Di Giancarlo Pastore avevo letto qualche anno fa il primo, sconvolgente, romanzo Meduse. Ho comprato anche il secondo, Regina, che per ora sta ancora languendo tra i miei libri da leggere. E poi sono passato direttamente a questo Io non so chi sei, una raccolta di racconti: un genere che notoriamente "vende poco" in Italia. E' un peccato, perché questo libro merita davvero un'ampia diffusione. Ne sono rimasto sorpreso - piacevolmente - perché lo stile e il tono sono diversissimi da quelli del primo romanzo. Dal simbolismo cupo di quello si passa al tono più realistico e lieve di questo, caratterizzato da una leggerezza che tuttavia non è mai superficialità.
Argomento comune di tutti i racconti è l'omosessualità, nelle sue varie declinazioni e manifestazioni, ma soprattutto nella sua quotidianità. La scrittura di Pastore si concentra, da un lato, sul modo in cui i singoli protagonisti vivono la loro omosessualità e, dall'altro, su come essa viene percepita dal mondo in cui vivono e lavorano e su come loro stessi riescono (o non riescono) a conciliare le due cose. Tutti questi elementi si combinano in modo diverso, dando luogo ad altrettante storie personali, a dimostrazione concreta che a parlare di "omosessuali" in generale si rischia l'astrazione.
Molti dei racconti contenuti in Io non so chi sei sono ambientati nei dintorni di Torino - perché Pastore è originario del capoluogo piemontese e rifugge dai facili esotismi - e alcuni sono semplicemente perfetti. Per esempio il primo, Filippo, si concentra sul punto di vista di una madre a cui il figlio, partito per un fine settimana con il compagno, affida il cane di nome Filippo. In un primo momento la donna è diffidente nei confronti dell'animale, che tratta con freddezza e tiene a debita distanza. Solo dopo aver rischiato (o temuto) di perderlo, comincia ad accettare le sue prime manifestazioni d'affetto. Il colpo di genio dell'autore è quello di usare il cane come un simbolo della difficoltà della donna nell'accettare l'omosessualità del figlio e nell'affrontare la società che la circonda. Il cane è, al pari dell'omosessualità, quella "cosa" estranea che irrompe nella sua esistenza e ne sconvolge gli assunti fondamentali, ma diventa allo stesso tempo una realtà a cui ci si può abituare. Calandosi nella storia privata di una famiglia (e, tra l'altro, descrivendo le reazioni dei genitori al coming out del figlio, divenuto a un tratto un estraneo), Filippo ha qualcosa del primo David Leavitt, quello di Ballo di famiglia, con la differenza che il racconto di Pastore è scritto molto meglio. Molto toccante è Ghost whisperer, che affronta un momento doloroso dell'esperienza di molti: la scomparsa della persona amata. Qui il protagonista abbandona la casa che per anni ha condiviso con il suo compagno, prima che questo morisse in un incidente stradale. La sofferenza del protagonista, che aspetta il camion per il trasloco e, allo stesso tempo, un cenno invisibile dell'anima dell'amato, è descritta in modo tale da farne risaltare il valore universale. L'amore è amore, il lutto è lutto, indipendentemente dal sesso dei protagonisti.
Ancora di famiglia si parla in U piscicani. Di famiglia di provenienza e di famiglia di destinazione - nel senso di rapporto con una persona del proprio sesso - e della lacerazione che spesso intercorre tra le due. La sera di Natale il protagonista si ritrova bloccato in un parcheggio mentre scende la neve ed è esattamente a metà strada tra la casa che condivide con il compagno e la casa di zia Ornella da cui dovrebbe festeggiare con i genitori e il parentado riunito. Incapace di decidere se tornare indietro o proseguire, viene visitato dallo "spirito dei Natali passati" che gli fanno sentire acutamente che la sua relazione attuale non viene presa sul serio dalla sua famiglia d'origine, in cui viene ancora trattato da bambino. Per descrivere questo stallo psicologico il protagonista usa una immagine calzante: quando trascorre le feste dai suoi, i tavoli vengono divisi tra uomini e donne. Poi c'è il tavolo dei bambini, dove viene sempre sistemato anche lui, incarnando perfettamente l'omosessuale a cui viene negato il diritto a essere adulto e che viene continuamente risospinto nell'infanzia.
