Come si sarà capito non guardo più la televisione da almeno tre anni, non dogmaticamente, perché mi capita di vedere qualcosa quando passo dai miei o quando sono all'estero, giusto per verificare che cosa passano gli altri conventi, e sono sempre sorpreso come un bambino quando qualcuno mi racconta quello che succede nel tubo catodico. Però, oltre a pagare regolarmente il canone Rai, ho persino comperato un nuovo televisore, dallo schermo piatto e più grande - prima avevo un piccolo "combi" con videoregistratore incorporato, comprato quando mi ero trasferito a Milano una decina d'anni fa. L'ho comprato, in sostanza, solo per guardare i dvd e perché ero stufo di aguzzare la mia miope vista e perché, quando guardavo i film porno, mi sfuggivano i dettagli - troppo minuscoli - e la meccanica dei movimenti.
Guardo molti dvd, dunque, e negli ultimi tempi mi appassiona molto la serie televisiva inglese - trasmessa anche in Italia - di Poirot, tratta dai racconti di Agatha Christie, con il sommo David Suchet nella parte dell'investigatore privato belga, pieno di piccole manie e devoto all'uso delle "little grey cells", le sue cellule grigie che gli consentono di risolvere - quasi senza sforzo e con grande meraviglia di chi gli sta attorno - casi anche molto intricati.
Gli episodi che, da qualche tempo a questa parte, guardo con una certa regolarità sono contenuti in due cofanetti comprati a Londra: riscatto il piacere dicendomi che faccio esercizio con la pronuncia così British di quasi tutti gli attori - tranne, ovviamente, Suchet che imita benissimo l'accento francofono del protagonista.
A dire il vero, sono sempre stato un grande appassionato di Agatha Christie, che in passato ho letto molto - e che a volte leggo ancora - e mi diverto a "trovare le differenze", certamente non nelle singole trame, che non conosco o non ricordo tutte, ma nell'atmosfera e nella costruzione dei personaggi. Innanzitutto David Suchet è un grande Poirot e sembra preso di peso dalle pagine della giallista inglese. L'attore si cala nei suoi panni in maniera perfetta e non vi si sostituisce con la sua personalità, come invece faceva Peter Ustinov che anche quando impersonava Poirot era pur sempre Ustinov.
Le differenze sono altre, come per esempio la presenza costante del capitano Hastings - che io soprannomino "Corrado Augias", per la vaga somiglianza dell'attore con lo scrittore e giornalista italiano -, il quale, nei romanzi di Agatha Christie, a un certo punto spariva di scena e si sposava, lasciando Poirot libero di agire in solitudine. Qui, invece, Poirot e Hastings agiscono quasi come una "coppia di fatto". Non soltanto si riproduce il vecchio topos dell'investigatore arguto e della sua spalla un po' ingenua e dura di comprendonio che fornisce però, involontariamente, gli spunti decisivi per risolvere un caso all'apparenza disperato. Quando invece non ci sono (ancora) misteri in vista da dipanare, i due vanno in vacanza insieme o il telefilm si apre con i due uomini in casa di Poirot, ripresi in un idillio quasi famigliare. Si aggiunga a questo il fatto che le piccole e innocue manie del puntiglioso Poirot sembrano quasi caratterizzarsi come fisime da "checca".
Poi c'è un altro aspetto che rende particolarmente godibile la visione di questa trasposizione televisiva, ed è a metà strada tra l' "allucinatorio" e il "consolatorio". L'allucinazione - in senso lato - è rappresentato dall'immagine molto rétro e statica di un'Inghilterra che non c'è più (e che forse non c'è mai stata se non nella mente di conservatori nostalgici) e che non si riduce alla sola Londra d'anteguerra, ma sconfina in un'arcadia tipicamente britannica, fatta di campagne verdeggianti, cottage e placide località balneari sulla costa atlantica. Ed è la fuga da spettatori - o, eventualmente, da lettori dei romanzi christiani -, in questa statica certezza ad assumere un carattere consolatorio. Insomma: nel mondo di fantasia di Poirot, dove alla fine tutti i conti tornano e dove i malvagi trovano la giusta punizione senza nemmeno ribellarsi, la mente si stacca dal male molto più reale del mondo moderno.
anch'io me ne sono rivisti alcuni di recente su sky... sempre con una confortevole sensazione di sollievo.
Posted by: rose | 23/03/2007 at 10:05