Da un capolavoro dimenticato della letteratura europea del Novecento. Qui una vecchia, ma puntualissima, recensione di Malvino:
“Per sempre gli sarebbe rimasto impresso il cielo azzurro di quel giorno d’agosto, così terso, così gelido, così crudelmente estraneo alle sofferenze delle povere bestie.” (3)
“La letteratura sostituiva per lui, in misura ideale, la penosa molteplicità della vita; grazie ad essa sarebbe riuscito a digerire qualunque cosa senza restarne avvelenato e senza diventare un porco.” (17)
“Tengier, invece, annaspava nel desiderio come nel letame.” (34)
“Ma quella sera non si era ancora svegliato del tutto: non aveva ancora capito a fondo l’orrore definitivo dei momenti che non ritornano più.” (36)
“Sono storpio, è vero. Però continuo sempre a sognare una fine meravigliosa, in cui mi rifarò di tutto quello che ho sofferto.” (45)
“Del resto in alcuni l’autoanalisi diventa un semplice autoleccamento: l’autoleccarsi di un bel gattino.” (55)
“Conservare intatto il valore della stranezza che oggi hai avvertito per la prima volta, senza mai pensarci né esprimerla, è un compito molto difficile.” (61)
“Quel perfetto profilo di antico sovrano posava su una squallida palude di contraddizioni sottocutanee.” (78)
“La dilatazione esteriore copriva il vuoto all’interno.” (85)
“Tutte le cose che facciamo, anche noi, non sono che modi diversi per camuffare ai nostri occhi il nonsenso ultimo dell’esistenza.” (85)
“Il pensiero poteva soltanto uccidere quei mostri nebulosi, che spiavano con curiosità dal futuro il buco sanguinolento del presente, in cui il mondo mostrava il sedere all’ignoto.” (98)
“Chiunque, se riesce a vivere abbastanza a lungo [...], finisce col portare a termine il proprio destino; magari con una certa deformazione, in modo caricaturale, ma lo porta a compimento.” (107)
“ ‘Da vecchi le nostre esigenze crescono, mentre le possibilità diminuiscono’: così le aveva detto una volta suo marito, per spiegare con delicatezza all’insaziabile megera che ormai, fisicamente, ne aveva abbastanza di lei.” (112)
“Ma questo regno della libertà non esisteva. Bisognava compiere tutto qui, trascinandosi dietro l’insaziabile sacco degli organi, sempre avido di follie, l’infernale fodero di carne cruda, in cui sono incastonate rare, iridate, scintillanti pietre preziose.” (116)
“La vita aveva alitato su di lui una paura mortale: non era lui ad avere paura, ma tutto il futuro, che gli fuggiva davanti in preda al terrore.” (142)
“Oh, chi non conosce queste cose come può valutare l’orrore di vedersi sfuggire la stagione del sesso, il terrore del ‘dopo’, quando, non rimarrà più niente?” (155)
“Era come uno di quei giorni meravigliosamente belli dell’autunno inoltrato, quando sembra che il mondo agonizzi in un selvaggio trasporto autoerotico, emettendo le ultime ondate della vita che si spegne.” (173)
“Si abbandonava a pensieri disgregatori, trovando in questa autofustigazione, nel sentimento della propria nullità e impotenza, un ributtante piacere.” (181)
“Lo Stato è diventato un tumore. Ha cessato di essere al servizio della società ed ha cominciato a divorarla, con la gioia di chi si nutre di avanzi e vive con il miraggio del potere di un tempo.” (193)
“Valeva davvero la pena analizzare quel sentimento [dell’amore] su cui tante generazioni si erano rotte i denti rendendo irrimediabilmente insulsa una parte così cospicua del lessico? Esso è, diciamolo apertamente, ‘unanalysable’; pronuncia ananalajzbl.” (207)
“Intorno, la vita moriva, spenta, come una piccola lampada che non serve a nessuno; e in questo non c’era niente di grande.” (210)
“Anche nel bene gli uomini si decompongono, attivamente e passivamente, in cadaveri viventi.” (216)
“Lei è uno di quelli che, al di fuori di se stessi, non riescono mai a cogliere l’essenza profonda di un essere: in questo sta la sua fortuna e la sua infelicità. Lei toccherà la vita attraverso spessi guanti caldi: non riceverà alcuna ferita ma non potrà mai arrivare neppure alla completa felicità nei suoi sentimenti.” (265)
“Se solo uno potesse di tanto in tanto riversare tutto il proprio essere direttamente nel nulla, senza per questo smettere di esistere!” (284)
“Bella cosa l’ascesi, ma più bella ancora è una buona fornicazione.” (290)
“Una cosa era certa: né il popolo né la società lo interessavano: vale a dire non lo interessava nessun raggruppamento di esseri senzienti. Non aveva risonanze per gli stati psichici di massa.” (313)
“Si mise ad ascoltare le conversazioni attraverso le trasparenti pareti del rammarico e di una disperazione definitiva.” (346)
“Non c’è niente di più banale del pessimismo come concezione filosofica del mondo: naturalmente si tratta di vedere quale profondità metafisica possa raggiungere questo pessimismo.” (372)
“Zypcio a volte pensava al suicidio; tuttavia continuava a vivere semplicemente per curiosità del poi, per tutte le torture terrene che gli avrebbe procurato Iddio [...], per tutto ciò che avrebbe predisposto per lui.” (372)
“La generazione successiva non avrebbe più parlato come parliamo noi; avrebbe parlato, cioè, solo di cose concrete e non si sarebbe insudiciata con l’anima, resa già disgustosa da tutti i cattivi letterati.” (402)
Stanisław Ignacy Witkiewicz, Insaziabilità, traduzione di Giovanna Brogi, Pietro Marchesano, Giovanni Pampiglione, Vera Petrelli, Barbara Wojciechowska, Grandi Libri Garzanti, 1973-1978.
Chissà quanti capolavori sono stati dimenticati, non sono mai stati letti, non sono mai stati scritti...
Posted by: law | 28/01/2010 at 00:54
fuori catalogo, ovviamente.
Posted by: rose | 28/01/2010 at 09:59
incredibile... sto seguendo in questi giorni un breve ciclo di letture guidate in cui parleremo anche di Insaziabilità. Inutile dire che ogni tentativo di comprarne una copia (in italiano) in rete è stato inutile. Grazie a te posso gustarne qualche riga in più.
Posted by: ada | 28/01/2010 at 22:06