Ieri sera, prima di andare ancora al cinema, mi sono fatto un giro tra gli scaffali di Feltrinelli in piazza Duomo e, tra le novità, ho notato che il genere dei "gialli scandinavi" si sta rimpolpando in maniera esponenziale. Mi accorgo che l'editoria, quando trova una vacca che dà latte, non la smette più di mungerla finché non le vengono le mammelle vizze. E' successo in passato con la moda degli irlandesi o con i sudamericani, c'è ancora chi sta battendo il Medio Oriente e l'Asia in cerca del nuovo Khaled Hosseini - e lo so bene, perché anch'io ho tradotto un paio di libri di questo genere, a metà tra il romanzo e la testimonianza di vita -, e naturalmente c'è chi raccoglie le briciole dal desco di Stieg Larsson sperando, se non di abbuffarsi, almeno di sfamarsi. Ieri sera il bancone delle novità era pieno di gialli scandinavi: temo che si tratti di "romanzi a manovella" e sospetto persino che a scriverli tutti sia un unico software e che in realtà gli autori non esistano.
Io gli scandinavi li ho trovati sempre un po' noiosetti, anche quelli seri. E' vero che ho letto ben poco: uno Strindberg, un paio di Par Lagerkvist, un Lars Gustafsson. Però, vedendo quei libri ieri sera, ho pensato che non avrei mai potuto diventare un editore di successo in vita mia, nemmeno se mi ci fossi applicato e, soprattutto, se avessi dato retta alle mie intuizioni e ai miei gusti. Anni fa leggevo libri in lingua originale per alcuni editori e ne stilavo poi una scheda di lettura - con riassunto e giudizio critico, diciamo così - e mi era capitata, fra l'altro, l'edizione tedesca di un romanzo di Hakan Nesser. Non so se fosse La rete a maglie larghe o qualcos'altro. Mi lasciò assolutamente indifferente: lo lessi, lo trovai noioso, lo scrissi e ne sconsigliai l'acquisto. Ora non soltanto Hakan Nesser è stato acquistato e tradotto, ma è pure pubblicato da Guanda - io l'avevo letto, genericamente, per l'ufficio acquisti del gruppo Longanesi e non sapevo a quale dei loro marchi l'avrebbero destinato -, il che significa che qualcuno, nel suo immaginario, gli ha anche attribuito un certo valore letterario, perché Guanda è la parte più "nobile" del gruppo, una specie di Adelphi del gruppo Mauri-Spagnol. Che cantonata: fossi stato io l'editore, me lo sarei lasciato sfuggire.
Stamattina ho consultato un dischetto su cui ho salvato molte delle letture fatte negli anni passati - grosso modo dal 1999 al 2003 -, perché volevo recuperare quello che avevo scritto proprio sul romanzo di Nesser. Naturalmente non l'ho trovato, come sempre accade quando si cerca qualcosa troppo intensamente. Oltretutto non ero nemmeno sicuro del titolo e sono certo di non aver archiviato tutto, perché ci devono essere cose che si sono perse su qualche floppy disk. In ogni caso - ed è questa la constatazione successiva - mi ha quasi spaventato la gran quantità di libri letti e "recensiti". Per Feltrinelli ero arrivato a leggere dall'inglese, dal tedesco, dal francese, dallo spagnolo e dall'olandese (e una volta mi ero persino arrabattato con un romanzo in afrikaans). Per lo più si trattava di libri che mai e poi mai avrei letto se avessi dovuto sceglierli io - se non per qualche rarissima eccezione, come quell'Andrew Crumey di cui ho poi effettivamente tradotto l' "opera omnia" in italiano - e questo, in aggiunta all'esiguo compenso ricevuto per ogni lettura, mi ha spinto a desistere. Guardandomi indietro, insomma, mi è parso di vedere il lavoro di un altro, incredulo che io abbia avuto la forza di fare una cosa del genere per anni. E' vero che allora mi nutriva la speranza di un qualche salto di qualità, anche se non avrei saputo dire quale, mentre poi hanno preso il sopravvento la noia, il disincanto, la stanchezza e la rassegnazione, ovvero le paludi in cui galleggio ancora adesso.
Temo sia proprio il mondo dell'editoria ad essere una palude ammorbante. Una volta il giro in libreria mi rivitalizzava mentre adesso, se non ho già le idee chiare su cosa acquistare, ne esco afflitta. Stereotipi, banalità, romanzi su commissione: oggi il gioco è così scoperto che c'è spazio solo per la noia.
Anch'io sarei un pessimo editore. Ho la netta sensazione che il mio gusto e la mia sensibilità siano abissalmente distanti dalle logiche che governano l'editoria italiana. Sono felice di averne definitivamente preso le distanze.
Posted by: fuchsia | 26/06/2010 at 22:53
Io invece ho abbastanza fiuto per ciò che può esser letto con goduria da un numero elevato di persone, senza per questo finire in zona Faletti o peggio. Trovo affascinanti gli elitari perché hanno spesso qualcosa da insegnare anche solo strusciandoli sull'autobus, ma alla fine per campare, anche nel campo dell'editoria, serve un po' di sano pragmatismo e di senso del mercato. E da un punto di vista più filosofico, sono per il recupero del valore del popolare, proprio come grimaldello contro l'imbecillimento dilagante che viene dalla cattiva sorella.
Posted by: Anellidifum0 | 27/06/2010 at 02:37
Capisco peerfettamente ciò che scrivi. Io faccio la lettrice per Sperling&Kupfer e non comprerei mai un loro libro, nemmeno quelli che segnalo come pubblicabili per loro, considerando il target S&K.
Oltre al fastidio di avere poco tempo per leggere poi quello che davvero mi interessa, noto una caduta libera del livello editoriale negli ultimi anni - ma potrei dire decenni. Ora tirano i libri sui cani? allora si pubblicani milioni di romanzetti con protagonisti abbaianti quadrupedi.
In generale questa dequalificazione editoriale ha toccato anche case editrici che avevano un nome come Adelphi, per non parlare di Einaudi.
Se così dev'essere, preferisco rileggere Saramago.
Posted by: irina | 27/06/2010 at 14:48
Di solito scopro e trovo cose (più o meno) buone da leggere. Altre volte mi fido di persone che stimo, applicando le transitività della relazione "mi piace" ^_^ e faccio quasi sempre bene.
La verità è che, prendendo a campione l'ultimo anno, su un centinaio di titoli letti, solo 4 testi ho abbandonato (con malcelato disgusto). Erano tutti "titoloni" best seller, ed erano anche tutti e quattro regali...
Posted by: Baldovino Matsumoto | 28/06/2010 at 17:07
Caspita! quante lingue che parli!(o meglio, leggi)
Posted by: persogiadisuo | 28/06/2010 at 20:31
a me i libri annoniano quando sono senza figure
Posted by: A.C. | 30/06/2010 at 19:15
@persogiadisuo: No, no, il cadavere le legge e soprattutto le p a r l a !!!
Posted by: avi | 01/07/2010 at 15:39
Si può fare di più e c'è chi fa di più e io ne conosco almeno due :)
Posted by: stefano | 01/07/2010 at 18:12