Per me, che ho saltato l'inaugurazione venerdì, il Festival Mix del cinema gay-lesbico di Milano, si è aperto ieri con Weekend, dell'inglese Andrew Haigh, che si è rivelato una bella sorpresa. Forse perché avevo aspettative basse e mi aspettavo, leggendo la presentazione sul sito, qualcosa di lagnosamente intimistico. La trama è molto semplice e tutto il film si regge, in miracoloso equilibrio, sui due protagonisti, Russell (Tom Cullen) e Glen (Chris New), rappresentati con una tale efficacia psicologica da renderli estremamente reali agli occhi dello spettatore. Quello che accade è davvero poco e tutta la tensione narrativa si sviluppa dall'interazione tra i due personaggi.
Dopo una serata trascorsa con i suoi amici etero, Russell va in un club gay e rimorchia Glen, portandoselo a casa. La mattina dopo Glen gli rivolge una strana richiesta: registrare su una cassetta il suo racconto di quel loro incontro. E' per una specie di progetto artistico, gli spiega, e durante il primo incontro l'altro è sempre una tela bianca su cui proiettiamo quello che vorremmo essere: tra quello che vorremmo essere e quello che siamo si apre uno spiraglio che rivela qualcosa di noi. Russell è imbarazzato, ma lo accontenta, prima di andare in piscina, dove lavora come bagnino. I due si rivedono nel pomeriggio, che trascorrono insieme. Glen gli rivela che il giorno dopo partirà per gli Stati Uniti, dove resterà due anni. La sera si incontrano ancora in un pub, dove Russell conosce alcuni amici di Glen. Passano di nuovo una notte insieme: bevono, sniffano coca, si fanno una canna, fanno l'amore e, soprattutto, parlano senza sosta di se stessi, della loro storia personale e di come vivono e percepiscono la loro omosessualità. Il giorno seguente Russell va alla festa di compleanno della figlia del suo migliore amico Jamie, che, dopo aver visto lo stato d'animo di Russell, lo convince a farsi accompagnare alla stazione dove saluta e abbraccia Glen prima che questo salga sul treno.
Russell e Glen incarnano, oltre che se stessi, anche due "tipi" gay, senza che però questo loro essere "tipici" diventi uno stereotipo. Russell, rimasto orfano e cresciuto in affido a varie famiglie, è un ragazzo solitario, introverso, timido e romantico, che desiderebbe una relazione stabile con un altro uomo, anche se nel frattempo ha esperienze con diversi altri ragazzi, raccolte in brevi descrizioni sul suo computer, che trasudano un'amara malinconia. Russell avverte in maniera acuta il silenzio che avvolge, comunque, il fatto di essere gay - in una scena toccante lo vediamo che, muto e con lo sguardo assente, ascolta controvoglia un collega che, con dovizia di dettagli, racconta come si è scopato una ragazza la sera prima - e non è in grado di reagire, se non rinchiudendosi ancora più in se stesso (anche alla fine gli costa fatica confidarsi con Jaime, che pure è estremamente aperto, per nulla omofobico, oltre che essere il suo amico più sincero). Rivelatrici sono le parole che rivolge a Glen, mentre sono a letto abbracciati: in quel momento, lì da soli nella sua stanza, si sente bene, a posto con se stesso. Quando invece è fuori, è tutt'altra storia: è un po' - aggiunge - come quando si fa indigestione. Glen, invece, è estroverso ed è dichiaratamente gay da quando aveva sedici anni - dice di averlo detto alla madre in occasione della festa della mamma: "che sia innata o acquisita, è comunque colpa vostra" -, rompendo senza indugi tutti i rapporti con chi non accetta questo, come l'amico che l'aveva beccato mentre si masturbava guardando la scena di Howard's End in cui Rupert Graves appare nudo. Diversamente da Russell, dichiara di non volere una relazione stabile - dice, quasi con spregio, I don't do boyfriends - e prova orrore per la "cementificazione" dei rapporti interpersonali: gli amici si abituano a una vecchia versione di te e t'impediscono di cambiare. E' su questo punto nodale che si svolge una delle discussioni più emotivamente dense e riuscite del film e chi assiste allo scambio di battute tra i due avverte che, in realtà, la diversità tra i due è molto meno marcata di quanto sembrerebbe in superficie, perché tutt'e due, in profondità, soffrono per la stessa ferita che suggerisce loro comportamenti e reazioni opposte. Due facce della stessa medaglia, come si usa dire.
Perché tutto questo risulti credibile occorrono due attori con forte presenza scenica e notevole talento, doti possedute in grande misura sia da Tom Cullen che da Chris New. Non soltanto sono belli e in grado di recitare con il loro corpo, riescono anche a trasmettere in modo molto convincente la sensualità e l'attrazione che lega i due protagonisti. Ci sono almeno un paio di scene in cui la tensione erotica - l'elettricità, si direbbe - che passa tra Russell e Glen è così intensa da essere quasi palpabile, quasi insostenibile: lo sguardo di Glen, seguito prima da un sorriso sornione e poi da un'aperta risata, quando Russell gli racconta di essere un orfano e Glen replica che trova gli orfani sexy; il risveglio dopo la seconda notte trascorsa insieme, quando Glen ha il capo posato nell'incavo della spalla di Russell, e nel chiaroscuro dell'alba si scambiano le ultime confidenze; l'abbraccio alla stazione quando Glen, praticamente contro la sua stessa volontà, si scioglie in lacrime e fa sgretolare quella maschera di sicurezza e impassibilità che si era costruito addosso. Ed è tutto assolutamente credibile, senza essere mai sdolcinato, patetico o sentimentalistico - difetti che in questo genere di film sono sempre in agguato se non ci sono attori all'altezza e un regista che, con mano ferma, sorvegli lo svolgimento narrativo.
Una storia d'amore, dunque? In soli due giorni, il weekend del titolo? I due personaggi sottolineano più volte di non sapere quasi nulla l'uno dell'altro, certo, eppure questo film dipinge in maniera mirabile l'esordio di quello che potrebbe diventare davvero un amore, fermandosi prima. Nipped in the bud, come si dice in inglese, ho pensato mentre scorrevano i titoli di coda: il germoglio è stato strappato prima che potesse fiorire.
non mi aveva convinto del tutto, però leggendo la tua recensione non posso che essere d'accordo con te
Posted by: aelred | 24/06/2012 at 13:42
"di un amore finito
hai di certo sentito parlare
ma di un amore mai nato
che dire?"
Posted by: pio | 29/06/2012 at 16:35