Leggo che un giovane designer newyorkese, tale Justin Gignac, ha cominciato a raccogliere la spazzatura della Grande Mela, a confezionarla in scatole trasparenti e a rivenderla. "Ha venduto già 1.200 esemplari, fino a 50$ l'uno", scrive D-La Repubblica delle Donne. In realtà, a quanto vedo dal suo sito, ce ne sono anche a cento dollari. A volte, quando m'imbatto in notizie simili, penso che è questo che fa la differenza tra me e quelli che riescono a fare i soldi con un'idea banale. Io - mi rimprovero di solito - non ho abbastanza inventiva. Ma stavolta ho l'impressione che ci sia qualcosa di diverso in ballo: non è che a me manca l'inventiva, ma sta di fatto che io sono ancora troppo ingenuo, forse troppo puro, nel senso che ancora mi faccio troppe illusioni sull'umanità. Non ho ancora toccato il fondo di un cinismo che - mi accorgo con mio sommo scorno - è più esibito che davvero vissuto fino in ogni intima fibra del mio corpo. Insomma, a me non verrebbe mai in mente che ci potrebbe essere qualcuno disposto a spendere cento dollari per della spazzatura impacchettata. Non mi viene in mente perché confido ancora che gli esseri umani abbiano un barlume d'intelligenza. Il signor Justin Gignac, invece, questa fiducia probabilmente non ce l'ha più (o forse non l'ha mai avuta) e quindi agisce di conseguenza. A questo punto ripenso a un'idea che avevo avuto parlando con un amico tempo fa e che non ho mai realizzato. In sostanza, visto che ci avvicinavamo alla fine dell'anno, proponevo, con l'inizio dell'anno nuovo, di fotografare ogni giorno le mie deiezioni, per 365 giorni. Ho la fortuna di avere un alvo molto regolare, come si dice con termine medico. Poi avrei radunato tutte le fotografie su un enorme pannello, facendo una grande installazione dal titolo "Un anno di vita interiore". Naturalmente avrei potuto anche commercializzare vuoi delle riproduzioni dell'intero pannello, vuoi ristampe autografate di giornate a scelta, magari rappresentative di date importanti per l'acquirente: "Scusi, vorrei il 17 febbraio. Sa, è il giorno in cui mi è nato il primo figlio". E magari sarei diventato immensamente ricco: del resto, se nei musei di arte contemporanea espongono i tubi al neon di Flavin o le corde e le schegge di Beuys, perché le mie merde dovrebbero essere da meno?
Lo vedi come sei ingenuo? Pubblicare così la tua idea: sta' a vedere che qualcuno te la soffia e resti doppiamente gabbato ...:-)
Posted by: fuchsia | 06/07/2009 at 13:35
Guarda che è un'idea geniale, avresti dovuto metterla in pratica senza anticiparla sul blog, ché va a finire che qualcuno te la ruba ;-)
Date le stronzate che ho visto all'Hamburger Bahnhof a Berlino e al Madre di Napoli, questa fa il botto!
Posted by: Totentanz | 06/07/2009 at 14:08
Visto che non riesci ad essere velenosamente cinico fino in fondo ma solo in superfice, prova a diventare mellifluamente idealista. Non criticare più il mondo e gli altri, sii perenemmente comprensivo, dismetti ogni ironia e sarcasmo, ama tutti, perfino gli italiani di destra (sono quelli il tuo "altro da te"). Sarà una interessante esperienza emotiva.
Posted by: GMR | 06/07/2009 at 14:12
OT
faccio una prova con safari per vedere se riesco a commentare.
con firefox non ci riesco più
Posted by: Yoshi | 06/07/2009 at 14:42
Ehi, hanno ragione i precedenti commentatori: quest'idea della vita interiore esternalizzata è geniale.
Quando leggo queste cose o vedo per esempio documentari su come si riducono le donne che si vedono con l'occhio macho (ovvero: attraverso quello mi tocca "gustarmi" perle della televisione italiana), mi incazzo. E poi mi ricordo di Swift:
"I do not hate mankind, it is vous autres who hate them because you would have them reasonable animals and are angry for being disappointed."
Vero, proprio quel tipo di incazzatura.
