Irriducibili coesistono in me, senza nemmeno essere in contrasto tra loro, un bambino e un vecchio. Sono un bambino nel mondo degli adulti: mi sembra di essere sempre fuori posto, tormentato dalla sensazione di usurpare un ruolo che non merito e non mi compete, certo che, prima o poi, verrò smascherato. "Come osi tu pretendere di partecipare alle nostre decisioni? Come ti azzardi a esprimere un'opinione?": mi aspetto sempre, da un momento all'altro, che qualcuno mi rimproveri. E così mi muovo come se dovessi nascondere il mio infantilismo e come se ogni passo falso potesse tradirmi. Rimpicciolisco sotto l'altrui sguardo giudicante: non ho nulla da affermare, ma solo da scusarmi. Sono un vecchio quando, invece, guardo davanti a me. Ho la sensazione che il tempo si sia esaurito e che il futuro non mi riservi più nulla. Come un vecchio che ha ormai consumato tutta la sua esistenza e a cui si è chiuso l'orizzonte della speranza. A fatica mi convinco che non può essere così, ma nei momenti di abbandono questo vecchio mi raggiunge e s'impossessa di me.
Mi domando: tra l'uno e l'altro, io dove sono? Avere la forza di guardarli in faccia - ora - è già un primo passo per neutralizzarli. I fantasmi non si dissolvono negandone la presenza: piuttosto, li chiamerò per nome, a voce sempre più alta, finché non li farò fuggire, terrorizzati. Loro, non io.