Sono assolutamente favorevole a che si tengano, di nuovo, le "primarie" del Pd e che a queste primarie si candidi anche Nichi Vendola, benché questa prospettiva sia invisa a Pierluigi Bersani, attuale segretario del partito. Io non ho la sfera di cristallo e non saprei dire se, in questo caso, Vendola ne uscirebbe vincitore e se, candidandosi a capo del Pd in caso di eventuali elezioni politiche, riuscirebbe a sconfiggere Berlusconi e diventare così il nuovo presidente del consiglio. Ho imparato a diffidare degli umori che solcano la rete: chi la usa per tastare il polso dei cittadini è vittima di quell'illusione autoconsolatrice che ingigantisce la propria posizione rendendo invisibili tutte le altre, magari addirittura maggioritarie ma estranee al suo campo visivo o alla sua esperienza personale o sociale. L'unico modo per verificare se davvero la maggioranza degli elettori di centrosinistra vorrebbe Vendola alla guida del Pd è fare queste benedette primarie. E l'unico modo per verificare se la maggioranza degli italiani vuole essere governata da Vendola è aspettare i risultati delle elezioni nel caso abbia vinto le primarie. Tutto il resto sono pure speculazioni e chiacchiere. La mia è una banale constatazione, a prescindere dall'agenda politica di Bersani o di Vendola: non sto, insomma, facendo un endorsement né per l'uno, né per l'altro.
Negli ultimi anni sono state date tante spiegazioni per il costante insuccesso del centrosinistra - e del Pd in particolare, in quanto suo partito più grande - alle elezioni. Qualcuno diceva, per esempio, che era dovuto al fatto che ormai il Pd non ha più un programma di sinistra, ma si è spostato sempre più verso il centro quando non verso destra. Con Vendola si riporterebbe - dicono - il timone a sinistra e in questo modo - suppongono - aumenterebbero le probabilità di vincere attirando quegli elettori che se ne sono allontanati. Qualcuno, invece, sostiene che proprio per questo motivo gli elettori più moderati se ne andrebbero e che per attirarne altri e convincerli ad abbandonare il centrodestra o uscire dal loro stato di indecisione occorre allearsi con altre fette di centro (l'Udc di Casini, per esempio). Ebbene, finché non lo verifichiamo in corpore vili, per così dire, non lo sapremo mai. La mia sensazione "a pelle" è che il centrosinistra è destinato a perdere, sia con un più moderato Bersani - alleato o no con l'Udc - che con un più scapigliato Vendola. Nel primo caso, perché chi preferisce una politica più conservatrice probabilmente vota l'originale - Berlusconi e il PdL - e non la sua copia, brutta e sbiadita, oltretutto priva di una leadership forte. Nel secondo caso perché l'anima di questo paese non è essenzialmente di sinistra, soprattutto quando la sinistra assume accenti e toni velleitari, andando a ripescare nel solito ciarpame movimentista, terzomondista e antiglobalista, attribuendo statuto di "eroi" a ragazzetti borghesi che posano da rivoluzionari.
Però tutto questo resterà sempre e solo un'ipotesi, finché non verrà sottoposto alla prova dei fatti. Per farlo, il Pd dovrebbe mostrare un po' di coraggio, anche a costo di perdere un'altra volta. Ma allora sapremo davvero se il Pd perde perché non è abbastanza di sinistra o perché il paese, per ora, non ne vuole sapere di un governo di centrosinistra, anche nel caso in cui questo, pur essendo più liberista o conservatore, non esprima una leadership convincente, come hanno dimostrato tre segretari nel giro di appena tre anni.