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29/07/2012

Comments

Simone

Non vorrei sembrave provocatorio anche perche in parte condivido quello che scrivi, ma un consiglio: prova a sostituire la parola gay con "ebreo" e vedi che effetto di fa...secondo me ottieni qualche risposta alle domande che ti/ci poni.

stefano

"In parte condivido": quale parte, vorrei chiederti, visto che dici di condividere e qui, brevemente, tocco diversi punti.
Secondo punto: io non chiedo - come fa qualcuno, pure gay - una legislazione separata per le coppie omosessuali. Mi limito a una lettura psicologizzante del valore che questa assume per molti gay.
Terzo punto: il movimento di liberazione gay ha ottenuto grandi successi nel giro di - diciamo - cinquant'anni, sessanta se vuoi proprio stare largo e comprendere i primi movimenti statunitensi. Quello di emancipazione ebraica ci ha impiegato molto di più, mi pare.
Se poi parliamo di identità, l' "identità gay" è comunque un concetto - e non discuto qui se sia fondato o no - piuttosto recente, mentre non direi quello di "identità ebraica" o di "identità nera", se vogliamo usare un altro paragone.
Quindi, sì: non "sembri" polemico. Lo sei :)

simone

1) la ricostruzione "storica" che fai e´essenzialmente corretta, come e' corretto il fatto si chiede oltre all´accetazione quella di essere "amati"
2) perche' io ho detto che i gay dovrebbero per caso chiedere legislazioni diverso rispetto a tutti gli altri cittadini o lo hanno mai fatto gli ebrei?
3) "Quello di emancipazione ebraica ci ha impiegato molto di più, mi pare" beh in moltissimi Paesi europei gli ebrei hanno ottenula la parita' qualche decennio dalla rivoluzione francese. Sul fatto che che l'identita' gay "recente" non e´cosi scontato (hai per caso letto Rictor Norton?) ma anche fosse?

Il punto e' che la tua frase finale lascia sottintendere che non esista una via media tra l'omosessualita' che diventa la caratterizzazione unica di individuo o la sua totale irrilevanza, io invece penso (magari sbaglio) credo che ci sia una via di mezzo.

Andrea

Mi chiedo: ma siamo o no nel paese dove il presidente del partito più rappresentativo dell'ala progressista nega persino l'ammissibilità di una discussione sui riflessi civili del fenomeno omosessuale e voi rivendicate con nonchalance il matrimonio sic et simpliciter in terra cattolica senza considerare le implicazioni sociali tanto per fare un esempio per la eventuale filiazione acquisita o preesistente..beati voi si vede che a Milano si respira altra aria rispetto al profondo sud mediterraneo..o sono io che non mi accorgo dei cambiamenti in corso?

stefano

Sì, mi scuso se la frase finale è potuta sembrare drastica, in quell'aut aut. Mi riferivo certamente a un'irrilevanza relativa, ma già il post era lungo. E' ovvio che l'inclinazione sessuale o affettiva non è irrilevante in senso "assoluto", perché la componente erotico/affettiva di un individuo non lo è mai, in generale.
No, non conosco Rictor Norton... M'informerò.
@ andrea: io continuo a pensare che le posizioni espresse dai rappresentanti politici siano più arretrate rispetto a quello che realmente circola nella società e che, spesso, siano dettate da esigenze di "mercato elettorale". A me non è mai capitato di sentire qualcuno che giustificasse la propria omofobia richiamandosi alle auguste parole di una Bindi, di un Giovanardi o di un Casini. Forse ho avuto fortuna. Ma sicuramente hai ragione nel dire che a Milano "si respira un'altra aria". Il punto è che in tutte le grandi città si respira, in genere, un'altra aria, anche in quei paesi in cui la legislazione pro-gay è oggettivamente più avanzata: a Londra i gay staranno meglio che in un villaggio gallese e a Berlino che in un paesello del Meclemburgo.

avi

comunicazione di servizio: entia, non entiam, ti è sfuggita una m di troppo.

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