E così in questi giorni ci siamo sollazzati con la telenovela gentilmente offertaci dalla Lega Nord, un nuovo episodio della serie “Incompetenza e corruzione”, ennesima replica, niente di nuovo sotto l’italico sole che continua a splendere, implacabile, sul letamaio della politica italiana. Di primo acchito mi vengono due considerazioni da fare - per carità, niente di originale, ma puro buonsenso. La prima è che la Lega Nord, con i soldi (dei contribuenti, cioè nostri e vostri), ha pagato le spese private del figlio di Bossi, il quale a sua volta era stato candidato ed eletto al consiglio regionale della Lombardia, malgrado la sua inettitudine, lombrosianamente manifesta. Studi universitari - diciamo così - all’estero, automobili, guardie del corpo private, “nemmeno il caffè si pagava” - dicevano - e usava la Lega come il suo bancomat privato. Che cos’è questo se non il vecchio vizio italiano di favorire la propria famiglia sopra ogni altra cosa? Dove manca il cittadino, dove mancano le virtù civiche, si chiude volentieri un occhio davanti alle malefatte e alle incapacità dei propri parenti. Questa è, in nuce, l’ “etica mafiosa”: la mia famiglia prima di tutto, anche quando la mia famiglia si copre di qualche reato. E così Bossi e la Lega, che si volevano tanto anti-italiani, hanno dimostrato di essere arci-italiani, sì, ma nell'aspetto peggiore. Possiamo tranquillizzarci: tutte le loro fanfaronate - le dichiarazioni pseudo-eversive, l’ampolla della sacra acqua del Po, l’identità padana - erano solo un flatus vocis, fumo per nascondere l’integrale italianità della Lega. In secondo luogo mi ha divertito leggere le interviste e le dichiarazioni di certi leghisti - tipo Zaia e altri - che sostengono, ora, che è stato un errore candidare il “Trota” e farlo eleggere in consiglio regionale. Era meglio tenerlo fuori. Sono tutti bravi a dire dopo quello che bisognava fare prima: ma se era così evidente, perché non l’hanno detto prima, considerando anche il fatto che per permettere la sua elezione sono pure stati violati gli statuti stessi della Lega? E se non protestavano loro che ci sono dentro, chi avrebbe dovuto farlo? Non l’hanno fatto perché, ovviamente, la Lega è un partito formalmente leninista: il capo decide tutto e con gli statuti ci si pulisce il deretano, se lo ritiene opportuno. Insomma, questo è il proverbiale senno di poi di cui queste fosse ormai tracimano. Infine, guardando le brillanti carriere di gente come Francesco Belsito o Rosy Mauro, semianalfabeti che però hanno sentito la necessità di comprarsi una laurea, ho sempre più la conferma che la politica è l’ultima risorsa a cui si aggrappano i miserabili quando non sanno fare proprio niente nella vita. Quando si dice premiare il merito.
Kooly Noody era bella però
Posted by: formamentis | 09/04/2012 at 18:56