I
E' la stessa soluzione che qualcuno suggeriva anche per l'Italia, solo che ci sono arrivati prima in Israele. Un lancio dell'Ansa riporta la notizia dell'avvenuta registrazione ufficiale, al comune di Gerusalemme, di una coppia costituita da due uomini, sposatisi in Canada nel giugno dell'anno scorso. Questo avvenimento è la diretta conseguenza di quanto aveva disposto, nel novembre scorso, la Corte Suprema israeliana. Le coppie gay che si sono sposate in quei paesi le cui leggi lo consentono devono poter conservare il loro status di coniugi anche in Israele. Uno dei due coniugi ha dichiarato che questa registrazione "lancia un messaggio forte alle altre coppie di gay del paese, confermando che Israele li riconosce e li accetta come ebrei al pari degli altri".
Il problema si porrà presto anche per l'Italia. L'Unione Europea, infatti, prevede la libertà di movimento dei suoi cittadini all'interno delle sue frontiere, la possibilità di stabilirsi in uno qualsiasi dei paesi membri e di cercarvi lavoro. Prima o poi, i paesi che non riconoscono ufficialmente le unioni gay dovranno fare i conti con quei cittadini che, invece, si sono "sposati" - che si tratti del vero e proprio matrimonio alla spagnola o del Pacs alla francese - e che hanno deciso di trasferirsi all'estero. In teoria, se il nostro ordinamento non riconosce questi legami, costoro potrebbero contrarre matrimonio con una persona dell'altro sesso. E poi: è possibile che, avendo diritti e doveri coniugali nei loro paesi d'origine, perdano questo status quando vengono ad abitare in Italia? Chi sostiene il diritto delle coppie gay al matrimonio potrebbe usare questo buco legislativo come un "piede di porco" e, facendo ricorso, costringere le autorità italiane a riconoscere e registrare la loro unione, contratta all'estero. Chi si oppone - in maniera del tutto ideologica - all'estensione dell'istituto matrimoniale alle coppie dello stesso sesso ha già avuto la tentazione di suggerire una legge che vietasse proprio queste richieste di iscrizione: credo che il famigerato Volonté abbia lanciato una proposta in tal senso, l'anno scorso. Per rinverdire un vecchio adagio: se c'è un giudice a Gerusalemme, ce ne sarà bene uno anche a Roma!
Ma torniamo al caso della coppia israeliana. Questa notizia mi rende particolarmente felice, per vari motivi. Innanzitutto sarebbe da sbattere in faccia agli idioti che continuano a denigrare Israele definendolo "stato nazista": quale altro stato di quella zona geografica ha preso una decisione simile? In secondo luogo, vorrei chiedere ai teocon e ai teodem nostrani se pensano che, a questo punto, anche Israele è destinato, per questo motivo, a precipitare nello sfacelo e se questa decisione rappresenta una sovversione dei suoi valori. Loro che ritengono che l'Occidente possa essere difeso solo brandendo il vessilo dei valori ebraico-cristiani e che una legge sulle unioni omosessuali insulti e metta in pericolo questi valori, tanto da ritenere le due cose antitetiche, pensano forse che in Israele siano impazziti e abbiano deciso di suicidarsi? Non è forse che in Israele sono più democratici e più rispettosi delle diversità di quanto non lo siano i nostri teocon e teodem? E, infine, per me questa notizia è anche la dimostrazione che, anche in questo ambito - come in molti altri -, Israele dovrebbe essere preso a modello per la nostra democrazia.
II
Un'altra buona notizia riguarda invece Ayaan Hirsi Ali, del cui libro The caged virgin ho scritto qualche giorno fa. Constatato l'interesse che ha suscitato, ci riprovo ora. Un lancio della Reuters rivela che Hirsi Ali sta lavorando alla seconda parte del film Submission - quello, per intenderci, che ha fruttato al suo regista, Theo van Gogh, l'uccisione per mano di un estremista islamico. Se la prima parte aveva per protagoniste quattro donne vittime dell'Islam, questa volta i protagonisti sono uomini. E uno di loro è gay. Ayaan Hirsi Ali ha dichiarato, al riguardo: "Attualmente c'è soltanto un gruppo, nei Paesi Bassi, che costituisce una minaccia per gli omosessuali: sono i giovani musulmani che aggrediscono gli insegnanti omosessuali o i gay per strada".
Io, purtroppo, non ho visto la prima parte del film - un cortometraggio -, ma mi sono limitato a leggerne la sceneggiatura riprodotta nel volume di Ayaan Hirsi Ali. Sembra un film interessante e credo che dovrebbe essere trasmesso in televisione. E' probabile che questa seconda parte sia altrettanto interessante. Ricordo che, per fare conoscere il film e l'attività di Ayaan Hirsi Ali, la Lega Nord organizzò una proiezione nella sua sede di Milano, se non erro. Proietteranno anche questa seconda parte? Lo chiedo, perché vorrei specificare che Hirsi Ali è una sostenitrice delle politiche liberali olandesi che comprendono, per esempio, il matrimonio gay. Forse dovrebbe andare un Calderoli a spiegarle che i "culattoni" vogliono il matrimonio "contro natura", "basato solo sul sesso", oppure un Pera a illuminarla sul fatto che si è liberali solo se si è anche cristiani e che il matrimonio gay è soltanto un "capriccio" e che, proibendolo, non si discriminano di certo i gay. Io intanto mi metto in ghingheri e mi preparo ad andare a quest'altra proiezione pubblica. Sono sicuro che, prima di allora, anche la Lega Nord sarà diventata liberale.