado di espandersi in dimensioni umane (pur mantenendo un peso assai ridotto) o di contrarsi "in personcine". In un primo momento se ne manifesta uno solo, alla zoologa Paola Rodi, che lo ribattezza Sonnolo anche se il suo vero nome è Nacolden, poi se ne aggiungono almeno altri due, Tereaz e Eonai. Il loro modo d'interagire con gli esseri umani con cui entrano in contatto e la loro scoperta della vita e delle abitudini sulla terra sono descritti con dovizia di dettagli da ampi stralci del diario di Paola Rodi, che coprono un arco temporale di vent'anni. A questi estratti si aggiungono altri documenti, come le lettere e le testimonianze dei parenti della zoologa che l'assistono nell'impresa di proteggere quelle gentili creature provenienti dallo spazio o le conversazioni raccolte dalle microspie. Perché su questa vicenda s'innesta la trama di spionaggio che costituisce l'altra metà del romanzo.
Partiranno comincia infatti nel presente - ovvero gli anni ottanta -, con un uomo del Sismi, Carlo Ramati, incaricato dai suoi superiori di scoprire qualcosa su tre alieni le cui fotografie sono in possesso dei servizi segreti. Da tenere d’occhio è il “clan” Rodi, che oltre alla zoologa comprende anche la cognata Isabella e il nipote Guido. Dopo una serie di appostamenti davanti alla casa della prima, Ramati riesce a intrufolarvisi ed è così che rinviene una valigia contenente i diari della donna e un dizionario per interpretare il linguaggio degli alieni, che si esprimono in modi piuttosto vari: con “psicorappresentazioni”, con il “subsuono” - cioè facendo vibrare le corde vocali di un’altra persona - o, nel caso di Tereaz - la “femmina” dei tre - con una complessa articolazione dei baffi, simili a vibrisse feline. A poco a poco l’interesse per questi strani extraterrestri, di cui Luce d’Eramo tratteggia un ritratto complesso e plausibile, aumenta fino a coinvolgere la CIA e il Kgb, nell’ottica della guerra fredda tra americani e sovietici, entrambi desiderosi di volgere a proprio vantaggio la scoperta di queste altre forme di vita.
Tuttavia non sono solo gli umani a studiare e ad analizzare i tre nnoberavezi, nel tentativo di comprendere come respirano, si nutrono, si riproducono e - addirittura - come riescono a rigenerare e riparare i loro organi danneggiati, ma a loro volta gli alieni osservano con attenzione gli umani. Anzi, man mano che si procede nella lettura del romanzo, ci si rende conto che questo è ancora più vero: forse i nnoberavezi stanno conducendo un esperimento per capire in che misura il pianeta Terra potrebbe essere adatto a loro e, per farlo, sanno cogliere le peculiarità e le piccole debolezze di ogni individuo che frequentano per farsi accettare e amare. Non è un caso se i protagonisti umani finiscono per chiamarli "i Signori". A poco a poco, poi, lo sguardo degli alieni sugli umani modifica la percezione che questi hanno di sé (e questo vale, alla fine, anche per gli uomini del Sismi che li conoscono in forma mediata attraverso le parole del "clan Rodi").
Tra le numerose caratterische degli extraterrestri che Luce d'Eramo attribuisce loro ce n'è una che, in particolare, spicca e li rende speculari agli esseri umani. Diversamente da noi, infatti, i nnoberavezi sono dotati di una naturale curiosità, inscritta nei loro "geni" per così dire, nei confronti dell'altro-da-sé. Gli alieni di Partiranno sono antirazzisti per costituzione. Come spiega Josée Derien, una collega francese di Paola Rodi, evolvendosi loro hanno inglobato in sé le tappe precedenti dell'evoluzione e così hanno abolito la separazione tra le specie: "Lì è normalissimo che ci sia un contatto sessuale fra infra-specie semoventi diverse. Per forza! Non c'è tra loro la barriera riproduttiva che c'è tra le specie terrestri insormontabilmente divise. Non ci può essere. Può anche darsi che non sempre il contatto sia fecondo, ma che importa? Si attirano comunque. Capisci adesso perché non c'è razzismo tra loro? E non essendoci razzismo biologico, non può fondarsi neppure un razzismo ideologico, affettivo, niente". Si capisce quindi il fascino che questa ipotesi, con la sua portata evidentemente utopistica, esercita sull'autrice. Per di più, il finale riserva una sorpresa, per quanto riguarda la futura evoluzione dei nnoberavezi... e dell'umanità: e se salvezza del nostro "succulento" pianeta - così lo definisce Nacolden - dipendesse proprio dalla saggezza di esseri provenienti da altre galassie?
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