Dicembre disegna per me una parabola discendente, sempre, ogni anno. Le avvisaglie sono già all'inizio del mese. "E' arrivato dicembre - mi dico -, l'ultimo mese dell'anno". Cerco di non pensarci, ma avverto comunque una certa inquietudine. Poi arriva il giorno del mio compleanno a ricordarmi il tempo che passa. Da quel momento ogni giorno, fino alla fine dell'anno, scandisce questo inevitabile scorrere. Arrivo a Natale stremato. Questa sensazione si scontra con il fatto che invece il Natale dovrebbe essere una festa gioiosa. Ma il senso di allegria e di festosità - che io trovo per lo più forzata - funziona invece da potenziatore del lato deprimente di questo mese. La mia speranza è di attraversare questo periodo con indifferenza m, se in genere erigo le mie difese nei confronti degli attacchi più ovvi (gli auguri dei conoscenti) e se mi sottraggo a quelli più prevedibili (gli assalti della pubblicità televisiva), ci sono dei momenti in cui vengo colto alla sprovvista. Come l'altra sera, quando nella libreria Mondadori di corso Vittorio Emanuele, mentre sfogliavo dei libri per ammazzare l'attesa, hanno cominciato a risuonare le note della più molesta canzone natalizia che io conosca: Happy Xmas (War is Over) di John Lennon. Molesta non tanto per la zuccherosa melodia - che è comunque la condicio sine qua non di questo genere -, ma per quello che dice e che, per chi già patisce il passare del tempo, è una botta in testa: Another year's over and what have you done? Certo, è passato un altro anno e tu, sì, proprio tu che cosa hai combinato? Be', niente di niente: ho fatto le stesse cose che facevo l'anno scorso, nessun cambiamento, nessun miglioramento. Ma c'è bisogno di ricordarmelo, e proprio adesso? E così, dopo il 25 e il 26 (quando mi tocca subire anche gli "auguri" per il protomartire con il mio nome, a cui rispondo puntualmente che io invece festeggio il 16 agosto quello d'Ungheria, il re che ha cristianizzato il suo paese e non si è fatto martirizzare), si arranca verso San Silvestro e verso Capodanno, dove il cambio di numero - siamo già al 2012 - segna implacabile la corsa verso la (mia) fine. Che c'è, dunque, da stare allegri e da festeggiare?
Totale sintonia su tutto e, in particolare, sulla molesta zuccherosità lennoniana.
In ogni caso, non registrare peggioramenti rispetto all'anno passato è già un gran successo, di questi tempi.
Posted by: fuchsia | 18/12/2011 at 18:20
Sì, il mio mantra è: "Potrebbe anche andare peggio".
Posted by: Stefano | 18/12/2011 at 18:27
"Potrebbe piovere".
Posted by: Shylock | 18/12/2011 at 21:08
...dai amici miei e un po' di autoironia, che cazzo! Mi rifiuto di elencarvi le qualita' invidiabili che avete... E che non siano garanzia di allegria, lo so...
"ma potrebbe andare peggio"...
Un abbraccio forte a tutti,
Io ho fatto un trasloco paralizzato da un'ernia inguinale! E sono a casa da ieri in convalescenza...tra contatti con operai e isteria "ma potrebbe andare peggio"...
Ciao
Posted by: Vito | 19/12/2011 at 01:25
In origine, da festeggiare c'era il solstizio d'inverno e senza riscaldamento a gas e illuminazione elettrica ne avevano ben donde. Ora, invece che fossilizzarci in queste ammuffite feste tradizionali, avrebbe senso festeggiare l'esistenza delle centrali elettriche che ci permettono di usare lavatrici, forni a microonde, pc, etc. Solo che non avrebbe alcun successo una festa del genere, perché le centrali funzionano sempre e siamo quindi assuefatti ai benefici che fornisce. Ci vorrebbe che un demone maligno permettesse di usare l'elettricità solo da gennaio a settembre. Allora sì che avrebbe senso festeggiare l'anno che viene. O demone maligno, dove cazzo sei?
Posted by: Procellaria | 19/12/2011 at 03:03
...io però, condividendo la fatalità del compleanno in dicembre (si abbatté come una scure martedì scorso), mi sento in diritto di farti i più melensi auguri ;o)
Posted by: rose | 19/12/2011 at 12:27
Vabbe', per questa volta passi. In compenso, ricambio :)
Posted by: Stefano | 19/12/2011 at 23:29