Sono stati due giorni all'insegna della cultura, quelli di ieri e di oggi. E dire che non volevo finire così, a scapicollarmi da una parte all'altra di questa città immensa. Ieri è stata una giornata dedicata ai cimiteri: il tempo, improvvisamente grigio e freddo, lo imponeva. Di mattina sono andato al cimitero di Friedenau, che non ha nulla di particolare se non per il fatto che vi è sepolta Marlene Dietrich. Anche qui ci sono arrivato grazie a Stadtschaft e, vagabondando tra le lapidi in cerca di Marlene, gli ho pure mandato un sms per chiedergli dove fosse esattamente. E la risposta è arrivata subito: Abt. 34, Nr. 363. Infatti l'ho trovata lì, segnalata con il solo nome, Marlene, e senza cognome, una tomba sobria, con qualche fiore, ma in nulla diversa da tutte le altre che la circondano, tanto che c'ero passato davanti senza nemmeno notarla. Anzi, avevo visto prima persino la tomba di Helmut Newton, poco più in là.
Il secondo cimitero è invece dall'altra parte della città, a Friedrichsfelde. Sono sceso con la S-Bahn a Lichtenberg e, dopo una buona scarpinata in mezzo a una specie di deserto urbano - ero da solo per strada, una sensazione spiazzante -, sono arrivato al "Zentralfriedhof", il cimitero centrale. Nato nel 1881 come "cimitero per i poveracci", ha conosciuto poi una sorta di "upgrading" quando Wilhelm Liebknecht vi si è fatto seppellire. Da quel momento in poi è diventato il cimitero d'elezione dove venivano tumulate le spoglie dei socialisti e dei combattenti per i diritti dei lavoratori. Oggi c'è un "Gedenkstaette der Sozialisten", un memoriale dedicato ai socialisti, dove intorno a una grossa stile che reca la scritta "Die Toten mahnen" - I morti ammoniscono - sono disposte le lapidi dei socialisti più importanti della storia tedesca - e, in particolar modo, della storia della DDR -, divisi in due gironi: quelli immediatamente più vicini alla stele solo i "padri fondatori" della DDR, quelli nel muro tutto attorno sono gli altri meno famosi. E così nel primo girone troviamo Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg ed Ernst Thaelmann - e mi viene da dire, con una battuta, che i socialisti migliori sono quelli morti subito, perché gli altri - come Otto Grotewohl o Wilhelm Pieck - furono i responsabili diretti e consapevoli della stalinizzazione del Partito Comunista Tedesco e della sua forzata fusione con il Partito Socialdemocratico, da cui nacque la famigerata SED che avrebbe governato, grazie all'appoggio sovietico, la DDR per quarant'anni. In ogni caso il cimitero è molto bello: è in una specie di bosco dove qui e là spuntano le lapidi. Anche lì ci sono rimasto da solo per un bel pezzo, in un silenzio - mi si passi la battuta - di tomba.
Oggi, invece, è stata giornata di musei in senso lato. Stamattina sono andato a Schoeneweide - a Niederschoeneweide, per la precisione - a visitare un altro memoriale. Stavolta si tratta del "Gedenkstaette NS-Zwangsarbeit", dedicato cioè alle vittime dei lavori forzati durante il periodo del nazismo. Nella Britzer Strasse ci sono 13 baracche, progettate dal famigerato Albert Speer - un paio sono state distrutte, quindi ne restano di meno - dove dal 1943 furono alloggiati i prigionieri costretti ai lavori forzati nelle fabbriche dislocate lì attorno, in quello che era un quartiere ad alta densità industriale. Dopo la guerra furono usate come depositi dai sovietici e poi, durante la DDR, destinate a usi civili. Solo negli ultimi anni è stato aperto un centro di documentazione e una mostra permanente che ne racconta la storia. E' un pezzo di storia, tra l'altro, che riguarda da vicino anche gli italiani, perché a essere costretti ai lavori forzati non furono soltanto polacchi e cechi dopo l'occupazione dei relativi paesi da parte dei nazisti, ma anche - e qui in modo speciale - i militari italiani catturati come prigionieri dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943.
Più piacevole la seconda visita di oggi: dopo anni che non ci andavo sono tornato alla Alte Nationalgalerie, nell'isola dei musei a pochi passi da Hackescher Markt. E' la pinacoteca dedicata alla pittura del diciannovesimo secolo. E' un museo facilmente "gestibile", che si estende su tre piani, con sale ben organizzate e simmetriche, di modo che lo spettatore sprovveduto non si sente (troppo) sopraffatto. Vale la pena visitarlo anche solo per vedere dal vivo, con un brivido, l' "Isola dei morti" di Arnold Boecklin e, al terzo piano, la sala con i dipinti di Caspar David Friedrich.
E`un piacere leggere i tuoi resoconti di viaggio, sembra quasi di essere li` con te.
Posted by: avi | 02/07/2011 at 10:20