Se volessi fare il razionale a tutti i costi dovrei dire che la segmentazione del tempo è una faccenda arbitraria: un anno è sempre un anno indipendentemente da quando si comincia a calcolarlo. Se il 10 settembre 2007 - nomino una data a caso - avessi ripensato al 10 settembre 2006 avrei dovuto constatare che era passato un anno. Ogni giorno è passato un anno rispetto a un anno prima: constatazione banale, financo tautologica, riassumibile nella frase "Un anno fa era un anno fa". Se non lo facciamo è perché tutti questi giorni sono un fiume compatto e indistinto che ci scivola addosso, senza che noi ci badiamo. Che cosa c'è dunque di diverso nella notte a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio rispetto alla notte tra il 9 e il 10 settembre? Cambia la numerazione dell'anno, è vero, ma non è che l'anno che si conclude è più "anno" di tutti gli altri anni. Eppure lo notiamo, siamo costretti a notarlo, perché gli si attribuisce un valore maggiore rispetto alla stessa durata segmentata però in maniera diversa, con un diverso punto di partenza e un diverso punto di approdo. Quello che ci scivolerebbe di dosso senza dare nell'occhio richiama invece la nostra attenzione. La richiama, aggiungo, nostro malgrado - o, almeno, mio malgrado. E questo accade tutti i 31 dicembre e tutti i 1° gennaio. E' come una pietra che ci si para davanti e ci ostacola il cammino. A dire il vero avviene anche con altre date, che però hanno un valore del tutto personale. C'è chi conta gli anni dal giorno della propria nascita, del proprio matrimonio, dal giorno della morte di una persona cara, dal giorno in cui ha conosciuto il proprio amore, da quando ha comprato il primo cd di Madonna. Però, essendo tutte queste celebrazioni individuali, scompaiono nel magma dell'indifferenza generale e non catalizzano su di sé l'attenzione di tutti. A ognuno le sue festività: non fanno alcun male. Il macigno del "Capodanno" ha invece su di me un effetto devastante. In primo luogo perché, a causa della sua visibilità, mi costringe a osservare quello che normalmente cerco di non notare - o di non notare troppo, almeno -, ossia che il tempo è passato, sta passando, passerà. E il passare del tempo - anno dopo anno, segnato qui da questa ricorrenza - ha come corollario il fatto che anche noi, soggetti percipienti, passiamo, ci consumiamo, moriamo (perché - sia detto senza alcun intento da menagramo - vivere equivale a morire, cioè si comincia a morire nell'esatto istante della propria nascita, nel caso in cui qualcuno non se ne fosse accorto): Tempora mutantur, nos et mutamur in illis. Però io preferirei che non me lo si ricordasse in maniera troppo smaccata, gradirei non essere testimone di questa progressiva erosione di sostanza vitale. Accanto al passare del tempo, il ripetersi ostentato del Capodanno - con i suoi festeggiamenti - mi costringe a pensare alla ciclicità degli eventi. Questo effetto - il trascorrere del tempo e della vita, la ciclicità degli eventi - è potenziato dal fatto che in questo periodo le festività si inanellano una dietro l'altra: prima l'improvvido Natale (che fa di tutto per imporsi con la sua sguaiataggine, insopportabile a chiunque abbia superato l'età di anni dieci), poi la notte di Capodanno e, infine, l'Epifania. Che io accolgo con gratitudine proprio perché "tutte le feste si porta via" e mi riconduce alla normalità dell'indistinto, alla banalità del tran tran quotidiano, spazzando via quel sovrappiù di sensibilità isterica a cui mi hanno obbligato le altre due festività. Tutto questo ha come conseguenza la tendenza a fare bilanci - che non faremmo il 10 settembre -, a chiederci (come sto facendo io) se quest'anno è stato un annus horribilis o un annus mirabilis. Nel mio caso non so darmi una risposta, se non ambigua e ambivalente: