Confesso che non avevo mai letto prima un libro di Ida Magli, ma solo saltuariamente qualche articolo. Mi ha incuriosito però questo La dittatura europea, uscito da poco per Rizzoli, che nelle intenzioni dovrebbe essere una critica radicale all’Unione Europea. Dopo averlo terminato capisco di aver avuto ragione, in passato, nel non leggere i suoi libri. Per riassumere, ho la sensazione che Magli sia rimbambita forte. Ma procediamo per ordine.
Le domande e i dubbi che l’autrice si pone all’inizio del saggio e che ne costituiscono l’impalcatura sono assolutamente leciti, oltre che sensati, così come lo è la constatazione che l’Unione Europea è una realtà che ha ben poca legittimazione democratica (basti pensare che l’unico organismo elettivo, il Parlamento, non fa poi quello che qualsiasi parlamento di uno stato democratico dovrebbe fare, cioè legiferare). Può essere anche condivisibile la critica per cui l’Unione Europea si costruisce attraverso la distruzione delle singole identità nazionali, che invece Ida Magli difende strenuamente, perché ogni popolo occupa un territorio preciso, sviluppa una cultura specifica, espressa da una lingua nazionale. L’Europa unita può realizzarsi solo attraverso il progressivo depotenziamento e la riduzione al minimo comune denominatore delle singole culture, finché non resta più nulla. Magli sostiene persino che l’Europa e la cultura europea in quanto tali non esistono, perché mai è esistita una lingua europea, e che, tutt’al più, quando in passato ci fu qualcosa del genere era semplicemente Roma (e l’Impero Romano o i successivi richiami a quell’impero) che aveva esteso il suo potere su tutto il continente. L’Unione Europea sarebbe invece il prodotto del “fondamentalismo mercatista”, voluto dai banchieri, per realizzare il quale è necessario azzerare tutto ciò non che non è esprimibile in termini economici e, secondo l’autrice, tutto ciò che aiuta a distruggere le identità nazionali è, dal punto di vista di questo progetto paneuropeo, benvenuto.
Poi, però, Ida Magli parte per la tangente e si avventura in una serie di affermazioni che oscillano, di volta in volta, tra il ridicolo e il delirante, con argomentazioni che di logico hanno davvero poco. Va detto, in primis, che Magli non critica l’Unione Europea perché difende la democrazia e i suoi valori. Tutt’altro: per l’autrice la democrazia non è un valore, ma è sempre falsa. Sin dall’inizio precisa che per lei il potere ha un senso solo se ha un collegamento con il “sacro”, che è esterno al potere stesso e che, in qualche modo, lo giustifica e lo convalida. In seguito si propone di indagare sul perché si è arrivati a questo punto e su chi siano i responsabili del modo in cui si sta evolvendo l’Unione Europea. Dà per scontato che tutto ciò stia avvenendo nel silenzio complice di molte persone e che nessuno abbia il coraggio di parlarne. Il problema è che per disinnescare questo presunto silenzio - che a me, francamente, non pare tale, come dimostra del resto la pubblicazione di questo stesso libro - si lancia in costruzioni paranoiche.
