E' indubbiamente lodevole l'iniziativa di alcuni ragazzi e ragazze eterosessuali che si sono inventati "Arcietero", un gruppo - per ora solo su Facebook, se non erro - di "eterogenei" a favore dell'omosessualità, con il motto "l'omosessualità è bellissima". L'impresa è, a suo modo, incantevole perché possiede una certa freschezza giovanile, a partire dal video con cui viene lanciata, divertente anche se l'idea non è molto originale. Il sostegno delle persone eterosessuali alle rivendicazioni dei gay è non soltanto utile, ma addirittura necessario. Detto questo, però, mi domando in che modo un gruppo appositamente creato allo scopo possa svolgere meglio questa funzione del contributo quotidiano di ogni singolo individuo non gay (anche se naturalmente le due cose non si escludono a vicenda). Per esempio, cominciando a non dare per scontato che chiunque gli sta a fianco sia automaticamente eterosessuale, come avviene di solito, ma includendo nella propria idea del mondo la possibilità che il proprio interlocutore, magari, sia gay o lesbica.
Il fatto però che qualcuno abbia pensato questa iniziativa rivela una forma mentis non dichiarata, secondo la quale chiunque difenda i diritti dei gay sia, per forza di cose, a sua volta gay. Un "sospetto" tanto più forte quanto più rumoroso e insistente è il suo sostegno. Io, invece, ho sempre peccato di ingenuità al riguardo. Ogni volta che mi è capitato di trovare qualcuno, in pubblico, parla o scrive a favore della causa gay - per esempio, visto che questo è il tema predominante negli ultimi anni fa, a favore dell'estensione del matrimonio a tutte le coppie -, non mi sono mai chiesto se fosse gay o eterosessuale, ma si sono limitato a giudicare solo il valore e il peso dei suoi argomenti. Poi, è vero, ho scoperto che in diversi casi era gay lo stesso avvocato dei gay, ma io non l'avevo dato per assodato a priori. Tanto è radicata in me l'idea che non occorre far parte di un gruppo per riconoscerne le ragioni e difenderne i diritti.
In ogni caso la mia esperienza mi insegna che la grande massa della popolazione - almeno nelle democrazie occidentali - ha accettato di buon grado l'esistenza e la visibilità dei gay. Ho constatato di persona che questa accettazione è trasversale e solitamente non dipende nemmeno dall'appartenenza politica o dal livello d'istruzione (quest'ultimo serve, tutt'al più, a condire di discorsi astratti o di raziocinamenti una vicinanza umana già pre-esistente): tante volte mi è capitato di pensare che, in base ai miei pregiudizi, una persona sarebbe stata ostile ai gay e invece così non è stato. E questo fenomeno si sta ormai diffondendo sempre di più, soprattutto nella vita quotidiana e nelle cose di tutti i giorni, che sono molto più importanti dei massimi sistemi. E' vero che l'omofobia non smette di esistere ed è vero che in alcuni casi questa omofobia genera violenza e che, per quanto pochi questi casi siano, sono sempre comunque troppi, ma qui occorre davvero - più che le buone intenzioni dei singoli - l'intervento della legge.
La festosità ai bordi del corteo al Gay Pride di Napoli conferma le tue parole (anche se la mia è una città che già tradizionalmente accetta il femminiello, ovvero l'omosessualità spettacolarizzata, che è un po' la cifra di ogni Gay Pride, credo).
Posted by: aitan | 29/06/2010 at 21:03