In Italia due persone dello stesso ancora non possono sposarsi, ma l'associazione Certi Diritti è nata proprio con lo scopo di promuovere questa agenda, favorendo non soltanto la discussione pubblica e, soprattutto, il dibattito qualificato all'interno del mondo giuridico, ma anche l'azione degli interessati. Il principio, insomma è: non abbiamo gli stessi diritti degli eterosessuali, non possiamo sposarci? Ebbene, vi costringeremo a dircelo nero su bianco, impugneremo il vostro rifiuto e percorreremo tutte le vie legali possibili finché qualcosa non cambierà. E' questo il senso della campagna di affermazione civile che l'associazione ha lanciato e che, in questi giorni, ha dato i suoi primi risultati positivi. Con questa azione una coppia omosessuale si presenta all'ufficio anagrafe del proprio comune di residenza e chiede di fare le pubblicazioni di matrimonio. A questo punto, ricevuto in forma scritta il diniego dell'ufficiale responsabile, potrà rivolgersi a uno degli avvocati della Rete Lenford che provvederà a impugnarlo. Qualche giorno fa si è registrato il primo successo: il Tribunale ordinario di Venezia ha emesso un'ordinanza con cui trasmette tutta la faccenda alla Corte Costituzionale, che dovrà stabilire se è costituzionalmente legittimo che alle coppie omosessuali venga impedito di sposarsi. Il contenuto dell'ordinanza è riassunto qui e il sito comprende anche un link al testo integrale, pubblicato dalla guida al diritto del Sole 24ore: ne consiglio la lettura, perché contiene numerosi elementi che recepiscono gli spunti usciti dal dibattito di questi ultimi anni sul matrimonio gay e, più in generale, sul diritto di contrarre matrimonio. C'è quello che molti di noi hanno sempre detto: "Nell'ipotesi in cui una persona intenda contrarre matrimonio con altre persone dello stesso sesso il Tribunale non individua alcun pericolo di lesione ad interessi pubblici o privati di rilevanza costituzionale quali potrebbero essere la sicurezza o la salute pubblica", così come viene sottolineato che il matrimonio è "un momento essenziale di espressione della dignità umana", in base all'articolo 3 della Costituzione. "La norma - implicita nel nostro sistema - che esclude gli omosessuali dal diritto di contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso [...] non [ha] alcuna giustificazione razionale". Il Tribunale di Venezia invita quindi lo Stato a intervenire per rimuovere questi ostacoli e introdurre supporti giuridici perché "ogni difesa formale della libertà, priva di un reale supporto giuridico, è debole e priva di effettività".
Questa ordinanza ha già suscitato qualche reazione scomposta tra i campioni del clericalismo nostrano. Giovanardi, per esempio, si è dichiarato "sconcertato" e ha parlato di "ennesimo provocatorio ed eversivo tentativo da parte di magistrati ideologicamente schierati", come si può leggere da questo articolo apparso sul quotidiano vescovile Avvenire. Leggendo queste parole mi sono immaginato la sua faccia stolida e mi è venuto da ridere. Credo infatti che ci sia più da rallegrarsi che non da arrabbiarsi per questa reazione, che probabilmente ne rappresenta tante altre simili. Una volta la tattica era quella di demandare il controllo e la repressione degli omosessuali alla chiesa cattolica. Nemmeno durante il fascismo fu approvata una legge che punisse esplicitamente l'omosessualità, come invece era accaduto in Germania con il paragrafo 175, per timore che parlandone si potesse trasmettere il "morbo dell'omosessualità" alla maschia gioventù italica, rovinandola. Ora la tattica del silenzio non funziona più e queste persone sono costrette a uscire allo scoperto e ad affrontare la questione, manifestando apertamente la loro ostilità e la loro omofobia. In un certo senso la discussione viene tolta da una zona d'ombra e portata sul nostro terreno. E' vero che le loro posizioni sono ancora contrarie e pesantemente retrive, reazionarie, clericali, improntate a un'ottusità ridicola. Ma è altrettanto vero che non possono più tacere e ogni volta che aprono bocca fanno sfoggio della loro imbecillità. Allo stesso tempo coloro che prima erano solo oggetti - di scherno, di disprezzo o di silenzio - diventano soggetti attivi che prendono in mano l'iniziativa.
So che c'è chi non vorrebbe che questa pratica dell' "affermazione civile" prendesse troppo piede perché paventa il rischio che, quando anche altri tribunali italiani si fossero pronunciati a favore delle richieste di altre coppie omosessuali rimandando la palla alla Corte Costituzionale, il Parlamento (attualmente composto come sappiamo) potrebbe intervenire con una legge che esplicitamente vieti i matrimoni tra persone dello stesso sesso o, addirittura, con una modifica della Costituzione in questa direzione. A parte il fatto che qui siamo nel regno delle pure ipotesi e delle paure anticipate, questo non è un buon motivo per non fare nulla e attendere passivamente che accada qualcosa. Come è avvenuto di recente anche con il caso Englaro, occorrono delle persone che costringano gli immobilisti a uscire dalla loro palude e a prendere posizione, affermando che serve la certezza del diritto e non l'aggiustamento provvisorio di un compromesso stretto in penombra, lontano dagli occhi di tutti. Tutto ciò che viene sottratto al silenzio e contribuisce ad accrescere il dibattito pubblico è positivo e aiuta il progresso civile di questo paese ancora così poco civile.
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