Il biglietto l'avevo comprato già in dicembre perché tanto, pensavo, l'Alcatraz, con tutti i suoi difetti, è comunque vicino a casa mia e ci potevo andare a piedi. Invece i Franz Ferdinand mi hanno giocato un bello scherzo e il loro concerto di ieri è stato spostato al Palasharp, all'altro capo della città. Aggiungiamo pure il fatto che in questi giorni sono abbacchiato e non ho voglia di far nulla, figurarsi andare a vedere i Franz Ferdinand dal vivo. Alla fine però ho raccolto le forze con il cucchiaino e ci sono andato.
Non essendo mai stato al Palasharp, temevo di dover restare in piedi: invece ho scoperto che c'erano dei posti a sedere, il che mi ha rallegrato. Invano, direi, perché poi quando è cominciato il concerto si sono alzati tutti e per vedere il palco mi sono dovuto alzare anch'io. Unica consolazione il fatto che non ero in mezzo al carnaio giù nella "vasca". Lo spettacolo è cominciato in sordina alle 20.15 con l'esibizione dei supporter, i Kissogram, un gruppo berlinese mai sentito nominare (almeno non da me), che ha fatto nove pezzi, senza infamia e senza lode, alcuni anche abbastanza carini e giocosi - ma mentirei se dicessi di saper distinguere una canzone dall'altra.
Intanto, a poco a poco lo spazio si è gremito e l'età media è abbastanza bassa, tanto che a me pare di essere un tardone, un relitto del pleistocene. I Franz Ferdinand salgono sul palco verso le 21.40 e attaccano subito con la canzone che me li fece conoscere: (The Dark of the) Matinée. Siccome sono senza carta e penna, non ho modo di appuntarmi la scaletta e di memorizzarla non se ne parla nemmeno: non ho mai avuto ottima memoria e ormai il decadimento neuronale galoppa. Mi limito a tenere il conto dei pezzi, che nemmeno riconosco tutti. Dopo Matinée arrivano altri singoli trascinanti come Do You Want to e No You Girls. I titoli che mi sfuggono sono soprattutto quelli dell'ultimo album, ascoltato poche volte e distrattamente: tranne qualche canzone, le altre si confondono tra di loro. La scelta dei brani, però - quattordici nel concerto vero e proprio e quattro nel bis -, conferma che loro stessi sono consapevoli della forza del primo album, da cui infatti attingono in abbondanza.
Mi accorgo quasi subito però che l'amplificazione è esagerata e dagli altoparlanti il suono si trasforma in un boato in cui si perdono le singole sfumature. Nei passaggi di chitarra più sostenuti la voce di Alex Kapranos viene completamente sommersa da questa indistinta ondata sonora e mostra i suoi evidenti limiti. Ho anche la sensazione che il mixaggio non sia granché. In ogni caso i pezzi scivolano via veloci uno dopo l'altro e sembra quasi che i ferdinandi abbiano fretta di finire. Non mancano i piatti forti come Michael e Take Me Out. Del repertorio, comunque, vengono privilegiati i pezzi più "casinari", senza mai far riposare le orecchie - e dopo poco io sono già completamente frastornato -, sacrificando le cose più melodiche, che potevano servire da cuscinetto, come Eleanor Put Your Boots on o Katherine Kiss Me. Non ci sono, almeno nel corpo centrale del concerto, grandi guizzi di fantasia e l'esecuzione dei brani è piuttosto fedele alla versione su disco. Solo in Walk Away e in 40 Feet il chitarrista Nick McCarthy si concede qualche ricamo sulla melodia del pezzo. Man mano che il concerto procede, infatti, ho sempre più la sensazione che se Alex Kapranos è l'elemento carismatico, il catalizzatore della band - quello a cui io personalmente lancerei volentieri le mutandine sul palco come la groupie più convenzionale -, quello davvero bravo sia proprio Nick. Gli altri due, il batterista Paul Thomson e il bassista Robert Hardy, sono praticamente inesistenti dal punto di vista scenico-coreografico: fanno il loro mestiere e basta.
Il bis comprende quattro pezzi, tra cui Jacqueline, Outsiders e un'eccessivamente sbrodolosa This Fire, che però pare faccia impazzire il resto del pubblico. E' in questa parte che i Franz Ferdinand si abbandonano a qualche sperimentazione più impervia, come il lungo pezzo strumentale che - se non erro - nell'ultimo cd segue direttamente Lucid Dreams. Il concerto si conclude alle 23.15 circa, dopo poco più di un'ora e mezzo. Nel complesso non l'ho trovato all'altezza delle mie aspettative: anche dopo avere visto alcune loro performance live su dvd, sono convinto che è meglio ascoltarli su disco. Quando esco dal Palasharp sento rumore di elicotteri. Scendendo in metropolitana mi accorgo che è tutto nella mia testa. Come se non bastasse, mi sembra pure di sentire delle vocine, come quelle che normalmente nei film horror ossessionano i posseduti dal demonio.