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03/10/2007

Comments

Monsieur Poltron

Adesso è più chiaro, grazie.

rosalux

Forse è anche un modo (dei sani) di sentirsi onnipotenti. Visto che non mi voglio ammalare, non mi ammalerò.
Io da piccola avevo appena avuto coscienza della morte (era morto il mio micio), ma nutrivo la forma convinzione che non sarei morta, se non l'avessi voluto.

stefano

@ monsieur poltron: eh, ma che ti credi, mica ho finito :D !

stefano

@ rosalux: indubbiamente c'è anche questo elemento, è vero. è l'idea che, se vogliamo, possiamo controllare la realtà. il malato più o meno incurabile è un "reietto", perché ci costringe a vedere con è vero. una malattia come il tumore non è contagiosa, ma il "contagio" forse è proprio questo mostrarci la nostra vulnerabilità. indipendentemente dal fatto che noi lo vogliamo o no.

restodelmondo

Sono sopravvissuta a due tumori e a anni di psicanalisi (a posteriori: inutile, o molto meno utile di quanto pretendesse - e dannosa nel ritardare un intervento "scientifico"). I "New Age" e gli psicanalisti che "in fondo la causa del tumore è dentro di te" li manderei tutti a fare un giro in una miniera di uranio, senza schermi per le radiazioni. Ma mi rendo conto di essere *un po'* di parte. ;-)

Cercando di chiosare con qualcosa di meno frivolo e egocentrico: peggio ancora dei pazienti oncologici sono messi i pazienti psichiatrici, ovviamente. I depressi che "si devono solo dare una mossa", le anoressiche che "è colpa di mamma" (mamma ti mostra un dito medio, brava mamma), i bipolari che "occhebbello come sono creativi perché mai vogliono curare la loro specificità" (dimmelo dopo aver passato due giorni in un "mixed episode", tesoro). E il tabù del prendere psicofarmaci che "oddìo, ti danno dipendenza e ti cambiano, hai letto Dr.Jackill & Mr.Hyde". "Andare in terapia", invece, può essere vista come un'attività da intellettuali raffinati: anche se non in tutti gli ambienti sociali, e a patto che fornisca un bel vocabolario per parlar di sé ancor più che soluzioni (ché la terapia può dar più dipendenza di una sostanza chimica: ma non lo diciamo).

Monsieur Poltron

Cadavrexquis: "eh, ma che ti credi, mica ho finito :D !"


Mio Dio, ho creato un mostro! :D

suibhne

Leggendo questo post mi è venuto da pensare come, in realtà, nel Medioevo la psicologizzazione della malattia avesse conseguenze assai meno negative di quanto è avvenuto in epoca moderna e quanto lo stigma fosse vissuto e visto in modo ben più ambiguo e ambivalente. Ma vabbé...

peccato che il romanzo di cui parli sia introvabile... però farò un tentativo, almeno in Svizzera lo troverò, no?

stefano

Il romanzo di Zorn è sempre disponibile, in tedesco. In Italia era stato pubblicato forse una ventina d'anni fa da Mondadori, in una collana degli Oscar che proponeva testi inediti e un po' insoliti. Non credo che sia più stato ripubblicato. Forse lo trovi in qualche libreria dell'usato...

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