Così Ida Magli comincia ad attaccare i sovrani delle monarchie degli stati appartenenti all’Ue (come la Gran Bretagna o la Svezia), perché secondo lei essi avrebbero abdicato alla loro funzione di guida e voce del popolo, lasciando che un organismo sovranazionale togliesse non soltanto ulteriore potere a loro, ma alle loro stesse nazioni. Poi accusa i banchieri e i politici collusi con loro - e, molto spesso, pescati dalle file stesse dei banchieri - che, a suo dire, farebbero tutti parte della massoneria o di potenti club che mirano a costruire un “nuovo ordine mondiale” (e cita il club Bilderberg o l’Aspen Institute). “I re e le regine ‘tacciono’ (...). Essi governano il loro Stato ufficialmente firmando tutti gli atti parlamentari, ma lo governano anche in modo invisibile attraverso le varie società che controllano gli avvenimenti del mondo e di cui essi sono una delle parti più importanti. Tutti membri della massoneria”. Poi aggredisce una parte della chiesa cattolica perché non si è ribellata con sufficiente forza contro questo progetto, ma è arrivata addirittura a benedirlo (la bestia nera di Magli, a quanto pare, è soprattutto Wojtyla, per una serie di ragioni deliranti che ora non sto qui a elencare). Tra le colpe della chiesa cattolica c’è - e ora vi prego di seguirmi con attenzione, perché il “ragionamento” si fa intricato - l’essersi allontanata dal Nuovo Testamento e riavvicinata al Vecchio Testamento: l’avrebbe fatto solo per obbedire ai dettami dell’ecumenismo e, soprattutto, per sottostare ai ricatti degli ebrei. E, d’altro canto, questo riallineamento con il Vecchio Testamento è anche il motivo per cui l’Islam sta invadendo l’Europa, poiché - ed ecco il colpo da maestro - il Corano si fonda sul Vecchio Testamento, cosicché spostando il baricentro su quest’ultimo si crea un clima favorevole all’islamizzazione dell’Europa. Sbalorditivo poi è il capitolo dedicato all’omosessualità, usata - a giudizio dell’autrice - come “fattore attivo” per disgregare l’identità dei popoli: con una serie di capriole logiche riesce a collegarla non soltanto alla pedofilia (e fin qui, niente di nuovo), ma anche al traffico d’organi di cui sarebbero vittime molti bambini in Europa e che l’Unione Europea non farebbe che promuovere, data la legislazione favorevole ai trapianti (benedetta, in qualche modo, da Wojtyla).
Dunque, per ricapitolare: grande finanza, banche, massoneria, teoria del complotto e dietrologia come se piovesse. Manca qualcosa? Certo, c’è l’antiamericanismo di maniera, perché dopotutto il modello dell’Unione Europea è quello stato di buzzurri incolti che sono gli Usa: in qualche pagina si lancia pure in un’invettiva contro i grattacieli e l’architettura americana, priva di bellezza, anzi veri e propri esempi del “regno della bruttezza” in cui l’unificazione europa in stile americano vorrebbe farci entrare. Poi Ida Magli non lo dice, o lo insinua solo tra le righe, ma c’è anche una dose di antisemitismo. Basti pensare a quanto ho scritto più sopra sulla rivalutazione dell’Antico Testamento e sulla responsabilità - sottinteso, ebraica - riguardo all’islamizzazione dell’Europa e il quadro è completo. A un certo punto, per esempio, si legge: “Ma Francesco è un italiano, un poeta, perciò vicinissimo allo spirito di quel grandissimo poeta che è Gesù. Paolo, invece, era un ebreo, un fariseo e non aveva ‘visto” Gesù in azione”. Tutto questo è condotto con un uso molto “creativo” delle fonti. Fonti che, in linea di massima, si compongono di oscuri saggi complottardi scritti da autori abbastanza ignoti e pubblicati da piccole case editrici (in particolare dalle edizioni Arianna, in Italia). Oppure con effetti abbastanza divertenti: per esempio Magli loda il filosofo francese Alain de Benoist, esponente della nouvelle droite, solo perché è essenzialmente anticapitalista e antiamericano, sorvolando però sul fatto che de Benoist è anche filo-islamico e terzomondista. L’aspetto interessante di tutta questa argomentazione è che, nel suo delirio estremamente reazionario e conservatore, si salda perfettamente alle argomentazioni dell’ultrasinistra: sotto questo aspetto, infatti, ultradestra e ultrasinistra vanno a braccetto e potrebbero quasi sfilare insieme.
E' un peccato, perché di critiche all'Ue ce ne sarebbero parecchie e - come già ho evidenziato all'inizio - Ida Magli fa qualche domanda giusta. Le risposte che poi arrivano sono però il frutto della dietrologia più folle e non aiutano di certo a proporre soluzioni percorribili per correggere le storture e il deficit di democrazia delle istituzioni europee. E, credo, non aiutano nemmeno chi sinceramente e onestamente ritiene giusto difendere la storia, le tradizioni e la cultura delle singole nazioni europee. Tutto sommato, però, La dittatura europea è una lettura spassosa, se la si prende per il verso giusto.