Non ho tenuto il conto, ma è l'ennesima volta che il manifesto rischia il fallimento e la chiusura. Stavolta pare si faccia sul serio perché - leggo - il ministero dello sviluppo economico ha avviato la procedura di liquidazione coatta amministrativa del quotidiano. I fondi pubblici a sostegno dell'editoria sono stati ridotti, finalmente, e il manifesto non è più in grado di reggersi sulle sue gambe. Che cosa c'è di strano, in tutto questo? Non ci sarebbe nulla, in un mondo normale. Invece i giornalisti del "quotidiano comunista" piangono perché così scompare una voce libera nel panorama dell'informazione e non è mai bello quando un giornale chiude e bla bla bla. Per l'ennesima volta, allora, il manifesto dà inizio a una grande campagna di reclutamento: compratene due copie, o lettori, così ne regalate una a un amico (grazie, ma non avendo un gatto, non ho bisogno di carta per la lettiera), oppure mille di voi facciano un'offerta di mille euro (certo, si sa che i veri proletari hanno mille euro da buttare così facilmente giù per il cesso). Se ce la fanno così, comunque, niente da obiettare - anzi, tanti complimenti per l'inventiva e per il coraggio di chi ancora tira fuori soldi per salvare il manifesto. Altrimenti non capisco per quale motivo lo si debba salvare con il denaro di tutti i contribuenti, pure di quelli che il manifesto non lo leggono, non lo leggono più, non l'hanno mai letto, non lo leggerebbero mai. La libertà dell'informazione, che richiede una pluralità di voci e che naturalmente s'impoverisce se una di esse smette di farsi sentire, dice. Io sono d'accordo che a tutti sia garantito di esprimere le proprie opinioni, con tutti i mezzi leciti a disposizione, anche e soprattutto quando queste opinioni non sono le mie - come è il caso del manifesto -, ma non vedo perché questa opportunità debba pagargliela io, di tasca mia. Sorvolo qui sulla protervia di un manipolo di personaggi che, ancora oggi, ha la faccia tosta di pubblicare un quotidiano con la dicitura "quotidiano comunista" in testa, dopo tutti i disastri esplicitamente provocati dal comunismo (ah, certo - dicono gli apologeti - però con tutte le buone intenzioni del mondo, ma si sa che se l'intenzione è considerata buona allora si scusano anche le dittature più feroci), dicitura che per me equivale a pubblicarne uno che si proclami "quotidiano fascista" (sulla quale, sono certo, più di qualcuno avrebbe molto da ridire). Sta di fatto che oggi i lettori non dipendono più in maniera esclusiva dalla carta stampata per avere notizie inedite o, se è per questo, opinioni controverse e contrastanti su quello che accade nel mondo. E in rete ci sono siti di informazione o di "controcultura" ancora più radicali del manifesto. Se il problema è poter esprimere liberamente la propria concezione antagonista e rivoluzionaria della realtà, be', lo possono fare tranquillamente lì. Con il vantaggio che questo a me, contribuente non comunista, non costa un centesimo. Per quanto riguarda poi il destino dei giornalisti che lavorano al manifesto, non dubito che in un modo o nell'altro riusciranno a sistemarsi in qualche altro giornale, come è sempre successo a tanti di loro - anche bravi, per carità -, nati incendiari e morti pompieri, come un Gianni Riotta, passato prima al Corriere della Sera e poi al Sole 24 Ore, o una jena, che ora sghignazza dalle pagine della Stampa.
Premesso che non sono comunista e non ho mai comprato il Manifesto e che non credo che sara' una grande perdita, mi pare che il tuo commento non consideri un dettaglio rilevante.
Contributi pubblici a parte (in Germania, i contributi ci sono e sono stati recentemente aumentati tassando chi possiede una connessione internt, certo il livello medio della stampa quotidiana fa impallidire rispetto alla spazzatura italiota) moltissimi giornali sono in profondo rosso e non chiudono perche' i loro proprietari, nonostante i debiti che i giornali producono, ottengono comunque un vantaggio politico-sociale-economico. In Italia non esiste (giornali di partito a parte ma non tutti) un editore puro: si fanno giornali come si fanno auto, scarpe, palazzi ecc ecc.
