Pare che molti non abbiano ben chiara la distinzione tra una norma di legge che impone di fare qualcosa e un'altra che lascia i cittadini liberi di scegliere tra il fare e il non fare. Gli effetti di questo equivoco, a volte, sono esilaranti. E' probabile che, molto spesso, chi confonde questi due aspetti sia in buona fede - anche se così dimostra scarsa capacità di discernimento -, ma è quasi certo che chi se ne approfitta ha ben chiara la distinzione, ma ha un suo tornaconto quando rimesta nel torbido. In genere, il tornaconto è il mantenimento di un certo potere.
In ogni caso io credo che le dichiarazioni dei politici non siano mai spontanee e persino quando sono molto grezze e rozze - penso a certe sparate alla Calderoli o alla Borghezio - penso che siano quasi sempre studiate e calibrate per ottenere un certo effetto. Infatti io sarò maligno o diffidente: non credo alla spontaneità dei politici, perché se fossero spontanei non sarebbero uomini politici, ma farebbero un altro mestiere. (Uno vero, mi verrebbe aggiungere, stavolta sì con malignità). Il discorso è diverso per le "lettere ai giornali", in cui spesso ritrovo - senza troppe mediazioni - le "reazioni di pancia" della gente. Ed è qui che resto stupito per quella incapacità di discernere, ai limiti della confusione mentale, che si trasforma in disonestà intellettuale quando viene sfruttata dai politici.
A proposito del decreto di Livia Turco, con il quale s'innalza la dose minima di cannabis, un lettore scrive a un quotidiano - è irrilevante specificare quale - che questa misura provoca un "danno irreparabile alla nostra economia". E spiega: "Con il raddoppio della dose di cannabis aumenta rapidamente l'assuefazione a tale sostanza (come avviene per i [sic] psicofarmaci) che, provocando lesioni irreversibili al cervello, induce il ricovero urgente dell'interessato con ulteriore aggravio della spesa sanitaria e una ulteriore riduzione del Pil per la diminuzione delle giornate lavorative". La mia prima reazione è di sbigottito divertimento (o di divertito sbigottimento). Poi capisco l'equivoco. A parte i rilievi di natura medico-sanitaria - che andrebbero indagati e studiati più che buttati lì così -, sembra che, secondo il lettore, il "raddoppio della dose minima" implichi automaticamente l'obbligo, da parte di chi assume droghe, di assumerne il doppio. Secondo lui, quindi, lo scopo del decreto della Turco è quello di costringere i fumatori di cannabis a fumare il doppio. E da qui, a cascata, lo scenario da apocalisse culminante in quella catastrofe che sarebbe "la diminuzione delle giornate lavorative". Insomma, per lui il messaggio è chiaro: questo governo costringe la gente a drogarsi di più. Non prende nemmeno in considerazione che questa misura non dispone, né provoca, un aumento del consumo, ma si limita a non punire i consumatori in quanto tali. E' più utile all'economia italiana riempire le patrie galere - e riempirle per niente, senza risolvere niente?
Questa incapacità di distinguere tra "obbligo di fare qualcosa" e "possibilità di scegliere se fare qualcosa" si manifesta in modo ancora più drammatico in questi giorni, in cui si sta discutendo di una eventuale legge sull'eutanasia, anche sull'onda della vicenda di Piergiorgio Welby. La proposta di legge, firmata - tra gli altri - dal radicale Maurizio Turco (scambiato da un noto quotidiano berlusconiano per il ministro Livia), va in questa direzione ed è una legge assolutamente liberale, nel senso che lascia all'individuo la possibilità di ricorrere all'eutanasia nel caso in cui egli ritenga che questo sia l'unico rimedio per la sofferenza provocata da una malattia incurabile. Che altro c'è da discutere? Eppure c'è chi - con malizia - finge che una legge del genere non serva ad ampliare lo spettro delle possibilità, ma al contrario voglia in qualche modo "imporre" l'eutanasia. Una legge per la libertà di scelta travisata dai suoi avversari che la spacciano come un obbligo, e non un'opportunità, con l'unico scopo di impedire all'individuo di scegliere, responsabilmente, che cosa fare della propria vita e del proprio corpo.
Chi, consapevolmente, opera e sfrutta questa confusione tra obbligo e libertà lo fa per confermare il proprio potere sul corpo e sulla mente degli altri. Chi invece lo fa inconsapevolmente - e, forse, in buona fede - sembra avere già abdicato alla propria responsabilità e rinunciato alla propria libertà, concedendo ad altri la signoria sul proprio corpo e sulla propria mente. Ma io mi domando: in cambio di che cosa, non avendo nemmeno ottenuto il potere in cambio?
"con ulteriore aggravio della spesa sanitaria e una ulteriore riduzione del Pil per la diminuzione delle giornate lavorative"
Ragionando in termini puramente economici per lo Stato, allora, sarebbe doppiamente vantaggioso liberalizzare la vendita delle droghe oggi illegali. Ricaverebbe entroiti dalle tasse ed eliminerebbe parte della delinqueza legata al traffico di droga. Tanto la droga è già liberamente venduta negli angoli di tutte le città, basta guardarsi attorno con attenzione....
andrea
Posted by: Andrea | 29/11/2006 at 23:55
Sono d'accordo su tutto quello che hai scritto.
Posted by: Libano | 30/11/2006 at 08:35