Le infamie di ieri

Manifesto per l'eguaglianza dei diritti

Supporting Israel


Become a Fan

« # 36 | Main | Riscoperte »

17/08/2007

Comments

Disorder

Questo film all'epoca dell'uscita al cinema mi fu stroncato da tutti i conoscenti che l'hanno visto. A me complessivamente piacque: proprio perchè, pur essendo il film "di genere" e non particolarmente originale nella trama e regia, il personaggio di Judi Dench inquieta tantissimo (proprio per i motivi da te spiegati). Davvero brava lei a incarnarlo, anche fisicamente.

Ezio

Ho visto il film di sera, a marzo. Sono uscito dal cinema urtato ma sereno. Nella notte l'ho interiorizzato, il giorno successivo ero intrattabile. Mi sono riconosciuto in entrambe... Nella giovane bisognosa di attenzioni vere e nella vecchia accecata dalla solitudine. Non lo rivedrò, ma si tratta di un bellissimo film. Ciao!

asherel

all'uscita del cinema i miei amici mi volevano regalare un quadernino e delle stelline. sarò grave, dottore?!

(ansia a go-go)

avi

Qualsiasi relazione, di qualunque natura essa sia, è, di per sé, una relazione di potere. Genitori-figli, docenti-discenti, datore di lavoro-fornitore di prestazione...
Il film (e il romanzo da cui è tratto) offre uno spaccato sì di una relazione di potere malsana, in cui il disequilibrio tra i due attori è così ampio da precluderne il mantenimento, ma è anche e soprattutto una perspicace analisi della solitudine, di come questa possa trasformarsi in una prigione da cui non si vuole o non si riesce più a uscire. Barbara sbaglia perché crede di aver trovato una persona altrettanto prigioniera della propria solitudine, e sbaglia perché crede che due solitudini possano non solo incontrarsi ma anche trovare interesse a fondersi l'una nell'altra (in inglese è più bello, "to commingle") come modo per superarsi vicendevolmente. La bellezza del film sta, per me, nella sua capacità di mostrare la cecità in cui è avvolta Barbara, la sua tendenza a sovrastimare e sottostimare le emozioni e le realtà psico-sociali altrui, la sua incapacità a valutarle per quello che sono. Un momento simbolico di questo suo handicap è quando si equivoca su uno pseudo invito nella casa in Dordogne da parte di Sheba ("se ti capita di passare da quelle parti vieni a farci un salutino"): una persona dotata di normali competenze sociali capisce benissimo che non si tratta di un invito ma di un modo formale e formalmente accettabile di accomiatarsi. Questi segnali sono leggeri ma frequenti in tutto il film e credo che siano sfuggiti facilmente a molte persone che non vivono il dramma della solitudine sociale.

The comments to this entry are closed.