Sono riuscito leggere un romanzo inglese di 440 pagine in due giorni, tra il 24 e il 25 dicembre. Ero a casa dei miei e mi sembrava brutto portarmi dietro il laptop per tradurre, perciò, mentre loro guardavano la televisione, io sono rimasto nell'altra stanza a leggere. Avevo scelto un libro leggero, un giallo, perché non volevo impegnarmi troppo. Alla fine il romanzo si è rivelato essere qualcos'altro rispetto a quello che mi ero immaginato o anche aspettato. Si tratta di The Chimney Sweeper's Boy (Il figlio dello spazzacamino) di Barbara Vine (ovvero Ruth Rendell, che usa questo pseudonimo quando pubblica gialli non tradizionali, ma di natura più psicologica). Se qualcuno fosse interessato a leggerlo - o l'avesse ora tra le mani - è meglio che non vada avanti perché, ne sono certo, gli rovinerei la sorpresa.
Il romanzo parte a ritroso, dalla morte del suo protagonista, lo scrittore settantunenne Gerald Candless, che lascia due figlie inconsolabili - Sarah e Hope - e una moglie molto più giovane di lui che, invece, non ne poteva più. Non perché il marito la maltrattasse o la tradisse: no, nulla di tutto ciò. Gerald Candless la trattava con assoluta indifferenza, mentre adorava le due figlie per le quali era un padre modello. Ed è proprio una delle due, Sarah, che accetta di scrivere un libro sul padre, su incarico di un vecchio editor di Candless. Per farlo, però, si mette a fare delle ricerche sulla biografia del padre. E qui cominciano le sorprese. Innanzitutto scopre che Gerald Candless non è il vero nome del padre e che della sua vita, prima dei venticinque anni, non si sa nulla. Incarica uno studente spiantato perché prosegua nelle indagini e, a poco a poco, i fili del mistero si sciolgono, fino alla rivelazione conclusiva.
Che cosa è successo, quindi, di tanto grave da spingere il protagonista ad abbandonare la sua vecchia identità, i suoi famigliari e ad assumere un nuovo nome per iniziare una nuova vita? E' su questo punto che s'innesta il "secondo romanzo" che non mi aspettavo di leggere. L'autrice dissemina numerosi indizi nel corso della narrazione, sicché il disvelamento finale non giunge del tutto inaspettato. Il racconto alterna il susseguirsi delle indagini e il progressivo accumularsi delle scoperte con una serie di flashback sulla vita del protagonista dopo il cambiamento di identità. Per farla breve, The Chimney Sweeper's Boy è anche un romanzo sulla negazione della propria omosessualità e sulle conseguenze che questa negazione ha sull'identità di un individuo.
Gerald - che in realtà si chiamava John Ryan - era nato nel 1926 in una famiglia cattolica di origine irlandese. Due fratelli - John e Desmond - sono omosessuali. Il primo, John, vive la propria omosessualità come una condanna, tormentandosi in segreto. Desmond, invece, sembra viverla in modo più spensierato, quasi con orgoglio ante litteram. L'evento che spinge John ad abbandonare la famiglia e a ricrearsi un'identità è l'incontro casuale, sfociato in un contatto sessuale, proprio con il fratello tra i vapori di una sauna pubblica a Miles End.
Una reazione esagerata? Una trama improbabile? Forse, ma non se la si legge con intento metaforico. La vita di John/Gerald è tutta all'insegna di una finzione e se non è proprio realmente così per chi nega la propria omosessualità, lo è dal punto di vista della percezione interiore della propria esistenza. Negare una parte così importante di sé significa accettare di vivere perennemente con una maschera addosso. La parte rimossa riemerge, nel caso del protagonista, sotto forma di letteratura: a più riprese le figlie e la moglie ricordano che il padre sosteneva di non inventare niente nei suoi romanzi, ma di trarre tutto dalla vita reale - il che fornisce ulteriori indizi al lettore. E, in questo senso, si aggiunge un'ulteriore riflessione sul senso della scrittura letteraria e sul legame che può avere con la vita dell'autore.
A chi pensasse che la reazione di John/Gerald è eccessiva va ricordato che l'omosessualità, nel Regno Unito, era penalmente perseguibile fino al 1967 e che chi si esponeva in prima persona rischiava grosso. Nella parte finale del romanzo c'è una splendida ricostruzione - in prima persona, tratta da un "testo inedito" scritto dal protagonista - di una scena di cruising in un parco londinese. Qui viene fuori la narratrice di razza: si ha davvero la sensazione di entrare nella testa di un uomo omosessuale che vive le sue prime esperienze nella seconda metà degli anni quaranta. In questo momento, quindi, The Chimney Sweeper's Boy diventa anche un romanzo "storico" sui generis. Molto più di quanto mi aspettassi all'inizio, per l'appunto. Tanto da farmelo leggere compulsivamente - e quasi senza pause - in due giorni.
sembra interessante in un modo che non avrei mai immaginato a priori, grazie. (ti ho scritto un'email.)
Posted by: manu | 28/12/2008 at 20:49
e tradotto ancora non c'è?
Posted by: pio | 29/12/2008 at 20:09
@ mardin: ho visto. ti risponderò. Con calma :)
@ pio: credo di no. A meno che non l'abbiano pubblicato quelli di Fanucci con il nome di Ruth Rendell.
Posted by: Stefano B | 29/12/2008 at 20:11
sorry non ho letto i commenti
Posted by: ssynth | 31/12/2008 at 07:08
sempre amata alla follia, è tradotto in italiano?
Posted by: ssynth | 31/12/2008 at 07:08