è stato sia l'uno che l'altro. Peccato che, in questi giorni, tendo più a vedere il nero, come se il collo mi si fosse paralizzato con lo sguardo puntato unicamente sulla mia zona d'ombra e non c'è verso di fargli vedere un po' di luce. Ad aggravare il quadro si aggiunga il fatto che - sarà per un'idiosincrasia personale - io detesto i festeggiamenti obbligati. Se qualcuno mi ordina che io devo essere felice perché è d'uopo che, in una certa circostanza, si debba essere felici, io m'intristico immediatamente, e la mia tristezza assume toni assai cupi. Tanto più cupi in un'occasione come il Capodanno (e il Natale) in cui la visibilità della segmentazione temporale - con i suoi messaggi di mortalità e reiterazione - mi spinge già tra le braccia dei miei bilanci atrabiliari e delle mie conseguenti depressioni (con annesso calo, anzi crollo, del tono vitale e della già scarsa autostima). Sarei capace di piangere di nera disperazione tra le giostre di una fiera. So di non essere l'unico, perché man mano che si avvicina la fatidica notte avverto intorno a me l'ansia di chi, di per sé, non festeggerebbe, ma incomincia ad agitarsi ed è persino disposto a passare quella notte in mezzo a emeriti sconosciuti pur di non essere escluso dal grande rito sociale - come ho fatto io tre anni fa, giurandomi: mai più, piuttosto la castrazione chimica. Ma, ripeto, sono solo piccole manie di un nevrotico, cinico e misantropo. A tutti gli altri auguro una buona fine. La fine - in ogni caso - arriverà comunque.
A volte ho passato da solo il capodanno. Non avevo cercato quella solitudine ma non potei farci niente; un paio di volte rifiutai soluzioni dell'ultimo minuto, che hanno almeno il pregio di essere palesemente ipocrite.
Lo scorrere del tempo lo vedo, più che dal calendario, guardando e ascoltando i miei. E in quei frangenti vorrei non avere nessuna percezione temporale.
Se può servire a rinforzare l'odio festivo, potrei invitarti; così da permettere, col conseguente diniego, di crogiolarti ancor di più nei "bilanci atrabiliari" (che a dirla tutta, sono una vetta inarrivabile ;-P). Ma questa potrebbe chiamarsi cattiveria ;-).
Visto che può esserci anche qualcosa di mirabilis tra i recenti ricordi, potrà succedere che tornino alla mente e chi se ne frega se sarà capodanno o meno :-)
Posted by: sacherfire | 29/12/2007 at 00:36
Mah, non è che io voglia a tutti i costi passare il capodanno da solo, però è evidente che se lo passo con qualcuno, vorrei che fossero poche persone che conosco, al limite anche una sola. L'anno scorso me ne sono stato (di proposito) da solo. Ho certamente sempre evitato come la peste luoghi tipo ristoranti, discoteche, locali et simili.
Posted by: stefano | 29/12/2007 at 00:39
Di solito, proprio per evitare questa connotazione funerea che comunque è insita nel capodanno, si augura buona fine *e buon principio*. Ma ti capisco bene, ci sono troppi elementi strani nelle feste perché non appaiano una specie di grande rito masochistico di massa. Sono collocate in un periodo fra i più freddi dell'anno; e soprattutto, corrispondono più o meno al solstizio d'inverno, quando il sole resta con noi il meno possibile, per scapparsene da chi gli vuole più bene (come avrebbe detto Hölderlin). Sono giorni in cui ci si rende conto che il buio e il freddo, in fondo, sono le condizioni normali dell'universo, e non è un bel sentimento. Inoltre, è ovvio che l'imperativo "divertiti!" è uno di quei double bind che avrebbero fatto felice Watzlawick. (Un po' come ordinare a un bambino: "Gioca!").
Infine, ti sei mai chiesto perché si usa dire "sotto Natale"? Io me lo sono sempre immaginato come un enorme mattone, dal quale spuntano i quattro arti del malcapitato che si agitano impotenti nel tentativo inutile di sfuggire al peso che lo schiaccia.
