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29/12/2007

Comments

paolo

credo tu abbia toccato un punto cruciale, la "nominabilità" dell'atto sessuale e la possibilità di costruire a partire da questo una coerente percezione di sé.

da adolescente mi sono reso conto della profonda verità di un modo di dire infantile: "la parola maledetta resta in bocca a chi l'ha detta".
questa parola è l'omosessualità: in un paese ipocrita come l'Italia la praticano ogni giorno migliaia di padri di famiglia, nelle aree di sosta dell'autostrada e degli autogril, salvo poi chiamare gli altri "gay".
e non parliamo neppure di quanto succede nei paesi islamici, a proposito di fare e non dire.

tutte le religioni monoteiste hanno in comune una difficoltà: fare i conti con l'autopercezione di sé legata al desiderio, il mostro inafferrabile e spaventoso... per contenere il quale sono probabilmente nate.

fai anche bene a legare la relativa "liberalizzione" del comportamento omosessuale alle problematiche che la mostra di Lachapelle esplode.

fra le tante derive della cultura occidentale "essere gay" è un cul de sac?
è un processo nevrotico? figlio non desiderato del positivismo catalogatorio e strada senza uscita del pensiero occidentale?
nelle forme da noi praticate (per costrizione e per autodifesa, nel bene e nel male), sì.
per questo mi fa allo stesso tempo schifo definirmi gay (limitativo a dir poco) eppure ho preso un bel 64% di gaytudine attraverso il misuratore che hai segnalato qualche post fa.

la mostra di Lachapelle fa i conti con tutto questo, e porta la domanda "dove stiamo andando?" a un grande nodo (malattia?) della civiltà attuale: l'ipertofia d'immagine.

prima della mostra, Lachapelle mi lasciava dubbioso con quel suo concentrato di cinismo esibito. dalla mostra in poi, lo considero un autore scomodo e doloroso.

sono stato all'inaugurazione, dove c'era anche Amanda Lepore in persona: bellissima e minuta, un bonsai perfetto di quell'umanità problematica e celebrata da Lachapelle.

ho l'impressione che come "gay" godiamo dello spazio di McDonald's o D&G: è il consumismo che ha relativizzato tutto e ci ha laicamente imposto come cittadini del web e del mondo.

a quasto "danno", ossia precarietà del nostro status vivendi interlacciato all'occidente consumista e alla fatica (c'è che di noi non si dà per vinto e -come un pioniere emozionali- cerca bonificare e dar nome a zone della coscienza finora non mappate), c'è la beffa: viviamo in Italia.

l'Italia strapaesana che fa finta di non vedere e non accorgersi (la Moratti, Formigoni, tutta la destra), con una sinistra ancora più goffa (o laida). prendono ordini dalla Chiesa perché sanno di essere seduti su un vulcano e che -più parola al desiderio- perderebbero tutti il posto.

questo è il motivo per cui la Spagna ci ha fottuti (saper dare alle cose il loro nome, accettarsi un po' di più per quel che siamo). né per uscire dalla risacca può bastare Sgarbi a mo' di Putto Vendicatore.

ho una proposta di lotta e un obiettivo da proporre, consono alle nostre capacità.

organizzare fare un coming out e outing di massa, per trasformare finalmente l'Italia in un paradiso turistico (gay e non solo) di arte, cultura, spettacolo, buon cibo, musica.
altro non vogliamo fare:

e con Carla Bruni all'Eliseo, avere noi Amanda Lear (non Lepore) come Presidente del Consiglio.
Presidenti di Camera e Senato? Cristina e Maurizio dei Krisma.

Lenny Nero

Io l'ho vista sabato.
Il mio boy sapeva a malapena chi fosse La Chappelle, d'altronde lui è espero di arte medievale.
A parte il fatto che pure lì ha visto piu' madonne e santi che in una chiesa, seppure sui generis, già all'ingresso, vedendo il manifestone gigante con scene dal diluvio ci chiediamo: "oh, ma Suora Letizia è distratta?".
Insomma, il sesso impera nelle foto di DLC.
Ma temo che la risposta sia piu' banale: DLC, nel bene e nel male (a me personalmente dopo un po' fa scattare attacchi di epilessia e vedo draghi rosa che mi volteggiano intorno alla testa) è un nome stra-arci-noto.
Questa era una mostra-tributo in cui c'è tutto lo scibile e immaginabile di DLC.
Se l'avesse censurato il giorno dopo i giornali di mezzo mondo si sarebbero scatenati, con toni polemici o di sberleffo.
Forse qualcuno l'ha solo informata che c'è un limite al ridicolo.
Non ho sentito polemiche neanche da parte di prelati, ma quelli hanno imparato ad agire in silenzio (o a visitare la mostra in incognito!).
Comunque usciti dalla mostra il commento del mio ragazzo è stato: "Mi ha stuprato gli occhi!".
Così l'ho portato a vedere la mostra del mio amatissimo Lynch.
Quadri materici e neri e soprattutto donne fallo-dotate ovunque!
Ma di nuovo, te la immagini la notizia: Letizia Moratti censura David Lynch?
Magari finalmente si è fatta una doccia fredda con l'acqua santa!

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