Sto sviluppando un'insofferenza, che sconfina nella vera e propria detestazione, verso un ministro in particolare del governo Berlusconi. Mi riferisco a Maurizio Sacconi, uno dei tanti ex-socialisti che, convertitisi al verbo del piazzista di tappeti, hanno ingrossato le fogne - pardon, volevo dire le file - di Forza Italia e ora infestano il Parlamento. Sacconi è ministro per il welfare, il lavoro e la salute e, in questo suo ruolo, ci sta dando dentro per smantellare tutt'e tre. Se l'opposizione non farà davvero quello che dovrebbe fare - cioè opposizione, dura e intransigente - e continuerà a cercare quell'astratto "dialogo" che ormai è diventato una specie di pietra filosofale o di sacro graal, probabilmente ce la farà. Certo è che il nostro benemerito ce la sta mettendo tutta per rendersi simpatico.
In questi mesi è riuscito a distruggere il poco di positivo che il governo Prodi aveva fatto nella precedente legislatura. Come prima cosa ha disposto "l'abrogazione dell'obbligo delle dimissioni volontarie su modulo del ministero del lavoro". Con la legge n. 188 del 17 ottobre 2007, se un lavoratore voleva dare le dimissioni doveva farlo usando un modulo numerato - e quindi progressivo - del ministero del lavoro, per scoraggiare la diffusa pratica ricattatoria di alcuni datori di lavoro che usano far firmare dimissioni in bianco ai neo-assunti (e, in modo particolare, alle neo-assunte) da retrodatare poi quando il (o la) dipendente sono diventati troppo scomodi ma non possono essere licenziati tout court. In secondo luogo ha ripristinato il "lavoro intermittente", cioè il "lavoro a chiamata": il datore di lavoro chiama il dipendente solo quando ne ha bisogno. Quando non ne ha bisogno, il lavoratore è "a disposizione" e riceve una piccola indennità, che ovviamente "è esclusa dal computo di ogni istituto di legge o di contratto collettivo". Se però si ammala, nel periodo della malattia non riceve l'indennità e - come se non bastasse - deve informare il datore di lavoro. Se non lo fa, perde l'indennità per ulteriori quindici giorni. Questo è quello che prevede il decreto attuativo del precedente governo Berlusconi e che ora è tornato in vigore.
Poi, siccome non è il caso di comunicare all'agnello che stanno per macellarlo - potrebbe ribellarsi, in effetti - e per ogni evenienza è sempre meglio mascherare le proprie intenzioni rovesciando il senso originario delle parole, ecco che a queste belle misure viene apposto il titolo di "Liberare il lavoro". Più che un eufemismo, una sonora presa per il culo. O, forse, una verità: dopotutto il buon Sacconi vuole "liberare il lavoro" in quanto astrazione, in quanto puro concetto. I lavoratori, invece, è meglio tenerli incatenati. Per soprammercato, se qualcuno s'incazza - magari durante un discorso dello stesso Maurizio Sacconi a un congresso della Cisl - e lo fischia, lui non trova di meglio che mandarlo "affanculo". Come il suo capo di partito, neanche lui ama le contestazioni - figurarsi i fischi, poi - e vorrebbe ricevere solo applausi e vedere solo i volti radiosi di quei lavoratori il cui lavoro è stato "liberato" nel modo suddetto.
Basterebbe questo per tracciare un profilo dell'ex-socialista Sacconi, ma lui, non pago di quanto già fatto, non vuole lasciare più margini di dubbio sulle sue intenzioni. E' di oggi la notizia che il governo ha revocato il decreto dell'esecutivo Prodi che "estendeva i livelli essenziali di assistenza (i Lea) a nuovi servizi e categorie: dal dentista per gli indigenti alla fornitura di apparecchi per la mobilità, al parto indolore". Sentite le critiche, lo spiritoso Sacconi ha commentato: "Il decreto del governo Prodi era un atto puramente elettorale. (...) La protesta fa parte di una logica vetero-sindacale".
Come si suol dire: tra tutti i ministri di questo governo, il più pulito ha la rogna.
Ma la vera tragedia è che la gente se ne frega, non capisce, non sa. Ieri al lavoro abbiamo avuto l'assemblea sindacale: non si è parlato d'altro che di questo magnifico aumento che ci è stato elargito col rinnovo del contratto (94 euro lordi in 18 mesi: le nostre vite cambieranno radicalmente). Per il resto è stato solo un discreto trillare di telefonini (alcuni dei quali decorati con adesivi della Lega)e una spasmodica ricerca di una sedia ben esposta al sole per tener viva l'abbronzatura.
Posted by: fuchsia | 25/07/2008 at 22:42