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28/06/2009

Comments

law

Esisteranno anche buoni genitori, ma in materia faccio sempre mia l'esclamazione dell'ultimo Cioran: "Quei figli che non ho voluto, sapessero la felicità che mi debbono!".

stefano

Be', ma anch'io dico che, grazie a me, c'è uno stronzo di meno sulla faccia della terra. Ma quando qualcuno è nato è meglio che abbia buoni genitori.
Il post, però, parlava di qualcos'altro.

law

Perdonami ma non riesco a vedere il successo di un uomo in relazione ad una famiglia: ne vedo invece in relazione alla carità ed alla filantropia disinteressate e sganciate totalmente da un contesto parentale.

stefano

Ancora non ci siamo.
E' relativamente indifferente che F. sia il padre o no.
Il successo è nell'essere capace di essere soggetto affettivo, in grado di dare amore a una persona che, in questo caso, è suo figlio. E non, per esempio, di aver fatto carriera in un'azienda, come sembra essere più apprezzato per gli uomini di sesso maschile. (E poco conta che io qui abbia assunto la prospettiva del figlio. E magari di un figlio che avrebbe voluto avere un padre così).
E' un post sulle aspettative e sui "valori" a cui nella nostra società è condannato un maschio e rispetto ai quali viene pubblicamente misurato.
Peccato, mi pareva di essere stato chiaro.

pio

sei stato, a mio parere, chiarissimo; poi ciascuno capisce ciò che vuole, o ciò che può

neurobi

Sei stato chiarissimo. Dal mio anomalo punto di vista trovo pazzesco che una persona così si senta "fallita".

Però mi rendo conto di essere io l'alieno. Quando dopo 15 anni di lavoro da un commercialista dico alle persone che sto cercando altro e specifico che con altro intendo un lavoro che mi rompa meno i coglioni, mi guardano come se fossi un povero matto.

E forse, in una realtà dove si riesce a definire un essere umano "utile" o "inutile", sono veramente io, il pazzo.

~Q.

io ho un figlio di cui non sono padre
o forse semplicemente io sono padre di mio figlio... ma in ogni caso le tue sono belle parole, credo che tu sia un Amico prezioso.

Andrea

ciao Stefano
una piccola notazione "tecnica"...
mi sembra che sia corretto scrivere "se stesso" senza accento, oppure "sé" da solo.
saluti

stefano

Così dicevano, ma in realtà non c'è nessunissima ragione per non scrivere "sé stesso". In realtà non c'è motivo di trasformare il sé in "se". E' per questo che, da qualche tempo a questa parte, ho adottato anch'io la scrittura "sé stesso/a/i" perché filologicamente più corretta, abbandonando "se stesso".

ls

E' un post che mi ha emozionato e mi ha fatto venire i lucciconi. Hai proprio ragione tu, è il successo più grande anche secondo me...

Caterina

Persino dalla mia prospettiva di donna (moderna, ovvero alle prese con un'emancipazione che non è solo di diritto), mi trovo spesso a sminuire parte delle mie capacità emotive, definiamole così, come se nulla fossero. Addirittura, vivendole spesso come un segno di debolezza. Spirito di sacrificio, dedizione, sostegno, empatia, definiamo a piacimento questi caratteri: resta il fatto che fino a poco tempo fa li ho sentiti come una "colpa" del mio essere. Se questo è l'effetto del contesto sociale su di me, posso solo immaginare quale sia la pressione esercitata sugli uomini.

Andrea

Stefano, ne sai sempre una più degli altri!
*_*

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