La mattina dopo il mio arrivo, mi sono svegliato di buon'ora. Come sempre, quando sono in viaggio, ma ancora di piu' stavolta: non oso dire a che ora ho smesso di dormire, perche' temo che per molti sia ancora l'alba. Sono corso alla stazione e ho preso al volo il treno per York. In realta', York e' stato un fuori programma perche' in origine pensavo di andare solo a Leeds, ma consultando poi la mia guida mi sono accorto che qui forse c'era molto di piu' da vedere.
La prima sosta la faccio ai giardini del museo, dove gli scoiattoli saltellano tra i passanti, velocissimi, e non si lasciano intimidire da nessuno. Con un po' di discrezione, senza fare troppo rumore, e' persino possibile fotografarli. Il pezzo forte e' poi la gotica cattedrale di York (York Minster). Qui si paga per entrare e nemmeno poco, pero' - mi dice il ragazzo carino alla cassa - e' possibile uscire e rientrare quante volte si vuole durante la giornata. Dopo essermela visitata per bene e dopo aver guardato la piccola mostra dedicata a Enrico VIII, di cui quest'anno ricorre il cinquecentenario dell'incoronazione, ritorno verso l'ingresso e ho una visione mistica: il bel biondino alla cassa si e' tolto le scarpe ed e' rimasto con i suoi calzini a quadrotti. Il pubblico davanti non lo vede, ma dal retro si vede tutto perche' e' in un gabbiotto di vetro. Per un momento penso che vorrei infilarmi li' sotto e massaggiarglieli, ma poi mi riscuoto dalle mie fantasie feticistiche ed esco, dirigendomi alla scoperta della citta'.
Il tempo e' molto variabile, ma tendente al ventoso e al freddino, e tale restera' per tutto il tempo del soggiorno - solo oggi (sto scrivendo da Bournemouth) pare piu' soleggiato, forse perche' siamo molto a sud. Faccio una passeggiata sulle antiche mura romane - proprio mentre passa una scolaresca, accidenti - e infine batto le vie del centro (no pun intended, ovviamente). Chissa' perche', ma a un certo punto mi sembra quasi di essere a Bath: il centro di York un po' me la ricorda. E c'e' da dire che ormai il centro delle citta' inglesi e' uguale dappertutto, non tanto per l'architettura, ma per i negozi. Ormai la globalizzazione galoppa e ovunque si trovano le stesse marche, cosa che ho verificato puntualmente in ogni citta' visitata finora. Tanto per dire, mi sembra che siano scomparse le librerie, a parte forse qualche piccola libreria dell'usato: ormai ci sono solo Waterstone's e/o Borders, con gli stessi libri, lo stesso assortimento e gli stessi prezzi (con le stesse superoffertone speciali). E non parliamo poi delle catene di abbigliamento.
Prima di tornare alla stazione, pero', faccio una puntatina al National Rail Museum - il museo delle ferrovie - che si trova proprio in una serie di edifici e capannoni delle ferrovie britanniche. E' molto grande (persino troppo), ma mi diverto come un bambino con i trenini. Grazie agli spazi enormi, qui sono esposti treni veri, locomotive e carrozze di ogni epoca. Alcuni mi colpiscono per quanto sono eleganti e chic (il Mallard, color azzurro, la Duchess of Hamilton, bordeaux). Tra i pezzi forti, lo Shinkansen - il "treno proiettile" delle ferrovie giapponesi, sul quale e' possibile salire, e il sontuoso "Royal Train", un vero e proprio palazzo su rotaia, usato da Edoardo VII all'inizio del secolo per i suoi spostamenti.
Nel pomeriggio faccio sosta a Leeds che, secondo la mia guida, negli ultimi anni e' stata trasformata in una meta per gli amanti dello shopping. Infatti, tutto il centro e' pedonalizzato ed e' riservato a quest'unica attivita'. Le strade, pero', sono ampie e ariose e hanno una certa grandeur. Trovo che la citta' abbia un fascino rude e proletario che traspare comunque al di sotto della patina di lusso consumistico con cui e' stata riverniciata. A dire il vero, ci sono un paio di gallerie - con nomi come Victoria Quarter o Thornton Gallery - che si aprono sulla via principale e che, piu' di questa, sono riservate al lusso. In ogni caso, persino io mi lascio tentare ed entro in un grande magazzino di una catena dell'abbigliamento per comprarmi due camicie rigorosamente in saldo, per l'imponente cifra di ventidue sterline. (Mi capita spesso di comprare capi di abbigliamento in Inghilterra o in Germania: preferisco lo stile 'anglosassone' a quello italiano, spesso troppo ingessato o azzimato. E' anche vero che io ho notoriamente poco o niente gusto nel vestire: come ebbe a dirmi M.S. una volta, sembro un cieco che sceglie i vestiti, a caso, dal cassonetto della Caritas).
La strada principale si chiama Briggate, la percorro fino all'incrocio con la sua perpendicolare - The Headrow. Qui passo davanti all'Henry Moore Institute, dove pero' le gallerie sono chiuse e dove, soprattutto, la mostra che m'interesserebbe di piu' (dedicata alla poesia del cemento armato nell'urbanistica moderna) e' finita da pochi giorni. Cosi' faccio un salto veloce alla City Art Gallery: confesso la mia ignoranza e, a parte qualche scultura dello stesso Moore, non c'e' nulla che io conosca. Sono per lo piu' artisti inglesi del diciannovesimo e ventesimo secolo. Mi scarico la coscienza, quindi, e prendo il treno per tornare a Manchester, giusto in tempo, perche' - guarda caso - sta cominciando a piovere.
:D (il cieco che piglia gli abiti Caritas)
Ma un giorno potresti anche rivelare le tecniche con cui riesci a fare resoconti così belli e precisi? Io quando viaggio ci provo, ma di giorno è tutto un correre di qua e di là e la sera provo a scrivere nel quadernino, ma la stanchezza è troppa...invidia!!
Posted by: ls | 15/07/2009 at 23:03