La Polonia sarebbe dunque una specie di Italia meridionale con l’unica differenza che lassù fa più freddo? Questo parrebbe dalla lettura di Lubiewo, il romanzo di Michał Witkowski che, al momento della sua pubblicazione qualche anno fa, ha creato tanto scompiglio in quel paese. L’argomento? Controverso come pochi, soprattutto in un paese profondamente cattolico: l’omosessualità. Perché Lubiewo è il primo romanzo polacco in cui di omosessualità e omosessuali si parla esplicitamente, senza tanti giri di parole, senza sensi di colpa e, soprattutto, raccontando i fatti così come stanno. Non conoscendo il polacco, però, ho dovuto ricorrere a una traduzione e quindi il libro di Witkowski l’ho letto in tedesco (ma esiste anche una versione francese e quella inglese è in arrivo).
Lubiewo è un’operazione di conservazione della memoria di quegli omosessuali polacchi che, fino a pochi anni fa, non avevano voce e le cui vite si svolgevano nell’ombra. Nella prima parte l’autore va a fare visita a due vecchi signori che gli raccontano com’era essere omosessuali al tempo del comunismo. Diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, però, i loro ricordi non sono segnati dall’oppressione, ma da una profonda nostalgia. Ed è qui che s’inserisce il paragone con l’Italia meridionale di alcuni decenni fa: come da noi, anche nella Polonia comunista i gay - che ancora non erano gay - puntavano solo ed esclusivamente gli eterosessuali, i quali erano ai loro occhi i “veri maschi” e, quindi, gli unici degni oggetti del desiderio. Nel testo tedesco si parla in continuazione di “Kerl”, traduzione del polacco “luj”, termine che designa per l’appunto il macho dai lineamenti grezzi, magari con qualche dente rotto, brutale e violento, che non coltiva il benché minimo narcisismo nei confronti del proprio corpo e del proprio aspetto esterno e che usa i “froci” (quelli che in tedesco si definiscono “Tunten”) solo per soddisfare i propri bisogni sessuali più immediati. Come dice uno degli omosessuali protagonisti del libro: “Con un diploma di liceo non è già più un vero maschio”.
Nei racconti di Patrycja e Lukrecja - così chiamano sé stessi, al femminile, i due vecchi omosessuali visitati dall’autore - riemerge un mondo fatto di umiliazioni in mezzo alle quali loro hanno cercato di strappare sempre il piacere. L’ambiente in cui si muovono è quello notturno dei parchi e dei cessi pubblici di Breslavia - alla cui tassonomia e storia Witkowski dedica un capitolo -, delle caserme in cui stazionano i soldati dell’Armata Sovietica - la cui chiusura per loro rappresenta una tragedia -, persino delle carceri. Witkowski descrive con sguardo clinico, eppure pieno di simpatia, questi due primi personaggi che incontra all’inizio del suo romanzo, soffermandosi sulla povertà della loro abitazione e sulle scarse attrattive del loro aspetto (di uno di loro dice che è rotondetto, spelacchiato ma con la forfora e con le unghie nere per la micosi) e della loro storia (uno è un insegnante di tedesco caduto in disgrazia, l’altro si limitava a fare il custode in una “casa della cultura” dove aveva il compito di distribuire... palline da ping-pong agli avventori). Eppure hanno tutti in comune il bisogno di crearsi un mondo fantastico in cui proiettarsi, immaginando di essere creature speciali, come “Jessica”, l’infermiere che si specchia nei vetri sporchi dell’ospedale e, negli anni ottanta, s’immagina di essere Alexis di Dynasty: “Oppure vivevano semplicemente, per abitudine, nel loro mondo immaginario e della realtà non gli importava niente di niente. Non posso fargliene una colpa”.
