Bzzz… Bzzz… Mi vibra il cellulare. Un messaggio. È D. che mi scrive da un’isola sperduta della Grecia – che ora, per ragioni di privacy, non nomino – e mi chiede se posso controllare su questo sito a quanto viene scambiato un euro in lire turche, perché domani intende fare un salto in Turchia e non vuole che lo freghino. Non ho nulla da fare: tempo dieci secondi e scopro che un euro vale più o meno 1,71 lire turche. Gli rispondo subito. Tutta l’operazione è durata meno di un minuto: abbiamo solcato distanze che – penso – solo poco più di dieci anni fa mi sarebbero sembrate insormontabili. Anzi, lo erano. Lui forse avrebbe dovuto telefonarmi (e trovare un telefono pubblico, prima) e io sarei dovuto essere a casa. E l’informazione richiesta avrei potuto trovarla solo in un quotidiano specializzato o direttamente in banca. Eppure è così che si viveva, a quei tempi. Si viveva comunque. Ma non rimpiango nulla: ho già ripetuto alla nausea che la comparsa di diavolerie come il telefono cellulare e internet ha decisamente migliorato la qualità della mia vita. Come minimo mi fa risparmiare tempo e fastidi. Per quanto riguarda il primo, ho resistito per puro snobismo fino al 2000 – anche perché ritenevo che, vivendo per i fatti miei e avendo un numero fisso (anche se non presente in elenco), non c’era motivo di avere anche un telefono mobile (utilissimo invece per tutti quei gay che vivono in famiglia: bisognerà, prima o poi, fare uno studio degli effetti che il cellulare ha avuto sulla liberazione, per lo meno sessuale, di molti gay italiani, mammoni e casalinghi). Per quanto riguarda il secondo, ricordo invece quando lo sentii nominare per la prima volta. Era l’inverno del 1994 e io stavo a Berlino. Condividevo un appartamento del pensionato studentesco di Storkower Strasse, nell’ameno quartiere di Lichtenberg – per chi non conosce Berlino: sto facendo dell’ironia – con lui, che studiava alla Technische Universität. Già allora, per i suoi studenti, l’università tecnica metteva a disposizione aule con computer collegati in rete e aperte tutta la notte. Lo vedevo tornare sempre più tardi – una volta mi disse che aveva perso l’ultima S-Bahn e si era fatto a piedi da Ostkreuz fino a Storkower Strasse – e avevo cominciato a sospettare qualcosa di losco: droga, prostituzione, gioco d’azzardo, tratta delle bianche? Niente di tutto questo: del resto, era un bravo ragazzo che nemmeno beveva birra. Semplicemente, passava ore e ore attaccato a questo nuovo fenomeno di internet. Fu lui, quindi, che me ne parlò per la prima volta, e dovettero passare quattro anni prima che cominciassi a usarlo anch’io. Senza più staccarmene. E se ripenso a tredici anni fa, a me sembra impossibile di avere vissuto in un pensionato studentesco dove non avevo nemmeno una linea fissa, nella metà orientale di una città in cui ancora mi capitava di dovermi mettere in fila davanti ai telefoni pubblici e in cui alle nuove conoscenze chiedevo di mandarmi una cartolina postale se volevano dirmi qualcosa di urgente (perché, nonostante tutto, la posta – prioritaria o non prioritaria – veniva consegnata il giorno dopo essere stata imbucata). Ora, nel 2007, mi sembra impensabile vivere senza internet e senza telefono cellulare e quell’epoca – tredici anni fa – assume quasi i contorni di una mitica “era del cinghiale bianco”. (Del resto, qualche anno fa mi è capitata tra le mani, usata, una copia della rivista gay Babilonia del 1984 e ho provato il medesimo shock: tutti gli annunci personali facevano riferimento a un numero di carta d’identità e a un indirizzo “fermo posta” e la pubblicità non era né di dvd – ancora ignoti – né di videocassette – abbastanza rare –, ma ancora di pellicole in Super 8!).
io per fortuna utilizzavo una scheda abbonamento di mio padre (ne aveva una che non utilizzava). era il 1995 e llasciavo il numero a coloro ai quali scrivevo ai fermo posta. so che mi ami.
Posted by: olona | 19/10/2007 at 17:39
Ma tu non sei solo olona, sei anche troppo avanti. Io sono antico per definizione :)
Posted by: stefano | 19/10/2007 at 17:44
oltre ad internet e al cellulare, io mi chiedo spesso: ma come cazzo facevo prima senza navigatore satellitare?
Posted by: Yoshi | 19/10/2007 at 19:29
Come facevi? Semplice: sbagliavi strada!
Posted by: stefano | 19/10/2007 at 19:43
PS Interessante il tuo ex compagno di stanza. ;)
Posted by: Monsieur Poltron | 19/10/2007 at 20:14
Etero, MA assolutamente delizioso :) E per niente omofobico, come quasi tutti i tedeschi illuminati...
Posted by: stefano | 19/10/2007 at 20:19
Nella mia vita il cellulare è entrato molto, ma davvero molto dopo internet. Ho avuto internet nel '96, c'era solo una miserrima chat java di gay.it in cui la sera era considerato pienone se c'erano venti persone da tutta Italia. Quando finalmente beccavo uno della Campania ero così contento che gli mollavo il numero di casa.
Posted by: totentanz | 19/10/2007 at 21:09
più che altro non arrivavo proprio... :)
Posted by: Yoshi | 19/10/2007 at 21:40