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11/11/2012

Comments

Aldo Brancacci

Argomentazione debole. Contraddetta da molte possibili considerazioni. Se mi si domanda chi è l'ircocervo, o cosa ne penso, so rispondere anche se «ircocervo» è l'esempio per antonomasia di parola cui non corrisponde, e forse non può corrispondere, un denotatum estralinguistico. È la Storia che ci informa sul contenuto semantico della parola «dio», in mille maniere e attraverso varie vie - arte, metafisica, teologia, etc. - e la posizione di Stead, anche se contiene un elemento giustificabile, mi sembra sostanzialmente elusiva.

Stefano

Ma non è la sua posizione. E' la posizione di Harry :)

Giovanni Maria Ruggiero

Parlando di Harry, se trappola è, l'unica è davvero non parlarne. Ma sul serio. Già rispondendo (ma qualcuno gli ha rivolto la parola? "un gruppo di persone sta parlando di Dio"), Harry ci casca e poi tenta di districarsene, continuando a parlarne. Insiste e tenta di convincere, cosicché, paradossalmente, i credenti sono chiamati "scettici". Meraviglioso lapsus. L'impressione è che nessuno gli abbia chiesto nulla e che Harry stia facendo un po' tutto lui.

stefano

Ovviamente non aiuta la comprensione il fatto che io abbia estrapolato il passaggio da un capitolo, che ne dava il contesto. Harry è un professore di filosofia e il dialogo si tiene all'interno di una sorta di "seminario informale" che lui organizza nel suo studio all'università. Informale perché non segue un programma preciso, ma si limita a dibattere le questioni che di volta in volta sorgono. La sua opinione è richiesta, perché è lui il professore. Non è, quindi, un dialogo da cocktail party :)

Giovanni Maria Ruggiero

Comunque è un altro dei tuoi suggerimenti di lettura che mi hanno incuriosito. Lo leggerò, giusto per non ammazzare il tempo solo con le seghe.

stefano

Eh eh eh, soprattutto quelle mentali!
Tieni presente che è un romanzo interessante, ma non indispensabile. E non dice niente di nuovo, formalmente, a noi europei, a cui ricorda inevitabilmente certi esperimenti "postmoderni" alla Calvino o alla Kundera. Del resto è un po' di quegli anni (il 1985). L'ho letto perché me lo sono ritrovato sugli scaffali della mia libreria: l'avevo comprato a Londra dopo averne letto un altro suo ("Talking about O'Dwyer") per conto di un editore che voleva un giudizio di lettura - giudizio che era stato ampiamente positivo, e infatti l'editore non ne aveva comprato i diritti e non l'aveva fatto tradurre. Comunque sia, C.K. Stead è considerato il più importante (non oso dire "uno dei più importanti" perché non so quanti ce ne siano) scrittore neozelandese contemporaneo.

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