"Dovevo andare a Vienna". Così comincia il mio sogno e proprio con il verbo "dovere" comincia anche la breve trascrizione che ne ho fatto sul mio diario, la mattina appena sveglio. Sono in un negozio che assomiglia vagamente alle Messaggerie Musicali di Milano e sto cercando, nella sezione dedicata ai viaggi, qualche guida e cartina della capitale austriaca. Mi capita tra le mani una specie di ventiquattrore di tessuto che contiene vari dépliant e brochure: è tutto gratuito, perché è dell'Ente austriaco per il turismo. Vado alla cassa, dove c'è una ragazza nera che mi vende il biglietto aereo. Partirò il giorno dopo. La mattina successiva, infatti, vado in aeroporto di buon'ora: l'aereo dovrebbe decollare alle 8.41. Davanti ai banchi del check-in, che assomigliano a un'agenzia di viaggi, aspetto che arrivi il mio compagno di viaggi. E' un amico: anche lui è nero ed è un ragazzo molto corpulento, come se ne vedono spesso negli Stati Uniti, in stile un po' hip-hop. Nel frattempo decido di farmi registrare per il volo, ma quando guardo il biglietto mi accorgo che la destinazione non è Vienna, bensì Londra. Mi hanno venduto il biglietto sbagliato - e per di più ho pagato, di sola andata, novecento euro! Vado dall'addetta ai banchi di registrazione pensando che magari mi farà partire lo stesso per Vienna. Anche quest'impiegata è nera, ha capelli corvini e lisci, pettinati un po' a caschetto, e le labbra dipinte con un rossetto molto scuro, quasi viola. Mi dice che non può fare nulla e devo andare in biglietteria a cambiare il biglietto, comprandone uno nuovo. Nel frattempo mi accorgo che l'aereo partirà alle 9 in punto: mi dirigo agli sportelli, incerto se ce la farò. So che nel sogno sono arrabbiatissimo con me stesso per non avere controllato quando mi è stato venduto il biglietto. E qui mi sveglio.
Naturalmente la faccenda più strana di tutto il sogno è la presenza costante di questi neri. In un certo senso era quasi come se fossi in qualche città americana e non a Milano - chissà, forse Dallas o Atlanta. C'è anche un elemento molto realistico, cioè la distrazione con cui compro il biglietto sbagliato accorgendomene quando è troppo tardi. Con i biglietti aerei non mi è mai accaduto, ma in altri frangenti sì. A me, che soffro di "sindrome del controllo" e a fatica riesco ad allentare la presa, accadono cose che mi dimostrano che non posso, proprio non posso, controllare tutto: un insegnamento, questo, del mio inconscio? Curioso è poi il fatto che io "debba" - e non "voglia", evidentemente - andare a Vienna, che effettivamente è una città che non mi fa impazzire, perché troppo ingessata per i miei gusti e mi venga venduto "per sbaglio" un biglietto aereo per Londra - facendomelo pagare caro: qualche significato simbolico? -, che è invece la città europea che, con Berlino, di gran lunga preferisco. Se qualcuno nel sogno mi gioca uno scherzo e fa uno sgambetto ai miei piani, lo fa per realizzare i miei desideri e intralciare invece i miei doveri. Sembra che i neri rappresentino quella parte di me che vorrebbe lasciarsi andare al piacere e all'istinto. E tutto in previsione di un viaggio, lo stato in cui si confondono sospensione dei ritmi abituali, fuga da un presente opprimente, ricerca di un'alterità negata...
Mi sconvolge l'accuratezza e precisione con le quali racconti le cose.
Non ti conosco...ma capisco che sei un uomo di cultura e di "mondo"!
Se l'avessi fatto io questo sogno,sicuramente la città in cui sarei dovuto andare sarebbe stata Parigi,che io adoro,e che preferisco tra tutte quelle citate da te nel post...eheh!
Posted by: andrea | 22/10/2007 at 01:07
Su Londra e Berlino concordiamo.
Posted by: Morgan | 22/10/2007 at 16:35