A me non sarebbe venuto in mente di leggere Contronatura, il romanzo di Massimiliano Parente pubblicato un paio di anni fa, se lui non me ne avesse parlato per caso, elogiandolo molto e paragonandolo ad Aldo Busi. Incuriosito l'ho comprato subito - e ho fatto bene, perché poi è subito uscito di catalogo e mai più ristampato (forse anche per dei dissapori che l'autore ha avuto con l'editore) - e l'ho messo da parte per leggerlo solo ora, dopo debita "maturazione".
La trama, decisamente secondaria nell'economia complessiva del libro, rischia di apparire banale se la si riassume. C'è uno scrittore che porta il nome dell'autore stesso, Massimiliano Parente, e che forse ne è l'alter ego, impegnato nel compito di redigere l'autobiografia di una grande (e grossa) star televisiva, la potente Naike Porcella. Per farlo, la segue ovunque e ne diventa l'accompagnatore, l'amante, il lacché, fino a farci una figlia - che soprannomina "il mostro" -, pur senza avvertire in sé il benché minimo spirito paterno. A poco a poco il mondo della televisione, che è l'esatta antitesi di tutto ciò che prima di allora conosceva, lo avvolge e lo assorbe, riverberando su di lui la luce della fama di lei. Massimiliano Parente, lo scrittore, è il corpo estraneo all'interno di quell'universo che lo disprezza, fiero della propria superficialità, e, proprio in quanto corpo estraneo ma partecipe, è anche colui che più è in grado di smontarne con feroce lucidità i meccanismi di funzionamento. A fare da contraltare a Naike Porcella c'è Scarlett, l'altra donna per la quale Massimiliano smania, soprattutto adesso che è scomparsa, dopo essersi fatta scoprire mentre se la faceva con un altro - un tradimento comunque inscenato ad hoc e mostrato intenzionalmente al protagonista durante un nuovo tipo di reality show, il Reality Show dei Tradimenti Spontanei. La narrazione, condotta in prima persona dallo stesso "Massimiliano Parente", si alterna con una serie di lettere scritte da una misteriosa Madame Medusa e indirizzate all'autore stesso: sono dichiarazioni di amore e di odio e contengono rivelazioni inedite e inaudite su quello che realmente è accaduto a Scarlett.
Detto questo, bisogna però anche aggiungere che il racconto non procede in maniera puramente lineare - e nemmeno cronologica, se è per questo, tanto che è persino impossibile capire in che periodo si svolgono le vicende narrate: sicuramente siamo in un futuro, più o meno prossimo, ma comunque imprecisato. Un futuro, in ogni caso, in cui le tendenze già in atto ora si sono pienamente realizzate e la realtà è ormai compiutamente televisiva. Per questa ragione Contronatura è un romanzo in cui il lettore si "smarrisce" e avanza senza sapere mai di preciso a che punto è, perché ogni punto lo riporta sempre al punto di prima, cioè nel bel mezzo del racconto, fatto soprattutto dalla reiterazione delle lucide ossessioni dell'io narrante che, a più riprese, rimugina su una serie di temi essenziali fino a produrre riflessioni di grande vigore e brillantezza linguistica, sempre in bilico sulla corda tesa del paradosso.
Centrale è la riflessione sulla televisione e sul rapporto tra l'immagine e la realtà: nel mondo raccontato da Parente tutta la realtà si è ormai "televisificata", nel senso che è il mezzo televisivo a decretare se qualcosa è reale o no. Nel momento in cui qualcosa o qualcuno appare in televisione, diventa automaticamente più reale del reale: "Non è possibile non fare niente in televisione, in televisione sei, la televisione fa esistere l'essere e non c'entra più niente con il fare" o ancora: "Se vivi una vita che è solo tua è come se non la stessi vivendo. La televisione rende pubblico il privato, lo rende reale, fa esistere ciò che non esisterebbe se non ci fosse nessuno a vederlo, rende pubblico ciò che può essere davvero privato solo se può avere un pubblico, solo se può essere visto da qualcuno. Noi vogliamo vedere, e solo vedere. Vedere, prima ancora di essere, e prima ancora di apparire". Eppure anche la "visione ultima" è una chimera e la "sete di visione" resta inappagata: "Nessuna immagine è definitiva perché ogni immagine contiene infinite immagini, ogni immagine è un immaginario". E, con sommo disappunto: "Le inquadrature della realtà sono sempre più finte delle inquadrature televisive". Che l'universo di Contronatura sia interamente fagocitato dalla televisione e dai suoi miti, sovrapponendosi e sostituendosi al reale, lo dimostra il fatto che in questo ipotetico futuro persino la toponomastica cittadina è stata assoggettata alla neo-realtà televisiva e le strade hanno nomi tipo: via della Chiacchierata Fica di Amanda Lear, piazza di Edwige Fenech e di Tutte le Polluzioni degli Adolescenti degli Anni Ottanta che Si Ritrovano Cresciuti e Invecchiati a Dirsi anche Tu Ti Masturbavi su Edwige Fenech?, via del Porcoddio di Ceccherini all'Isola dei Famosi 2006, via di Aldo Busi Vestito da Zsa Zsa Gabor per Parlare di Letteratura agli Aspiranti Famosi da Amici di Maria De Filippi, eccetera eccetera.
