La prima tappa di questo viaggio in Inghilterra e' stata Manchester. Una tappa per modo di dire, perche' Manchester l'avevo visitata gia' tre anni fa - e mi era anche piaciuta -, ma non ci sarei tornato se non fosse stata la citta' inglese con l'accesso piu' comodo per via aerea.
Avevo prenotato lo stesso albergo dell'altra volta (niente di che, ma sono un abitudinario), ma poi ho scoperto che la reception chiudeva alle 22. E' vero che, secondo i piani, io sarei dovuto atterrare alle 18.30, ma quando ho saputo che lui, che era partito qualche giorno prima di me per andare a Londra, e' arrivato con quattro ore di ritardo mi sono spaventato. L'ansia gioca brutti scherzi. Cosi' ho cancellato la prenotazione e mi sono scelto un altro albergo, stavolta non dietro Piccadilly (cosi' si chiamava la strada dell'altro: Back Piccadilly), ma proprio in Piccadilly Gardens. Senza limiti temporali per il check-in. E per una volta la fortuna mi ha assistito in tutti i sensi: l'aereo e' atterrato in anticipo, ho ritirato la valigia dopo dieci minuti e ho preso il treno al volo per andare a Manchester citta'. Dopo un'ora ero gia' in albergo, che si e' rivelato persino migliore di quell'altro. Innanzitutto la prima sorpresa: avevo il bagno in camera, che non mi aspettavo, e la stanza - per essere una singola - era incredibilmente grande, con uno spazio giorno e uno spazio notte. Il tutto per 75 sterline per due notti, colazione compresa che, ho verificato la mattina dopo, era davvero luculliana. E io adoro sfondarmi a colazione per saltare il pranzo o ridurlo al minimo e poter vedere di piu' la citta' che sto visitando. Per i curiosi, lo cito: si chiama Gardens ed e', se non ricordo male, del gruppo Cairns. Una volta tanto vale la pena fare un po' di pubblicita'.
A Manchester non ho fatto praticamente nulla: ci sono rimasto solo la sera e ho gironzolato, cercando di verificare se mi ricordavo quello che avevo visto tre anni fa. Con mio sommo disdoro mi sono reso conto, li' per li', che molto l'avevo dimenticato. Solo girando un po' a zonzo la memoria si e' riattivata ricostruendo una sorta di mappa mentale della citta'. Posso pero' dire che cosa non ho fatto, a Manchester, e non perche' non abbia voluto, ma perche' sono arrivato o troppo presto o troppo tardi. In questi giorni e' in corso il Manchester International Festival - credo che sia la seconda edizione -, che comprende una serie di pregevoli iniziative culturali di vario genere (concerti, mostre e cosi' via, incluso una tenda con dei dj/set e una "mangeria" - personale traduzione di "eatery" - in Albert Square, la piazza del municipio). Ebbene, il 2 luglio - senza che nessuno mi avesse avvertito - c'e' stato un concerto dei Kraftwerk, con Steve Reich come ospite speciale. E il 10 luglio = il giorno della mia partenza per Liverpool - ci sarebbe stata la prima assoluta di Prima Donna, l'opera lirica scritta da Rufus Wainwright e a lui appositamente commissionata per il Festival. Qualcuno potrebbe dirmi: "Ma potevi cambiare i piani!". Piu' facile a dirsi che a farsi, visto che probabilmente per la prima non avrei certo trovato piu' biglietti. In ogni caso Wainwright l'ho visto ospite di uno show televisivo e ho letto qualche intervista sulla free press: pare si sia presentato travestito da Giuseppe Verdi e il suo fidanzato da Giacomo Puccini.
Una sera, poi, ho fatto un salto a una semideserta sauna gay di Manchester, nel "Northern Quarter", che pare sia molto "trendy", ma che a me sembra fatto solo di cadenti e scrostati ex magazzini all'ingrosso. Li' ho dovuto subire gli assalti di un ventunenne degli Emirati Arabi Uniti (anche se, non so perche', a un certo punto mi ha assicurato di essere un "British national"). Credo che questo sara' il contatto piu' intimo che avro' mai con l'Islam in vita mia. O forse e' proprio questo che Volonte' intendeva con "sodomia islamica" (anche se, in questo caso, non c'e' stata ne' sodomia ne' sodosua).
Manchester, pero', e' stata il punto di partenza per le prime due visite: a York e a Leeds. Ma di questo scrivero' un'altra volta.
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