Se c'è una proposta idiota che rischia di far impantanare ancora di più la palude dell'università italiana è quella della Lega Nord in Lombardia, che prevede la precedenza dei giovani residenti nella regione alle facoltà universitarie a numero chiuso, escludendo magari il voto conseguito agli esami di maturità. Anche se vogliamo ammettere che in alcune regioni i voti di maturità sono più generosi, si potrebbe anche trovare un'altra soluzione, stabilendo una riparametrazione ufficiale, come credo avvenga in Germania, dove l'istruzione è competenza dei singoli Land. Il problema delle università italiane - uno dei tanti, vorrei dire - è che la stragrande maggioranza degli studenti finisce per frequentare l'università sotto casa, proprio perché è sotto casa. Così sono nate una pletora di università locali, di nessun prestigio e nessun valore, ma che rilasciano un titolo di studio il cui peso è lo stesso delle università migliori. Qualcuno mi spieghi altrimenti il senso di laurearsi all'università di Enna o a quella dell'Insubria, tanto per dire. La proposta della Lega finisce per cementare ancora di più questo difetto: già gli italiani si spostano poco, così finiranno per non spostarsi del tutto. Del resto, il problema esiste anche sull'altro versante, poiché in molte università locali i docenti sono pescati dal bacino locale e chi viene da fuori è visto male. E' il corpo estraneo in un'entità omogenea, quello che magari rischia di mandare in vacca le pastette, i sotterfugi e le mafioserie consolidate. Gente che si laurea nell'università dietro l'angolo, che fa lì il dottorato - seguito da docenti altrettanto locali - e che poi finisce per insegnarci e, magari, a ottenere una cattedra qualsivoglia. Basti leggere, al riguardo, il libro in cui Nicola Gardini racconta la sua personale esperienza con l'università italiana, prima di emigrare a Oxford. Come possa un'università così attirare le menti migliori e fare concorrenza ad altre università, a favorire quindi l'eccellenza, è e resta un mistero. O forse non è un mistero: una reale concorrenza, una reale ridistribuzione dei finanziamenti in base ai risultati certificati e verificabili di ogni singola università provocherebbe il tracollo di quelle parodie di università create solo per soddisfare le clientele politiche locali. Per quanto mi riguarda, per segare le gambe a questo malcostume io applicherei in blocco le proposte suggerite da Roberto Perotti nel suo libro. Inutile dire che, invece, l'idea della Lega Nord va in senso contrario e ammazza proprio quello che serve per rendere vivace, viva e moderna l'università. Perché magari lo strachitunt sarà anche buono e sarà pure utile saperlo produrre, ma dubito che in un mondo sempre più globalizzato - in cui si globalizzano anche la conoscenza e la ricerca - questo basti a far emergere l'Italia - o, se è per questo, anche solo a farla sopravvivere.
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