Attorno a questo tema centrale s'innervano altri motivi ricorrenti sui quali il protagonista ritorna. Il sesso, per esempio, con la stanchezza che esso genera, malgrado sia una risorsa per sfuggire all'insensatezza dell'esistenza. E con il sesso il feticismo, alla cui parcellizzazione e specializzazione sono dedicate pagine disincantate e briose allo stesso tempo, perché il protagonista tiene una rubrica in un giornale dove "recensisce" i piedi delle varie starlette televisive, riservando una particolare attenzione agli alluci (da qui il titolo "Le allucinate"). Poi la religione - soprattutto quella cattolica, ridotta a paravento ipocrita per chi, pur dichiarandosi credente, nei fatti è ateo come tutti gli altri: "Non ricordo che abbia detto: Fate come cazzo vi pare, sarete tutti salvi" o "Come con i religiosi moderni, molto più duri da scalfire di quelli antichi perché, non essendo in realtà nulla, non puoi fare nulla alla loro realtà che non c'è" -, l'Occidente e l'uomo occidentale, di cui il protagonista si dichiara fiero rappresentante. E in questo senso si spiega anche il titolo del romanzo, Contronatura, che non si riferisce a una categoria nel sentire comune sempre più circoscritta alla morale sessuale, bensì al fatto che la vita e il mondo dell'uomo "ruota[no] intorno all'essere un assoluto artificio contronatura" e che qualsiasi mistica del ritorno alla natura, con la relativa esaltazione della naturalità, cozza contro questo dato di fatto: l' "uomo occidentale [...] vive secondo artificio", e di tutti gli uomini artificiali lo scrittore è indubbiamente quello più artificiale, perché riduce la vita a un pretesto per scriverne. Inutile aggiungere che Contronatura è anche solcato da una continua meditazione sul senso dello scrivere per uno scrittore e sul valore della letteratura, sulla finzione ridicola del realismo in letteratura quando questo viene elevato a metro di giudizio per un'opera letteraria.
Si potrà obiettare che tutte queste idee non sono affatto nuove, ma - come osserva lo stesso Massimiliano Parente in un'intervista - "Non leggo uno scrittore per avere delle idee, ma per avere la forma delle idee, che è l'unico modo di vedere le idee". E lo stile e il linguaggio di Contronatura sono, effettivamente, grandiosi: è un romanzo magmatico, eccessivo, a tratti concitato, irruento e violento, splendidamente scritto. E' un romanzo "grasso", in cui l'autore non si risparmia, toccando vari registri, anche se persino nelle invettive più roboanti il lettore avverte, in controcanto, una voce dolente, come di chi continua a battere su un punto proprio quando questo gli provoca più sofferenza: penso, per esempio, alle sue parole sulla vita, sulla giovinezza, sull'invecchiamento. Lo sento "fratello" quando scrive cose di questo tipo, così frequenti da testimoniare un profondo rimpianto: "La vera vecchiaia è quell'età in cui sai che non potrà più esserci una vecchiaia ulteriore da cui rimpiangerla", "La vita passa e basta a prescindere da te e dagli altri, e si muore prima di morire, si muore ogni giorno. Per strada vedi solo la giovinezza, le illusioni, gli amori che non ti appartengono. Osservi le facce dei giovani con orrore, senti che vedono un mondo che tu non vedi più e provano emozioni, questi bastardi", "Io so che si può vivere per inerzia un'intera vita senza crederci, senza averne voglia. Si può vivere come se niente fosse. Si può vivere senza niente dentro. Si può vivere senza vivere", "Quando si invecchia [...], riesce più facile odiare che amare, perché l'odio nasce dal buonsenso, l'amore dall'infanzia, da una speranza, da un'illusione sul mondo che brucia rapidamente, una candela che sembra eterna e che pare illumini qualsiasi cosa ma poco dopo ti ritrovi in mano solo lo stoppino, al buio. Il resto non è altro che il ricordo di questa luce", "Dopo una certa età la giovinezza altrui si trasforma in desiderio oppure in odio sordo, e anche in attacco di panico. L'unica consolazione è che loro, i giovani, non si stanno accorgendo di vivere ciò che perderanno, lo sapranno soltanto dopo, quando saranno come me, a guardarne altri".
Malgrado il carattere labirintico del testo, non ho mai avvertito un momento di noia, ma ho provato anzi uno strano piacere a smarrirmi in questa colata lavica di parole. Dopo aver letto le oltre cinquecento pagine che lo compongono, mi è quasi spiaciuto che finisse. Contronatura mi è parso un romanzo importante, anche se difficilmente classificabile - o forse importante proprio perché sfugge alle categorizzazioni tradizionali. Massimiliano Parente ha certamente un debito nei confronti di altri autori italiani contemporanei come Alberto Arbasino - per il gusto dello sberleffo colto e dell'irrisione alla political correctness -, Antonio Moresco - per la natura pornografica delle sue ossessioni e per un certo humour nero -, Walter Siti - soprattutto per la riflessione sull'immaginario televisivo e sulla sua tracimazione nel reale - e Aldo Busi - per la scrittura a tratti barocca, per le capriole linguistiche e il gusto del paradosso, e persino per la fantasia (decisamente busiana) nell'inventare i nomi dei suoi personaggi, che si chiamano Naike Porcella, Mayara Vita, Gensa Pomponia, Vera Soldini, Gioia Allegra, Emanuela Ladovvìa... Non è, insomma, quella che si potrebbe definire "una lettura da spiaggia" o un romanzetto per chi si annovera Baricco - inteso quasi più come categoria dello spirito che autore in carne e ossa - tra le sue letture predilette.