Nella seconda parte del romanzo, la narrazione esplode in innumerevoli episodi, spesso costruiti intorno a singoli aneddoti, molto spesso di grande comicità anche quando rivelano fallimenti e umiliazioni comunque vissuti con quel senso dell'ironia indispensabile a sopravvivere, e a singoli personaggi, che formano una variopinta galleria, a partire già dai nomi che si attribuiscono: la "Flora del ristorante", la "Urinella della stazione", la "checca igienista"... A coagulare intorno a sé questa molteplicità e questa polifonia è un luogo, la Lubiewo del titolo, per l’appunto, cioè una spiaggia sul Mar Baltico da sempre frequentata dagli omosessuali e che ora diventa il simbolo di un modo “antico” di vivere l’omosessualità o, per riprendere il titolo di un capitolo del libro, il “grande atlante delle checche polacche”. A questi “vecchi froci” si contrappongono i “nuovi gay”, quelli che parlano di uguali diritti e invocano rapporti paritari di coppia, senza subordinazione ai “veri maschi etero”, oppure quelli che curano il loro corpo nei minimi dettagli, dalla depilazione ai piercing. Sulla spiaggia in questione i gay moderni sono soprattutto tedeschi: uno dei personaggi di Lubiewo arriva a dichiarare stizzito che, oramai, in Germania non esistono più “Kerle”, ovvero veri uomini. A questo scontro ideologico e generazionale Witkowski dedica pagine spassose e feroci, per niente politically correct - forse ne tradurrò una, e che san Gerolamo, protettore dei traduttori, abbia pietà di me, poiché tradurre da una traduzione è una cosa che proprio non si dovrebbe fare. A un certo punto una delle “vecchie checche” di Lubiewo sbotta: “E soprattutto non voglio amicizia e intimità. Perché mi ricordano la mamma. Voglio uno che non conosco, che mi tromba come una cagna, mi disprezza, passa come un tornado e mi lascia in uno stato tale che non riesco più nemmeno ad alzarmi per chiudere la porta dietro di lui, una macchia bagnata sul letto devastato...”.
sento profumo di capolavoro.
Posted by: Paolo, por supuesto | 25/01/2010 at 12:24
Lo dico al mio ex di alcune ere geologiche fa, che guarda caso fa il polonista. Grazie.
Posted by: Anellidifum0 | 05/02/2010 at 08:17
questa é una bella sorpresa.
al 'polonista' che io sono fa piacere vedere che ci si interessa alla letteratura polacca :)
la parte finale di questo suo post é bella e giusta.
due appunti:
il paragone con l'italia meridionale....wtf?!....?????.... senza offesa ma francamente: no.
Lubiewo non é il primo libro polacco in cui si parli esplicitamente di omosessualità-
La Polonia ha, oggi come in passato, una ricchissima cultura gay e libri a tematica gay furono scritti già nei tempi della 'giovane polonia'.
Senza contare tutti gli autori gay che non si dichiararono mai che furono moltissimi :) ( c'é un libro molto bello uscito in Polonia un paio di anni fa su questo. il mondo culturale , e omosessuale, della Polonia comunista si trova poi evocato, sia pur in modo molto diverso, anche in un romanzo recente di Zulawski che é uscito anche in francese).
Lubiewo é il più noto, anche in Polonia, dei libri di quella che é stata definita la 'primavera' della letteratura gay polacca che vive un momento straordinario.
ho scritto fin troppo comunque bravo e grazie per parlare della letteratura polacca.
buona serata.
Posted by: Nick | 04/06/2010 at 19:49
Suvvia, era una boutade per iniziare a scrivere, un'impressione a pelle più che una constatazione seria. La letteratura polacca m'incuriosisce e m'interessa, ma non sono uno studioso e quindi non ho accesso ai testi in lingua originale. Quando posso, però, ne parlo. Altrove ho già scritto qualcosa su Gombrowicz, su Lem, su Witkiewicz o sui miei brevi soggiorni a Cracovia e a Varsavia.
Posted by: stefano | 04/06/2010 at 21:01
n'importe quoi.
ma che é successo in questo paese?
Sono qui da un paio di settimane e mi pare di essere finito in un B-Movie americano degli anni '50 sulle invasioni aliene come 'The Body Snatchers'.
Comunque l'errore é mio.
avevo scoperto questo su blog via il bel post sugli 'utili idioti di hamas' -per il quale la felicito- che mi ha sorpeso positivamente perché io ricordavo una italia innamorata di Arafat&co. e, preso da entusiasmo, mi sono scordato che in questa Italia -contrariamente alla Polonia, per esempio- é ormai quasi impossibile avere un dialogo (dico 'questa' italia perché io -che sono poco più che 30enne e sto fuori da anni -mi ricordo una Italia dove c'era gente inteligente e colta con cui si poteva parlare).
anyway: la invito a continuare ad occuparsi di una letteratura, quella polacca, che merita di essere meglio conosciuta.
Lo faccia sereno e senza timore di vedere altri miei commenti.
Buon week-end e fuona fortuna.
Posted by: Nick | 05/06/2010 at 13:15
No, al contrario: se ci sono suggerimenti su cose da leggere lo faccia pure. Ora ho comprato, in traduzione tedesca, l'ultimo libro di Olga Tokarczuk ("Unrast", Inquietudine)...
Posted by: stefano | 05/06/2010 at 13:21