Posted by: ls | 06/07/2009 at 14:49
L'uomo di gusto che ha soldi da spendere in arte contemporanea, può benissimo comprare due o tre bustine di plastica piene di rifiuti. È un contrappasso, è il "rifiuto del rifiuto": ricompri a caro prezzo gli scarti di ciò che qualcuno ha pagato e consumato, e tu lo paghi prima di spendere altro denaro per il suo smaltimento. Così si allunga la filiera, e ci guadagna l'Arte.
Posted by: Onan | 06/07/2009 at 16:23
Va bene, ho bruciato un'idea... Che peccato...
Posted by: stefano | 06/07/2009 at 17:00
Il buon Justin non ha fatto altro che portare alle estreme conseguenze quello che è il tratto tipico della più sana economia capitalista:vendere cose inutili; e se si possono vendere cose inutili, perchè non vendere anche lo scarto dello scarto, il residuo fisso del benessere contemporaneo?
Pochi giorni fa ho comprato una poltrona che non userò mai, e che non è neppure comoda da usare, solo per soddisfare una momentanea smania di sentirmi integrato nell'unico sistema di relazione rimasto, quello commerciale. Se avessi comprato un intero servizio di piatti rotti, non avrei, forse, fatto un affare meno buono.
Buona, comunque, l'idea di documentare la tua vita interiore in modo prettamente materislista. Ciao
Posted by: Stefano | 06/07/2009 at 17:50
La tua idea è buona se funziona, se comprano le foto. Se ad esempio annunci che la mostra resterà aperta 15 giorni e che ogni giorno all'ora x tu defecherai in pubblico per completare l'opera, forse i giornali ne parleranno, e questo lo farà diventare importante. Le foto sono riproducibili, e un po' banali. Manzoni che ebbe l'idea di mettere le proprie feci in scatola soddisfò due requisiti importanti: non riproducibilità e conservabilità dell'opera. Se un critico che fa tendenza scriverà bene di te, ma soprattutto se un gallerista importante ti rappresenterà, sarai a cavallo. Dopo il primo pezzo venduto, per emulazione, tutto sarà venduto.
Se dopo il successo ti suiciderai o sarai ucciso in modo atroce da un contestatore, i tuoi eredi vedranno decuplicare il valore delle opere rimaste in studio, anche delle più piccole caccole, sempre che siano firmate.
Io non amo il mondo dell'arte contemporanea, io credo sia un grande bluff, una speculazione economica.
Posted by: Pigi Mazzoli | 07/07/2009 at 02:24
Potrei addirittura suicidiarmi durante l'ultima defecazione, no?
Posted by: stefano | 07/07/2009 at 09:21
Mi spiace contraddirti, ma stavolta la tua idea non brilla per originalità (un solo nome, Piero Manzoni, e una sola opera, "Merda d'artista") nè, tantomeno, la tua opinione è saldamente documentata.
Parlo sulla base della mia esperienza personale, di anni di studio sull'arte contemporanea. L'opera di questo "artista" ha radici che affondano nel primo Novecento e nella poetica dell'oggetto trovato: che la sua sia una trovata furbetta è probabile, ma in qualche modo va a segno nel momento in cui tocca un discorso vitale tra quelli condotti dalla società per auto-rappresentarti.
Su Dan Flavin, a proposito del quale sto preparando la tesi, si potrebbe ad esempio esprimere un giudizio più complesso...
Non sto qui ad annoiarti con il riassunto della sterminata bigliografia che ho esaminato, per cui concludo in questi termini: dal momento che ho profondo rispetto per questo blog, mi sorprende leggere un giudizio così affrettato, basato su luoghi comuni e soprattutto analogie tanto forzate quanto poco difendibili...
Posted by: Caterina | 07/07/2009 at 22:47
Relax, take it easy.
Posted by: stefano | 07/07/2009 at 22:55
In effetti, fossi riuscita a rilassarmi sull'argomento (Flavin in particolare), mi sarei laureata molto più in fretta! "Lo studio matto e disperatissimo", puoi ben comprendere, non ti alleggerisce lo spirito... ;-)
Posted by: Caterina | 08/07/2009 at 23:53