Sfoglio più giornali al giorno, italiani ed esteri, anche se non ogni giorno, e ormai guardo con un certo disincanto tutti i quotidiani italiani. In alcuni c'è qualcosa che mi irrita profondamente e non dipende tanto dalle singole cose che leggo ma proprio dall'impianto generale. Alla fine mi disgusta l'eccesso di concentrazione sulle beghe di casa nostra, un frugarsi incessante dell'ombelico che non porta a nulla, se non a colate e colate di parole, astratti bizantinismi alla fine dei quali il lettore ha la sensazione di guadare una sostanza viscosa o gli sembra di essere un insetto appiccicato alla carta moschicida. Ma ancor più fastidioso di tutto questo sono i quotidiani "movimentisti", quelli che per così dire non si limitano a dare le notizie - faccenda, anche questa, piuttosto difficile da definire con precisione, ma prendiamola per buona così - o a presentare opinioni di vario genere - tenendole ben distinte dalle notizie -, ma vogliono spingere i lettori all'indignazione, all'azione quasi, aggregandoli attorno a una sorta di progetto o di idea di società, come se fossero dei veri e propri partiti politici. In questo caso, il fascino che esercitano su di me è quasi antropologico - o addirittura zoologico, come se mi trovassi davanti a una gabbia a osservare il comportamento di animali esotici. Penso, per esempio, alla campagna battente e insistita che da qualche tempo Il Giornale sta conducendo contro Gianfranco Fini: non passa giorno che non dedichi i titoli cubitali di apertura alla "casa di Montecarlo" e a tutto lo scandalo che c'è dietro. Le prime pagine del quotidiano sono sempre dedicate alla medesima questione e da un paio di settimane pubblica pure paginate di firme di lettori che chiedono le dimissioni del presidente della Camera dal suo incarico, come se a un lettore normale interessassero queste liste di firmatari e come se in realtà tutta questa storia non servisse altro che a creare un legame identitario, e quindi politico, serrando le file dei propri adepti. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per La Repubblica, che è l'altra faccia della medaglia: di tendenze opposte, è tuttavia mossa dallo stesso impeto. Quante volte non ho visto iniziative a carattere "movimentista" nel quotidiano che fu di Scalfari - e in cui l'ex direttore continua, alla stregua di un sacerdote davanti alla comunità dei suoi fedeli, a recitare il suo sermone domenicale, infliggendo pallosissime articolesse che fan calare la palpebra già dopo il primo capoverso? Penso per esempio alle pecette gialle per "protestare" contro la cosiddetta legge bavaglio, penso alle fotografie che i lettori inviavano al quotidiano e in cui si mostravano imbavagliati, come se, per l'appunto, agli altri lettori interessasse vedere le facce di tutti questi benintezionati e l'operazione non servisse, invece, a serrare a sua volta i ranghi. Per non parlare poi della tiritera delle "dieci domande" pubblicate per mesi e mesi all'epoca dell'affaire Veronica Lario-Berlusconi-e-le-mignotte. Però, evidentemente, questa strategia paga: l'anno scorso Il Giornale e La Repubblica sono stati tra i pochi quotidiani che, nella crisi che ha colpito la carta stampata, sono riusciti ad aumentare le vendite. I quotidiani più "anodini" - come il Corriere della Sera o La Stampa - hanno visto crollare le vendite, malgrado a mio giudizio siano di migliore fattura e più equilibrati rispetto ai due citati prima (anche se, attenzione, questo non significa che io non trovi pezzi interessanti anche su Il Giornale o su Repubblica, solo che devo allontanarmi dalle pagine in cui si esprime in modo più veemente l'aspetto "movimentistico"). Non è raro il caso di qualche lettore che protesti con il Corriere della Sera, per esempio, perché a suo avviso non "fa abbastanza" per contrastare X o Y - a seconda delle idiosincrasie del lettore stesso -, organizzando per esempio raccolte di firme o di sottoscrizioni. Ma per quello - mi verebbe da dire - esistono già La Repubblica e Il Giornale. Detto questo, c'è però una tendenza comune davvero a tutti, consistente nel rincorrere l'effimero - quando non il pettegolezzo - o l'attualità più immediata (come se i giornalisti fossero in grado di saperne di più rispetto ai loro lettori su qualsiasi argomento, mentre, in questa corsa contro il tempo, finiscono spesso per prendere delle cantonate), a discapito dell'approfondimento e dell'analisi critica. Si sa che, rispetto all'attualità, un quotidiano cartaceo sarà sempre perdente rispetto a Internet o alla televisione. Qui è inutile chiedersi perché sia così: è come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina. E' così perché lo vogliono i lettori o i lettori lo vogliono perché li hanno abituati così? Mi domando quali chance avrebbe, oggi, un quotidiano che dedicasse una pagina alla politica, limitandosi a fornire informazioni e non entrando in pieno nel pollaio per raccogliere tutti gli schiamazzi delle galline dell'arena politica, che facesse titoli sobri (senza dare del tu e chiamare per nome i vari esponenti politici, per esempio). Probabilmente non lo comprerebbero nemmeno per pelarci sopra le patate.
Ma chi riesce a leggerli gli articoli di Scalfari? Solo chi se lo merita. Hai mancato di parlare de "Il Foglio" che è un giornale geniale, ha delle perle di comicità volontarie e non, ed è snob abbastanza per pubblicare ogni tanto qualcosa di originale. E poi "il manifesto" che ha delle pagine anche internazionali, ma soprattutto le pagine culturali (appaltate giustamente ad esperti del ramo) sono ottime.
Mi si dirà ma che c'entra il commento con il testo del post? Niente, è che oggi sono logorroico, mi devo sfogare.
Posted by: BernardoR | 15/09/2010 at 15:05
"Ma chi riesce a leggerli gli articoli di Scalfari? Solo chi se lo merita."
non ho capito, è ironico?
Io non so se lo merito ... ma li leggo.
Lunga vita a Scalfari! (non è che sia d'accordo -sempre- con le sue analisi ma mi interessa conoscerle)
p.s.
Stefano, i giornali di questo periodo sono omologhi all'aria che si respira ...e l'abitudine alla provincia non aiuta.
Se solo mi riuscisse di imparare
l'inglese!!! ti odio...quando ci penso, tu e il tuo passare da una lingua all'altra!
ciao vì
Posted by: vito | 16/09/2010 at 10:28