Arrivi trafelato alla stazione, hai corso, è notte e sei convinto che non passerà più nessun treno. L’ultimo è partito, sei già rassegnato a trascorrere la notte all’addiaccio. Invece, da lontano, vedi due coni luminosi che fendono l’oscurità. Il treno si avvicina, non è solo in transito come spesso capita, ma si ferma e fai in tempo a salirci. E’ riscaldato, è comodo, pensi che finalmente ti porterà a destinazione, anche se non sai esattamente qual è la tua destinazione, ma l’importante è viaggiare e stai viaggiando. Nel tuo entusiasmo non ti sei accorto che non è un treno veloce, ma un locale che avanza lento, tossisce in continuazione e si ferma, definitivamente stavolta, dopo due sole stazioni. Ha finito la sua corsa e tu devi scendere. Di nuovo una stazione fredda, di notte. Era quello l’ultimo treno, l’hai preso e ora non ne passano più. Quella stazione è da allora fuori servizio e tu ci sei rimasto. Non passeranno altri treni, la stazione cade a pezzi a poco a poco, tra i binari crescono erbacce e sterpaglie e, all’orizzonte, da entrambi i lati non c’è nulla in vista. Te ne farai una ragione: alle notti all’aperto ci si abitua e di giorno, scopri, il paesaggio non è poi tanto male. Più passano gli anni, più ti sembra bello così: l’abitudine ha creato una nuova normalità.
Magistrale !
Posted by: avi | 24/09/2012 at 13:09
Ogni tanto ti leggo,
scrivi molto bene,
mi aiuta.
Ciao
Posted by: akhaab | 04/10/2012 at 21:30