Vicino a casa mia, al mercato del quartiere Isola, una donna italiana ha strappato il velo a due musulmane. Quel velo - si trattava di un niqab che copre tutto il volto, e non di un semplice foulard che copre solo i capelli - le faceva paura, ha urlato, e per di più è vietato dalla legge. Al riguardo la mia posizione è semplice: la donna ha sbagliato a fare quello che ha fatto. Allo stesso tempo ritengo che non vi debba essere un "diritto" delle donne islamiche a girare a viso completamente coperto. L'italiana, però, non doveva intervenire, perché non è compito del singolo cittadino aggredire altri individui che non stanno rispettando la legge: "farsi giustizia" da sé non è mai una buona idea, a meno che non vi sia un immediato pericolo a cui occorre reagire (e in questo caso sarebbe legittima difesa). Per questo ci sono i tutori della legge. Altrimenti, se ogni cittadino ritenesse di dover provvedere da sé, che cosa impedirebbe a me, che pago il biglietto dei mezzi pubblici, di andare a chiedere ad altri passeggeri, che magari vedo salire e non timbrare nessun biglietto o mostrare l'abbonamento, di farmi vedere il loro titolo di viaggio? Viaggiare senza aver pagato il biglietto è vietato. Oppure potrei anche chiedere agli ambulanti illegali di sloggiare dai marciapiedi, prendergli la mercanzia e buttarla nella spazzatura: del resto è vietato o no? In questi (e altri) frangenti sarebbe invece più che giustificato se il cittadino ligio alle regole chiedesse l'intervento a chi quelle regole deve farle rispettare a tutti. In caso contrario, se ciascuno provvedesse da sé, non regnerebbe la giustizia, bensì il caos e l'anarchia.
E' vero che, come sostiene qualcuno, per ora la legge che impedisce di indossare niqab o burka in pubblico non c'è - purtroppo, aggiungo io -, ma è altrettanto vero che la legge del 1975 che impedisce, per motivi di sicurezza, di girare mascherati è tuttora in vigore e può quindi essere applicata. Tanto basterebbe, in teoria, per chiedere alla forza pubblica di "smascherare" le donne che indossano quelle gabbie di tessuto, ma non ne verrebbe disinnescata la giustificazione culturale-religiosa. Io ritengo invece che un'ulteriore legge sia necessaria, proprio per stabilire una questione di principio: chi viene a vivere qui - e sceglie di stabilirsi nel nostro paese - deve accettare determinate regole di base della nostra società, tra le quali quella di mostrare il proprio volto quando si rivolge agli altri e quando è in pubblico. Sottolineo il "deve" - e non "può, se vuole". Credo che su certe faccende occorra essere intransigenti e, da parte della legge, ci debba essere un intervento proattivo. Non è questione di libertà individuale, come ha sostenuto indignata tale Sumaya Abdel Qader, "mediatrice culturale" giordano-palestinese. Se una donna vuol proprio scegliere di andarsene in giro bardata come una mummia (perché glielo impongono le sue tradizioni culturali o religiose), può farlo tranquillamente in quei paesi dove è consentito - o, per meglio dire, obbligatorio - farlo, come l'Arabia Saudita, per esempio. Se ognuno potesse andare in giro conciato come vuole, allora potremmo cominciare a uscire nudi per strada: basterebbe invocare il nudismo o il naturismo come articolo di fede di una nostra personalissima religione. Scommettiamo che nessuno si sognerebbe, se venissimo fermati per oltraggio al pubblico pudore, di protestare perché sono stati lesi i nostri diritti individuali?
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