Prima di raccontare un po' in dettaglio questi giorni passati in Inghilterra, dove in una giornata riesco a infilare quello che normalmente faccio in due o in tre, voglio scrivere due o tre cose a proposito del nuovo, "scandaloso", film di Sacha Baron Cohen, Bruno (con l'Umlaut, che su questa tastiera non trovo).
Come il precedente Borat, anche questo non ha una vera e propria trama, che non sia altro che un esile pretesto per infilare una serie di sketch realizzati, per lo piu', con la tecnica della candid camera. In questo caso Bruno e' un ossigenatissimo e frocissimo personaggio che viene licenziato dalla televisione austriaca per cui conduce un programma di moda che - dice lui - l'ha reso il presentatore tv piu' famoso di tutto il mondo di lingua tedesca "a parte la Germania". Da quel momento ce la mette tutta per diventare una vera celebrita' e, per raggiungere questo obiettivo, parte per gli Stati Uniti. Tutto il resto del film e' una satira feroce del mondo della moda, della televisione e della ricerca, a tutti i costi, della celebrita'. Qualcuno ha gia' tacciato il film di sfruttare dei cliche' tipicamente omofobici: in realta' a me questo pare il tipico atteggiamento di chi vede il dito che indica la luna ma ignora completamente la luna. (E poi, tra l'altro, fin troppi gay "fashionistas" - come si dice in inglese - assomigliano in maniera preoccupante al Bruno di Sacha Baron Cohen...)
Grazie alla tecnica della candid camera assistiamo a un casting in cui madri degenerate accettano di sottoporre il loro neonato a una liposuzione se questo servisse a farlo ingaggiare per il programma televisivo di Bruno o a padri che dichiarano che il figlioletto "adora il fosforo bianco". Alla fine il bambino ingaggiato dovra', vestito da SS nazista, spingere un bambino ebreo in una carriola e poi buttarlo in un forno: piu' politically uncorrect di cosi' si muore.
C'e' poi anche una presa in giro della mania della "beneficenza" fatta dai personaggi famosi: cosi' Bruno si rivolge a delle consulenti (vere? sono cosi' idiote che mi fanno sospettare che lo siano sul serio) per chi vuole istituire una "charity". Bruno decide di portare quindi la pace in Medio Oriente, confondendo Hamas con l'hummus. Ovviamente non riscuote grande successo. Nemmeno l'adozione di un bambino africano (come Madonna, spiega lui) - che chiama O.J. - lo aiuta a raggiungere la fama. Allora capisce che c'e' solo una strada: diventare eterosessuale. Per questo si rivolge a quello che dovrebbe essere un ex-gay: qui non c'e' neanche bisogno di fare satira, perche' bastano le domande di Bruno per smascherare la stupidita' di questo intento.
Il finale e' sorprendente. C'e' un Bruno "convertitosi" all'eterosessualita', che ora si fa chiamare "Dave the Straight" e incita una folla di buzzurri in una sorta di arena durante un "pride dell'eterosessualita'". Alcuni tra il pubblico sono cosi' grezzi da essere caricaturali. Un tizio, per esempio, indossa una t-shirt con la scritta "My asshole is only for shitting". Alla fine pero' qualcuno gli grida "frocio!": e' il suo ex-assistente Lutz, che l'aveva abbandonato dopo un incredibile atto sessuale di cui non rivelo nulla e dopo una dichiarazione d'amore, respinta da Bruno. Quando sale sul ring (opportunamente rinchiuso in una gabbia), Dave lo vuole riempire di botte per il suo pubblico, che lo incita. Ma a un certo punto, invece di picchiarlo, comincia a baciarlo e a spogliarlo. Il pubblico e' esterrefatto: ululati, proteste, lanci di ogni cosa contro il recinto (bottiglie e persino una sedia). Molti se ne vanno inorriditi. A me il messaggio pare chiaro. Per molti e' lecito e "maschio" picchiarsi a sangue, ma e' indecente se due uomini si baciano. Meno omofobo di cosi'!
Ma al di la' di un presunto messaggio - provocare gli interlocutori per tirar fuori la loro omofobia sommersa -, il film e' spassosissimo. In sala si ride dal primo all'ultimo fotogramma e la mia sensazione e' che si rida non dei gay, ma con i gay. In ogni caso, gia' il fatto che sia possibile fare un film di questo genere, che gioca e scherza a tal punto con gli stereotipi che caratterizzano gli omosessuali significa che, ormai, in buona parte l'omosessualita' e' entrata a far parte del discorso pubblico e i gay sono componente fondamentale della percezione della realta' da parte degli eterosessuali. Basti pensare alla "matter-of-factness" con cui il pubblico in sala, a Liverpool, accoglieva le scene di sesso estremo a cui si dedica Bruno nel film (estremo e, in realta', piuttosto improbabile): significa dunque che la gente sa benissimo che cos'e' e come si fa...
Un ultima nota di plauso (dal "germanista", stavolta) per la bravura con cui Sacha Baron Cohen fa il "tedesco" (o, meglio, l'austriaco). In alcuni momenti Cohen recita anche in un discreto tedesco (pur sbagliando spesso e volentieri genere e caso dei sostantivi, ma azzeccando quasi sempre la costruzione traspositiva delle subordinate!). Mi domando se anche stavolta si vorra' stravolgere tutto questo doppiando il film in italiano (o, a dire il vero, sarebbe interessante vedere come lo doppieranno in Germania).
Oh, che bello, una tua recensione di Brüno! Del tuo parere mi fido assai - a questo punto potrei decidere di andare a vederlo... Grazie! E buona Inghilterra (visto che belli i docks di Liverpool?)
Posted by: restodelmondo | 13/07/2009 at 02:49
Umlaut... Alt(lato sinistro)+129 = ü
Posted by: tony | 13/07/2009 at 08:25
mi piace molto la tua anticipazione di questo film. non ho visto Borat, e non so se andare a vedere Bruno. ma quel che scrivi mi pare puntuale: e immagino un film grottesco che non guarda in faccia nessuno pur di far ridere sull'omofobia e i luoghi comuni dei comportamenti omosessuali che s'incrociano con la cultura di massa.
non mi pare proprio che si debba averne paura: è come criticare un horror se c'è troppo sangue.
Posted by: por supuesto | 13/07/2009 at 11:36