Posted by: Mauro | 29/12/2007 at 07:34
Ci dimentichiamo che il tempo è l'unica grandezza fisica non definibile in maniera esaustiva,eppure è quella che uccide tutti (è il memento mori di ogni cosa).Tutte le definizioni scientifiche,filosofiche e personali del tempo sono tautologiche.Per misurarlo ci si rifà all'osservazione della ciclicità degli eventi, ma anche questi sono immersi nel tempo.Ad ogni modo, perdonami, ma voglio augurarti un buon anno nuovo o se vuoi, un buon tempo futuro.Ciao.Climax
Posted by: climax4nemesis | 29/12/2007 at 11:12
@ mauro: è vero. Non si dice "sotto Pasqua", mi pare. Mi piace quell'immagine che, per mandare in solluchero un "kafkiano" come te, mi fa pensare davvero a uno scarafaggio spiaccicato da un enorme macigno.
@ climax: grazie, auguri di "buon tempo futuro" accettati. Come dice T.S. Eliot: "Time present and time past / Are both perhaps present in time future, / And time future contained in time past." Date le premesse, speriamo non sia un disastro ;-)
Posted by: stefano | 29/12/2007 at 11:17
OT:
ciao e scusa il messaggio un po' off topic.
Ti volevo segnalare un'iniziativa: in queste vancanze, infatti, noi di QueerWay abbiamo lanciato un social network queer.
L'idea è quello di creare un posto in cui poter raccogliere tutte le nostre notizie e le nostre opinioni e di mettere a disposizione uno strumento per aprire una finestra su quello che pensa la comunità all'interno del proprio blog.
Se vuoi dare un'occhiata, questo è l'indirizzo :
http://www.queerway.it/dblog/newsnetwork.asp
Spero che l'idea ti piaccia.
Posted by: TheQueer | 29/12/2007 at 11:44
Ciao, approfitto di questo tuo post per invitarti ad una stupefacente festa sudamericana di fine anno!
Senti che programmino:
- menu fisso, pesce oppure carne
- orchestra di accompagnamento
- spumante 3,2,1
- trenini
- karaoke
- varie ed eventuali
Se la cosa, come credo, ti interessa, lasciami un messaggio che ti passo l'indirizzo.
Ah, dimenticavo, è d'obbligo un abbigliamento multicolore!
Pronto al party? peppè pereppeppè, peppè pereppeppè, braziiiilll, a e i o u ipsilon!
:)
Posted by: larvotto | 29/12/2007 at 11:48
Larvy, ma ci sono anche le salamelle fritte e tanta fica (pardon my French)? Se no non vengo! :)
Posted by: stefano | 29/12/2007 at 11:52
il commento di larvotto mi ha fatto ridere assai. ed ho riso ancora di più pensando alla tua foto in alto a sinistra cambiata in stile "ultimo dell'anno" :)
Posted by: Yoshi | 29/12/2007 at 12:27
Beh, Stefano, ma mica mi occupo solo di Kafka e scarafaggi. Per esempio, a corredo del mio ultimo post ho messo ieri la fotografia di un giovane di eccezionale bellezza.
(Cosa non si farebbe per convincere cadavrexquis a visitare il tuo blog. Mi vergogno da solo).
Posted by: Mauro | 29/12/2007 at 17:39
essendo le ultime ore del 1° gennaio mi pare proprio il caso di farti e fare a tutti gli auguri.
auguri di poter tornare a farci i fatti nostri, belli o brutti che siano, in quella difficile e insopportabile quotidianità ove cambiamo ogni giorno il mondo per quel che possiamo.
ho odiato come mai prima questi giorni di festa forzata, al finale di un anno e in una nazione ove c'era ben poco da festeggiare.
e non mi sono suicidato oggi o ieri né sono andato in sauna a fare casual sex non protetto come forma di protesta.
domani è un mercoledì qualsiasi.
che bello.
Posted by: paolo | 01/01/2008 at 21:18