“Noi cerchiamo tutti, sempre, un mezzo per rassicurarci nello sconforto, per convincerci che potremo sopravvivere, offrendo agli altri e a noi stessi un’immagine che li soddisfi e ci soddisfi. Questa immagine la costruiamo talvolta a nostra insaputa, talvolta deliberatamente. Questa costruzione la si può chiamare menzogna o manipolazione. Io non sono certo di presentare agli altri un’immagine di me conforme alla mia volontà, né conforme al riflesso interiore tramite il quale vi ho accesso. L’adatto, la modifico, la deformo. Le reazioni che suscitano certi miei gesti, certi miei propositi, spesso mi sorprendono e allora sono altrettanto sconcertato di quando incrocio il mio riflesso inatteso e non desiderato in uno specchio o in una vetrina. Posso anche provare disgusto per i malintesi che comportano questi gesti e questi propositi, come lo provo, su un altro piano, per il riflesso sgraziato che scopro in uno specchio. Dall’intensità dello scandalo interiore che sento misuro la difficoltà che s’incontra nel costruire di sé un’apparenza esterna conforme all’idea interna che si ha di sé. Il malinteso che ne nasce non deriva necessariamente dai pregiudizi dei miei osservatori: possono e, purtroppo, devono essermi imputati. Io non sono trasparente.
(...)
Noi ci crediamo sempre più onesti e chiari dell’altro, prima di leggere il giudizio al quale ci siamo esposti e capire lo sguardo che si posa su di noi, prima di dover dissipare il malinteso creato dalle nostre stesse ambiguità, che comprendono senza dubbio anche il nostro gusto per la manipolazione e per l’ascendente psicologico, ciò che Sade chiamava, con grande semplicità, la ‘tirannia’”.
René de Ceccatty, da L'hôte invisible (L'ospite invisibile), pagg. 149-150 e 167. Traduzione mia.
Il solo fatto di vivere, qui ed ora e non necessariamente proiettato in anni di esistenza, comporta già una falsificazione, una mistificazione, che viene punita nelle punte criminali ma solo per contenerla in limiti socialmente accettabili.
Posted by: law | 10/05/2010 at 00:35