Nell'ultimo sogno prima del risveglio di stamane riappariva M.G., con cui nel 1992 ho avuto una breve storia tormentata durata appena cinque mesi. Nel sogno si presentava a lavorare con me. Aveva lo stesso aspetto di allora, quando aveva ventotto anni, e si mostrava particolarmente mite. Sembrava che usasse una sottile tecnica di avvicinamento e, poco dopo, capivo che voleva riallacciare il nostro rapporto nel punto esatto in cui si era spezzato. Era come se tutto il tempo in mezzo fosse passato invano. La cosa che però più mi preoccupa è che nel sogno io mi mostravo non soltanto propenso ad accettare i suoi tentativi di blandirmi ma ne ero persino felice, ero contento che mi volesse di nuovo e lo trovavo molto attraente. Gli ultimi frammenti del sogno li ho visti che ero già sveglio. Ora, da quando è finita la storia con M.G. non ho mai coscientemente pensato che fosse un peccato, non me ne sono mai né dispiaciuto né rammaricato. M.G. mi è capitato di rivederlo, per caso, qualche volta. Prima di alzarmi dal letto ho riflettuto che oggi lui ha quarantacinque anni e mi sono oziosamente domandato se ha finalmente combinato qualcosa in vita sua o se è ancora, come allora, quel borghese viziato che era allora, totalmente a carico di suo padre. In seconda battuta mi ha colpito, come se fosse una vera e propria rivelazione, che da allora sono trascorsi diciassette anni. Era il 1992, ora siamo nel 2009: chi è nato allora è ormai quasi maggiorenne. Tra il me di allora - e la nostra storia - e il me di oggi c'è praticamente un'esistenza che prima non c'era, un'esistenza che ormai è cosciente di sé, desidera e si proietta nel mondo e nel futuro. Chi mi conosce sa già dove le mie rimuginazioni sono andate a parare. Diciassette anni - mi sono detto -, volati in un soffio. Alla mia età di oggi, allora, ho sommato diciassette e ne è venuta fuori l'età che avrò nel 2026 - posto che non accada nulla prima. L'immagine che ne è venuta fuori mi è parsa così improbabile da sembrare uscita da un film di fantascienza. Mi sono detto: sarò vecchio, sarò decrepito, sarò ormai sulla strada di un inevitabile declino, avrò quasi un piede nella fossa. Esagero, forse. E per ora sono solo elucubrazioni senza fondamento ma sta di fatto che legandole a un episodio concreto della mia esperienza - un episodio che mi ha visitato in sogno gettando un ponte verso il presente, per di più - hanno acquistato una inquietante concretezza. Mi sono alzato di pessimo umore. E quello che faceva colazione, davanti alla sua tazza di caffè, non ero più io ma il mio cadavere prossimo venturo.
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