Posted by: Simone | 12/02/2012 at 08:17
fusse che fusse la volta bona
Posted by: Arci | 12/02/2012 at 12:36
Finalmente qualcuno che su questo argomento scrive chiaro e forte cose di buon senso e non le manda a dire.
Posted by: avi | 14/02/2012 at 11:29
la mia ammirazione per la tua libertà di pensiero si accresce ogni volta che ti leggo (e leggo sempre i tuoi articoli, anche perchè mi piacerebbe apprendere il tuo stile argomentativo)
la vicenda del manifesto è un tipico esempio della cultura degli italiani del "chiagne fotte".
loro si sentono DIVERSI e invece quanto sono UGUALI
ciao
Posted by: paolo ferrario | 14/02/2012 at 13:14
Sei molto severo, ma le tue argomentazioni sono sensate. Io spero che il "manifesto" si salvi, magari grazie ai lettori. Mi stupisco che tu non ne apprezzi nemmeno una virgola...
Posted by: Vincenzo | 16/02/2012 at 18:17
non mi sembra un intervento felice, soprattutto quando si sofferma sulla dicitura di quotidiano comunista. Il comunismo non è monopolio dei regimi che lo hanno applicato. Il manifesto è stato fondato proprio in ragione della rottura, da parte di alcuni comunisti italiani, con chi appoggiava il regime sovietico.
Un anticomunismo di questo tipo giustificherebbe chi accomunasse l'Ernesto Rossi di 'Abolire la miseria' e Gianni Agnelli nella famiglia dei liberali.
Posted by: emanuele | 17/02/2012 at 14:12
Ah già, il famoso "ideale comunista", che è puro e incontaminato: se è andato male è perché è stato applicato male. L'ideale non ne ha colpa. I dissidenti del manifesto, che non appoggiavano il regime sovietico, appoggiavano però gli altri comunismi, che dovevano essere più buoni. Che so, il comunismo cinese. Sbagliato anche quello. Io non ho visto un "comunismo" realizzato bene. Misuro l'ideale sugli esiti nella realtà e, per l'appunto, chi si assume la responsabilità di definirsi "comunista" oggi si assuma anche la responsabilità di un "ideale" che non solo ha prodotto crimini ma che è, di per sé, criminale (pur avendo, certo, buonissime intenzioni). Ma, anche detto questo, non capisco perché un quotidiano che voglia diffondere un'idea, sbagliata o no che sia, debba essere finanziato con le tasse di tutti. Il discorso sul finanziamento pubblico per salvare la stampa vale anche per "Il Foglio", del resto.
Posted by: Stefano | 17/02/2012 at 14:19
@stefano
di nuovo: i comunisti potrebbero obiettare, con la stessa semplificazione, che, visto il disastro sociale attuale, l'ideale liberale produce crimini, e dunque è criminale.
Posted by: emanuele | 17/02/2012 at 14:40
Aspettavo questa replica, che è tipica.
Il comunismo propone programmaticamente una "salvezza" e l'istituzione di un universo nuovo, al posto di quello corrotto presente, e di un uomo nuovo attraverso l'annientamento di un "nemico" (in questo caso una classe, come per il nazismo lo era una razza) e attraverso la violenza distruttiva (questo già in Marx, già in Lenin, eh). Ha una valenza "mistica", è intrinsecamente distruttivo. Propone una palingenesi, è una forma di "gnosticismo". Ne ho già parlato altre volte commentando due testi di Alessandro Orsini, non ho voglia di ripetermi.
Il paragone con la prassi liberale è una stupidaggine bella e buona.
O il manifesto non è comunista - e allora perché dirsi comunista e non socialdemocratico o liberalsocialista, se accetta la democrazia liberale? - o, se è comunista, sbaglia, perché il comunismo è quella roba lì, che si è realizzata in quel modo lì, non per errore accidentale, ma per essenza programmatica.
Posted by: Stefano | 17/02/2012 at 14:46
"Per l'ennesima volta, allora, il manifesto dà inizio a una grande campagna di reclutamento: compratene due copie, o lettori, così ne regalate una a un amico (grazie, ma non avendo un gatto, non ho bisogno di carta per la lettiera)."
Ma chi vuoi che pensi di regalartene una, di copie del "Manifesto"...
:D
Posted by: Matthaei | 19/02/2012 at 01:07