L'albergo fatico un po' a trovarlo, ma basterebbe sapere che devo scendere dietro la fermata del metro di Warschauer Strasse, ed eccolo lì. Ammetto che è imponente. Non so che cosa ci fosse prima, ma è in un edificio di mattoni rossi in stile "gotico" della Marca (del Brandeburgo). Poiché è anche un ostello - ma io ho prenotato una singola -, è terreno di scorrerie di ragazzi (e ragazze) di tutto il mondo - ma tanti sono i tedeschi - che mi fanno sentire debitamente decrepito (e bavoso). L'ho scelto - oltre che per la zona, Friedrichshain, ormai molto vivace e piena di vita e di ristoranti e di bella gioventù -, anche perché vanta un collegamento wi-fi gratuito per i clienti e perché ha la piscina. Scopro poi però che il collegamento wi-fi funziona solo nella lobby, mentre in camera mia il netbook non riesce neanche a connettersi alla rete. Quando chiedo spiegazioni alla reception ("Forse il quarto piano è troppo in alto e non prende?"), mi dicono che effettivamente oggi la connessione è molto lenta e - letterali parole - "sembra che oggi abbiano voluto portare tutti il computer". Per quanto riguarda la piscina, la provo verso le sei: l'acqua è alta 90 cm ed è così fredda che mi sembra di nuotare nel ghiaccio tritato. Faccio diciotto vasche di numero - e la piscina sarà lunga dodici metri - e poi getto la spugna.
La seconda cialtronata è quando decido di fare un giro in Schoenhauser Allee e mi tocca cambiare S-Bahn a Ostkreuz, dove stanno facendo dei perenni lavori di riammodernamento della rete (che vanno avanti da almeno quindici anni, direi). Sto per cambiare quando vedo un cartello che annuncia il temibile "Schienenersatzverkehr": il bus sostitutivo. Scendo, trovo la fermata e aspetto un po'. Quando vedo che l'autobus non arriva, leggo meglio il cartello e vedo che l' "Ersatzverkehr" è terminato il 20 giugno, ma nessuno ha tolto né l'avviso sopra, né il cartello giù. Risalgo e, con qualche fatica, recupero il binario giusto con i treni in direzione nord.
Per fortuna, prima di cena, ho tempo da dedicare alla cul-tura. Nell'accezione duplice del termine, perché vado a scopare uno che mi ha contattato su Gayromeo e che - ma questo lo scopro quando arrivo davanti al numero civico - abita in uno degli edifici in stile "Zuckerbau" staliniano della Frankfurter Allee, che oggi sono protetti come monumenti nazionali. Avevo sempre desiderato vedere uno di quegli appartamenti da dentro e finalmente ne ho l'occasione. Mi faccio fare un "giro turistico", come se dovessi comprarlo. C'è un salone enorme che dà sull'Allee - e lui si lamenta: "E' rumoroso, poi d'inverno quando gli alberi sono spogli la vista non è un granché". In realtà adesso è portentosa, dal sesto piano. C'è una camera da letto, una cucina, un bagno (cieco, come quasi tutti i bagni tedeschi) e un altro stanzino che immagino essere uno sgabuzzino. Tutto baldanzoso esco e ne approfitto per fare un po' di fotografie alle porte, alle cassette delle lettere, alle lampade, alla tromba delle scale (tra l'altro, al primo piano è stata predisposta una rete anti-suicidi!). Come se non bastasse, questo civico è uno di quelli che ancora non sono stati ristrutturati, quindi ha il dovuto sapore di vissuto.
Soddisfatto me ne vado a cena, in un ristorante all'angolo tra Boxhagener Strasse e Simon-Dach-Strasse, dove vengo servito da un cameriere di mezz'età che più cula non si può ("Ist alles zu Ihrer Zufriedenheit?" - La soddisfa tutto? - mi chiede, dopo che ho addentato il primo boccone). E quando m'infilo in bocca la foglia d'insalata di contorno, prego che non ci sia anche la sorpresa di qualche batterio infernale. Non oso chiedere se l'hanno lavata.
Domani parto per Berna. MI fai venir voglia di riaprire un blog.
Posted by: GMR | 28/06/2011 at 22:29