A volte mi domando se parliamo la stessa lingua. Il punto di partenza di Why terrorism works di Alan Dershowitz è che ci sono degli atti terroristici - e questo mi pare non si possa negare. Come facciamo a contrastare e combattere il terrorismo? Come facciamo a difenderci (a meno che qualcuno tra voi sia persuaso che in quanto occidentali dobbiamo accettare il ruolo di "colpevoli per definizione": ormai comincio a sospettarlo)? Di questo si occupa il saggio di Dershowitz, che - studiando le risposte del passato - ha notato che spesso il terrorismo è stato "incentivato" invece che disincentivato (e punito). Un modo per disincentivarlo è, semplicemente, di non dare priorità alle cause che i terroristi dicono di difendere (giuste o non giuste che siano). Incidentalmente, qui il paragone con la situazione post-terremoto di Haiti è completamente fuori luogo: casomai potrei controbattere che questa è appunto la dimostrazione che il terrorismo ha dato i suoi frutti a chi l'ha praticato, visto che chi invece, soffrendo per situazioni anche più gravi, non ha avuto nessun miglioramento o nessuna "pubblicità".
In che modo ha pagato? Non di certo perché "si è ceduto a ricatti contingenti" - come dice Vito. Io ho tradotto parte delle pagine dalla 24 alla 29 del libro di Dershowitz: su un libro di oltre 200 pagine dovrebbe venire il sospetto che si tratta solo di un'introduzione e che poi l'argomento viene più ampiamente sviluppato. Per esempio, in uno dei capitoli successivi Dershowitz fa l'elenco, impressionante, degli atti terroristici compiuti già negli anni settanta e ottanta dai palestinesi, sempre contro civili inermi (non soltanto cittadini israeliani ma anche cittadini ebrei di tutto il mondo, solo per il fatto di essere ebrei) e sempre in paesi all'interno dei quali sapevano di rischiare poco o addirittura di guadagnare in termini di popolarità. Ebbene: i paesi in cui tali atti sono stati compiuti non hanno mai incarcerato a lungo i responsabili, ma hanno costantemente ceduto alle loro richieste, offrendo loro anche l'occasione di una grande cassa di risonanza mediatica mondiale. Altro che ricatti contingenti: si è trattato di una strategia pianificata e studiata e messa in atto con grande consapevolezza, per stessa ammissione dei responsabili. (Interessante, per esempio, tra quellil citati da Dershowitz la rievocazione del caso dell'Achille Lauro e dell'uccisione, da parte di terroristi palestinesi, di un americano ebreo in carrozzella: quando l'Italia avrebbe potuto aiutare gli Usa a estradare i responsabili, ha scelto invece di lasciarli andare. Questo è, per inciso, un altro dei "meriti" da ascrivere al gigante politico a cui in questi giorni vorrebbero dedicare una strada a Milano). Per di più hanno ottenuto un seggio da osservatore permanente all'Onu, al loro "capo" è addirittura stato assegnato il premio Nobel per... la pace! Senza contare che sono gli unici ad avere un'agenzia ad hoc per i loro "profughi" che movimenta una quantità ingente di denaro (dove poi realmente finisca questo denaro è tutta un'altra faccenda). Se si continua a "premiare" il terrorismo in questo modo, perché i terroristi non dovrebbero alzare la posta delle loro richieste e, soprattutto, perché questo non potrebbe essere l'incentivo perché anche altri vi facciano ricorso - altri che finora non l'hanno fatto? In questo senso serve un'inversione di rotta, da un punto di vista delle politiche mondiali: far salire in cima le legittime richieste di chi non fa ricorso al terrorismo e ignorare quelle di chi invece vi fa ricorso.
Vi fa paura il termine "militare"? Ma se leggeste tutto il saggio capireste che, è vero, Dershowitz non esclude il ricorso alla forza militare, ma non dice nemmeno che debba essere l'unico mezzo, né il mezzo prevalente, per combattere il terrorismo. Diversi sono i tipi di terrorismo e diversi sono i modi per disincentivarlo (per esempio: il terrorismo "apocalittico", quello di Al-Qaeda tanto per intenderci, di matrice religiosa islamica, è difficile da disincentivare con la minaccia della morte, visto che per loro il martirio è motivo di onore). C'è un capitolo dedicato ai mezzi che uno stato autocratico potrebbe usare per reprimere il terrorismo e quelli che invece può (e deve) usare uno stato democratico perché non si perda - come scrive Dershowitz, che è e resta comunque un liberal, ma non ottuso - "the feel of freedom" e vengano mantenuti e rispettati i princìpi dello stato di diritto, anche se questo significa combattere il terrorismo "con una mano legata dietro alla schiena".
Sostenere infine che Dershowitz voglia solo "autopromuoversi" non vuol dire nulla. Dove starebbe lo scandalo? Se qualcuno scrive cose vere e fornisce argomentazioni convincenti e motivate, a me pare assolutamente irrilevante se ne trae vantaggio anche come professionista - anche se in questo caso specifico dubito che qualcuno corra a farsi difendere da Dershowitz. Da parte mia mi limito a consigliarvi di leggere meno Chomsky e più Dershowitz.
Che Dershowitz sia un esperto di autopromozione non dice nulla sul merito delle sue argomentazioni, ma è indice, da parte mia, di una particolare irritazione nei suoi confronti. Insomma, è un aggravante. E non è neanche del tutto vero che "non dica nulla", perché getta una luce sull'attendibilità di certe tesi.
