Milano ha bellezze segrete sotto la superficie scostante, a volte brutale, sempre indaffarata. Chi si ferma a guardare questa patina rischia di restarne così scottato da non tentare nemmeno di grattarla via per vedere che cosa c’è sotto. Eppure questa città ha angoli nascosti e storie sconosciute che aspettano soltanto di essere rivelate. Non è estroversa come Roma, ma richiusa su sé stessa. Ecco perché un’iniziativa come Città Nascosta non può che essere benvenuta.
Città Nascosta è un’associazione culturale fondata da Lodovico Gambara, Andrea Negrelli e Alessandra Filippi, che, come dichiara già il suo nome, si propone di fare conoscere quello che c’è dietro l’apparenza fredda di Milano e lo fa attraverso un ricco programma di passeggiate meneghine, organizzate per vari nuclei tematici. In ogni passeggiata i partecipanti verranno condotti virtualmente per mano da Alessandra Filippi, storica dell’arte, che spiegherà quello che di volta in volta ci sarà da vedere, fornendo una serie di informazioni curiose e preziose.
Ieri sera c’è stata la prima passeggiata, a cui ho partecipato anch’io, intitolata “Il quadrilatero del silenzio. Tra Liberty ed Eclettismo”. Ci siamo trovati in Corso Venezia, all’angolo con via Salvini, e da lì ci siamo inoltrati in quel “sestiere” - perché, ci ha subito avvertito la bravissima Alessandra, anche Milano come Venezia era divisa in sestieri - risultato di una grande campagna di lottizzazione e costruzioni nei primi decenni del secolo scorso. Difficile a credersi, ma in quella che ancora oggi è una delle zone più eleganti e tranquille di Milano, fino a un paio di secoli fa c’era solo verde, tanto che c’era chi ci veniva a caccia. Dall’edificio ad arco che si apre su corso Venezia, costruito dall’architetto Portaluppi, ci siamo inoltrati fino a piazza Duse e poi in via Cappuccini, dove abbiamo ammirato la facciata di palazzo Berri-Meregalli dell’architetto Arata, con il suo atrio d’ingresso che sembra uscito da una fiaba o da un romanzo gotico e che presenta echi della Sezession viennese, e dopo aver costeggiato palazzo Invernizzi con i suoi famosi fenicotteri abbiamo proseguito verso Casa Sola-Busca, in via Serbelloni, con il suo citofono originale a forma d’orecchio umano, progettato da Adolfo Wildt. Poi palazzo Fidia dell’architetto Andreani, uno dei primi “grattacieli” di Milano: pur avendo “solo” nove piani, agli inizi degli anni trenta era comunque una novità assoluta per Milano, con il suo slancio ascensionale che ancora oggi risulta modernissimo. La visita si è conclusa, dopo un paio d’ore, davanti a villa Necchi-Campiglio - davanti alla quale, tra l’altro, stavano transitando una sfilza di monovolume Mercedes che andavano a ritirare gli ospiti di una qualche festa, ma che a me facevano tanto l’effetto di altrettanti carri funebri -, donata una decina d’anni fa dai proprietari al Fai e “immortalata” in “Io sono l’amore”, dove è protagonista di rilievo quanto gli altri attori in carne d’ossa.
La tua recensione è così generosa che è quasi commovente! E in più mi aiuta a far salire il sito nelle ricerche di Google : )
Sono molto contento che ti sia piaciuto il giro. Ma davvero non hai nessun appunto da farci!
A presto
Posted by: Città Nascosta | 14/06/2010 at 12:28
Buffo, oggi ero a Torino, dove rimango fino al 23, ed è venuta a trovarmi una cara amica milanese che mi diceva proprio di questo Andrea Negrelli e di questa Città nascosta, che prende piede dall'omonima iniziativa romana. Sembra che io abbia anche incrociato una volta questo Andrea, ma non me ne ricordo. Oggi poi vengo e leggo di questo post. I casi della vita, I suppose.
Posted by: Anellidifum0 | 21/06/2010 at 03:19
gentile camminatore della metropoli. ho incluso questi tuoi itinerari in un articolo dedicato alla prevecchia: http://www.muoversinsieme.it/archive/2010/06/28/stimolare-corpo-e-conoscenza-in-diecimila-passi.html
grazie per lo spunto
paolo ferrario
Posted by: paolo ferrario | 29/06/2010 at 11:52