Qualche anno fa - doveva essere proprio il periodo di Natale - mia madre mi fa, di punto in bianco, guardandomi con aria ispirata: "Saresti stato un ottimo padre". O qualcosa del genere: se le parole non erano esattamente queste, il senso era lo stesso. Ricordo anche dove eravamo - a casa di mia zia, per questo le associo al periodo di Natale - ma non rammento di preciso che cosa le abbia risposto. Probabilmente non "tu sei pazza", anche se devo averlo pensato, perplesso da quell'uscita, così inattesa - e non potevo nemmeno imputarla a un'improvvisa ubriachezza di mia madre, il cui consumo di alcool è decisamente moderato e non tale da farla straparlare. Attribuisco quella frase alla concezione, come al solito troppo generosa, che mia madre ha di me e che solitamente le madri hanno dei figli (com'era la storia dello "scarrafone"?). Invece io so che se c'è una cosa che non potrei mai essere è un padre tout court, figurarsi poi un buon padre. Tanto per cominciare, per essere padre bisogna essere adulto - il che equivale a sentirsi adulto e ad assumerne il ruolo, non soltanto come mascherata esterna, perché di riffa o di raffa nella società si deve pur vivere, anche se poi all'interno ci si sente un mucchietto d'incertezze traballanti - e poi bisogna essere in grado di trasmettere qualcosa a un figlio, perché a sgorgare un po' di sperma nel condotto giusto sono capaci tutti. Io, invece, non credo che riuscirei a trasmettere proprio nulla, se non le mie nevrosi. O, tutt'al più, sarei un padre assente o troppo timoroso. Del resto, chi l'ha detto che tutti debbano procreare? E, soprattutto, spesso molti diventano padri per puro caso, ci si ritrovano dentro e non sanno a priori se saranno dei buoni padri - magari nemmeno si pongono il problema - e poi s'arrangiano di giorno in giorno. Comunque sia, non è il mio caso. Oltretutto mi trinceravo dietro il fatto di essere frocio e quindi facente parte di quella percentuale di popolazione non destinata a riprodursi (e per fortuna che ce n'è, sono convinto si tratti di una forma d'igiene o di omeostasi della natura), ma oggi pare che nemmeno questa "scusa" abbia più nessun valore. Certo è che ogni volta che eiaculo penso con vera gioia a tutti i figli che non genero: quanto dolore risparmiato, a me e a loro. Con buona pace dell'accecamento di mia madre, che in un attimo di slancio mi ha attribuito una qualche qualità paterna.
Ah, se tua madre sapesse dell'insana passione che nutri per psychothriller sanguinolenti truculenti, si rimangerebbe subito lo speranzoso vaticinio...:)
Posted by: fuchsia | 29/12/2011 at 20:38