Sarebbe troppo lungo rispondere in maniera articolata a quel che scrivete Dershowitz, tu (e Barbara nell'altra discussione!). Quanto a me, noto che l'affermazione "non dare priorità alle cause che i terroristi dicono di sostenere" è, semplicemente, del tutto priva di senso, sia in astratto (il fatto che una causa sia "difesa male" non dovrebbe affatto impedire che essa sia "prioritaria": la questione va esaminata nel merito), sia in concreto, anche con riferimento al caso specifico del terrorismo palestinese (sul quale, peraltro, Dershowitz combatte battaglie fuori tempo massimo, perché il contesto nel quale si sviluppò, ed ebbe risonanza, il terrorismo palestinese, è del tutto diverso da quello odierno). Prendiamo il caso dell'IRA: se Blair avesse seguito il parere di Dershowitz, non avrebbe mai dovuto considerare l'IRA un interlocutore e non avrebbe mai dovuto firmare l'accordo del Venerdì Santo. In retrospettiva, fece bene o male a firmarlo? Fece benissimo, checché se ne possa dire andando dietro a Dershowitz.
L'impressione che traggo, da quel che scrive Dershowitz (almeno quel che riporti tu) e da quel che scrivi tu, è che da una parte si dice che "diversi sono i tipi di terrorismo e diversi sono i modi per disincentivarlo"; dall'altra ci si pone su un piano squisitamente moralistico-ideologico e si finisce per considerare il terrorismo come un fenomeno unitario, prendendo come paradigma, tra l'altro, il terrorismo palestinese (e perché poi?). La stessa logica della "Guerra al Terrore". Vogliamo negare che, con questi pretesti, sia stata compiuta un'operazione progandistica per promuovere altri interessi, che con il terrorismo avevano poco a che vedere?
Posted by: Matthaei | 22/01/2010 at 19:12
Per me è di una linearità disarmante. Non capisco certi commenti al post precedente sull'argomento. Ma è ovviamente un mio limite.
Premetto che non ho letto il libro, tuttavia, l'estratto che hai tradotto tu, Stefano, mi sembra chiarisca bene i concetti. E si direbbe proprio che qualche commento precedente non faccia altro che avvalorarne le tesi.
Sono un po' turbato dal discorso "dell'autopromuoversi": se io volessi scrivere qualcosa, lo farei per diffondere il mio punto di vista, cercando di motivare al meglio quanto sostengo, non certo per darmi del cretino. Poi se mi faccio pure pubblicità è "male"? Forse per chi preferisce portare cilici lo è davvero.
La vedo grigia.
Posted by: Gab | 23/01/2010 at 06:07
@Barbara di cui leggo solo ora il commento: perdona, non ti sembra di essere andata leggermente fuori misura? Chi non è esattamente d'accordo con te su un determinato aspetto di un particolare argomento non è necessariamente tuo nemico giurato. Le considerazioni fatte da Stefano, condivisibili o meno, sono opportunamente argomentate e sono comunque motivo di riflessione e analisi. La tua conclusione delirante finisce in un vicolo cieco. Personalmente ho orrore di qualsiasi forma di fanatismo e fondamentalismo politico-religioso. Non ho alcuna vocazione al martirio, tantomeno in nome di un credo religioso come quello islamico che non potrebbe essere più lontano dalla mia sensibilità. L'unico esercito cui mio malgrado appartengo è quello dei cassintegrati e l'unico denaro con cui mi mantengo è quello che proviene dalle casse dell'Inps.
@Matthaei: il riferimento all'IRA mi pare particolarmente significativo e opportuno.
Posted by: fuchsia | 23/01/2010 at 13:20
Guarda, è difficile discutere di un libro con qualcuno che non lo ha letto. Ancora: Dershowitz non parla solo del terrorismo palestinese. Più avanti parla anche di Al-Qaeda, che era - ai tempi in cui è uscito il libro, il 2002 - e resta la minaccia più vicina a noi. Perché proprio questi come paradigmi? Be', forse perché il 90 per cento del terrorismo è di matrice islamica? Non so, la butto lì così... non vorrei offendere la sensibilità di nessuna "political correctness", eh.
"Vogliamo negare che, con questi pretesti, sia stata compiuta un'operazione progandistica per promuovere altri interessi, che con il terrorismo avevano poco a che vedere?". Mi si trovi una qualsiasi politica, in un qualsiasi settore, che sia "pura" e completamente scevra da qualsiasi "altro interesse". Però, guarda caso, questo s'invoca solo riguardo alla lotta al terrore...
Posted by: stefano | 23/01/2010 at 16:23
Veramente è Dershowitz (ma il fatto che il libro sia stato pubblicato nel 2002 è un'attenuante importante) che, dal passo che hai citato tu, pone il discorso sul terrorismo su un piano "prepolitico" e pretende di prescindere da considerazioni politiche.
La propaganda (mistificatoria, in quanto ideologica) è la sua.
Posted by: Matthaei | 23/01/2010 at 18:42
Personalmente credo che nulla, nessuna "causa", nessuna ideologia, giustifichi l'uccisione di innocenti. Il terrorismo è una minaccia per la società civile, a prescindere da considerazioni politiche. Occorre arginare il ricorso al terrorismo, ma l'opzione militare deve essere la misura estrema, essendovi altri mezzi.
Posted by: Angelo Ventura | 01/02/2010 at 09:34