Il desiderio, invece, di un legame più profondo, che vada al di là del puro soddisfacimento sessuale, è il tema di Manca il latte, costruito sulla frattura tra le parole realmente pronunciate dai due protagonisti - uno dei quali è sposato con una donna - e i pensieri (e i desideri frustrati) di quello dei due che vorrebbe qualcosa di più. Il racconto tratta in parte anche dell'incapacità di molti uomini di dare voce ai propri sentimenti e della tendenza a considerare ogni legame come un'offesa alla propria libertà. In Serpenti, invece, Pastore racconta "dall'interno" il dramma di un'omofobia profondamente interiorizzata e la lotta di un ragazzo contro la propria omosessualità. E' l'unico racconto vagamente esotico, ambientato a Los Angeles, ma c'è un motivo: il protagonista ci è andato per incontrare un mai nominato J.N., che si capisce benissimo essere il propagatore delle cosiddette "teorie riparative". Anche qui - come in Filippo, ma con segno inverso - gli animali del titolo, che il protagonista trova nella casa di un ragazzo incontrato in discoteca, lo guardano alla fine con occhio gelido e rappresentano simbolicamente qualcos'altro: forse il suo demone interiore che lo minaccia, forse il finto amico J. N. che lo vuole guarire dall'omosessualità. Di omofobia esteriore, invece, parla Io sono Tommaso, che racconta dal punto di vista di una ragazza lesbica il bullismo dell'ambiente scolastico nei confronti degli omosessuali. Forse è il racconto meno riuscito di tutta la raccolta, anche se ha una conclusione repentina, spiazzante e per nulla consolatoria.
Non mancano un paio di racconti in cui prevale un tono più allegro e scanzonato, quasi da divertissement. Finocchi, per esempio, in cui due uomini si dichiarano il reciproco amore usando esclusivamente il linguaggio dei fiori, e Caravel di cui è protagonista un travestito talmente appassionato di Mina che non si limita a impersonarla sul palco, ma arriva a usare le parole delle sue canzoni anche quando parla con un amico. La raccolta si chiude con Altre meduse, il cui titolo allude al romanzo che ha reso noto Pastore e che ha per protagonista "lo scrittore torinese G. P.". E' un racconto sinistro, dai toni vagamente noir, in cui Pastore si diverte a mettere in scena la propria morte - o la morte del suo alter ego letterario - per mano di uno psicopatico che si finge suo ammiratore.
In Io non so chi sei Giancarlo Pastore si rivela scrittore maturo, che sa attraversare diversi registri, sa divertire e sa commuovere. Ma che soprattutto sa creare, storie che si reggono in perfetto equilibrio e che, già dopo poche pagine, catturano e irretiscono il lettore nel loro mondo, sempre evocato con forza e - questa è la sua grandezza - con economia di mezzi, evitando la duplice trappola della cerebralità da un lato e della banalità dall'altro.
ed è il libro che sto regalando in questo periodo, infatti...
Posted by: suibhne | 25/06/2009 at 04:41
Difficile resistere a certe tue recensioni: so già che lo comprerò.
Un'osservazione, però: non condivido tanto la tua opinione sui "facili esotismi". Non so: non credo sia automaticamente più facile collocare una storia altrove. Ma forse tu alludevi a qualcuno in particolare e io non ho colto il riferimento.
Posted by: fuchsia | 25/06/2009 at 21:39
Sembra che per procurarsi Meduse sia necessario fare un rito vudù. Non si trova da nessuna parte.
Posted by: Totentanz | 25/06/2009 at 23:54
@ toten: credo che ormai sia esaurito da lunga pezza e mai più ristampato. Sai come funziona: non vende, non si stampa.
@ fuchsia: no, no, nessun riferimento occulto.
Posted by: stefano | 26/06/2009 at 11:06
Perchè sconvolgente il primo??
Posted by: LUCA T. | 26/06/2009 at 14:12
Be', se l'hai letto avrai visto che non era certo un romanzo convenzionale e che non affrontava temi e costellazioni psicologiche immediatamente digeribili. Lo intendevo in senso positivo, ovviamente.
Posted by: stefano | 26/06/2009 at 17:03