Sono un aeroplano, ma ho un'anima. Vorrei volare, perché mi hanno costruito per questo. Sono rimasto a lungo in un hangar, tanto da aver dimenticato come si fa a volare. Ero soggetto a una manutenzione minuziosa che si smarriva nei dettagli delle mie componenti meccaniche. Ero diventato - a forza di essere accudito così - solo la somma delle mie parti: non ero più un velivolo, non ero più nulla. Tutto era perfetto, scintillante e inutile. O almeno così sembrava. Ma io sono un aeroplano, anche se ho un'anima - e non è solo di metallo. Vorrei volare. Per una volta vorrei volare e dimenticare le disposizioni di sicurezza. Ignorare lo spettacolo degli assistenti di volo che agitano le braccia come mimi stanchi, stracciare il foglio che illustra le misure di emergenza. Spiccare il volo senza che più nulla freni il mio viaggio, acquistare sempre più velocità, sfidare anche la resistenza dell'aria. Volare, nient'altro che volare: per questo sono stato progettato e questo voglio fare. A chi obietta che, in questo modo, potrei schiantarmi rispondo che è meglio schiantarsi che non aver mai volato.