I
Che belle queste giornate di tardo autunno in cui il tempo sembra dilatato e in cui, specie a Milano, un cielo grigio e basso copre tutte le cose, rendendole simili tra loro e un po' smorzate. Ora guardo fuori dalle grandi finestre dell'ufficio la strada trafficata, mi arriva alle orecchie il rumore attutito dai doppi vetri, e vedo il giorno scivolare lentamente nella sera e a poco a poco il buio sostituire la luce già spenta del pomeriggio. Ha un effetto quasi calmante e se fisso troppo a lungo l'ellisse violacea dell'insegna del bar di fronte rischio di rimanerne ipnotizzato. Dolce anestesia dei pomeriggi autunnali di questa città. Da stamattina scende una pioggerellina che non si decide a diventare vera pioggia, tanto che pedoni e ciclisti paiono indecisi se aprire o no l'ombrello. Troppo intralcio reggerlo in mano per proteggersi da quei sottili aghi d'acqua, nemmeno così fitti: che sia meglio bagnarsi un po'? E' acqua nebulizzata e spruzzata sui passanti. Starei alla finestra ore senza fare nulla, limitandomi ad assistere allo spettacolo della vita che accade fuori, senza che io debba intervenire per modificarla. L'osservatore impartecipe è il ruolo che, in giorni come questi, più mi si addice. Guardo le luci delle altre finestre e immagino il calore che emana dall'interno, quasi a fare da contrasto con il freddo esterno, quello che ti fa stringere i pugni e infilarli in tasca, e non mi dispiacerebbe staccarmi dal mio corpo per entrare in ciascuna di queste case sconosciute, diventare di volta in volta qualcun altro, ma sempre un estraneo, e lì trovare temporaneo rifugio e sollievo.
II
In giornate come questa vorrei restare sepolto a letto, sotto le coperte, e annullare l'idea stessa del tempo che scorre fin troppo veloce, soprattutto quando riepilogo i giorni, le settimane e i mesi trascorsi dall'ultimo inverno, con la sensazione di correre a precipizio verso la fine di un altro anno, più vecchio e con meno sostanza a mia disposizione da consumare, simile a una saponetta che si rimpicciolisce sempre di più ogni volta che mi lavo le mani. Oggi punto la sveglia presto, alle otto e mezzo, pur avendo spento la luce alle due e mezzo di notte. E quando mi alzo, penso a tutte le cose che vorrei fare e non faccio, per pigrizia o per stanchezza. Ma se le facessi, sarei più soddisfatto? Eterno dilemma. Accendo la luce, faccio colazione e - per spezzare la monotonia delle altre mattine - porto il laptop in cucina e mi metto a tradurre un paio d'orette seduto al tavolo, invece che nel solito studiolo. Ogni tanto lo sguardo fugge dalla finestra e si posa sui muri un po' scrostati del caseggiato e sul minuscolo cortile, oppure si rivolge al cielo grigio cercando di cogliere i segni della pioggia. Allora guardo lo scivolo che scende alle cantine della casa adiacente, per capire se nella canalina centrale c'è dell'acqua che scorre : è il mio metodo per stabilire se piove - quando la pioggia è solo pioggerellina - e per decidere se devo prendere l'ombrello uscendo di casa.
III
Ed è così che mi ritrovo a pedalare in questa giornata di tardo autunno, con l'acqua che mi spruzza gli occhiali, e mi verrebbe da canticchiare, con Battiato, "la mia parte assente s'identificava con l'umidità" - che poi chissà che cosa vuole dire, ma mi piace come mi piacerebbe un qualsiasi nonsense. Ormai, quando esco di casa, mi sembra di essere circondato dai cantieri: innanzitutto le staccionate di legno in via Confalonieri delimitano il terreno su cui sorgerà parte della "Città della Moda", che ora è un cratere di terra scavata dalle gru, visibile solo da via De Castillia, che non è transennata - e a me tornano in mente la scena finale e quasi surreale di "O fantasma", quando il protagonista si arrampica tra i rifiuti nella discarica -; poi l'appezzamento che parte da largo De Benedetti e si estende verso Porta Garibaldi, anch'esso recintato da staccionate di lamiera, che consentono, attraverso i pertugi, di sbirciare i lavori - e lo squallido monumento dedicato ai caduti di non so più quale guerra campeggia solitario in mezzo al terreno sventrato. Quando arrivo in via Pirelli appoggio un piede a terra e mi fermo incantato a osservare il braccio meccanico di una gru che sta demolendo le famigerate case di via Adda, da anni in stato di abbandono, un tempo occupate dai nomadi, poi sgomberate e murate. Nel giro di un paio di giorni si è formata una montagnetta di macerie e lo scheletro della casa - o di quello che ne resta - arretra sempre di più, mentre i detriti vengono schiacciati dal cingolato da cui si alza il braccio meccanico. Sembra un mostro gigante che strappa pezzi di muro e travi, come se fossero di cartone, e poi li fa cadere a terra. Davanti, a una certa distanza, su un camioncino un uomo - che rispetto a quel gigante pare un nanetto - spara un potente getto d'acqua contro i muri. Tutt'intorno l'aria è rossastra, color mattone, ma forse è solo una mia impressione. Resto per un po' a guardare rapito prima di andarmene: mi pare di essere un bambino che assiste a un gioco: la casa - che nella nostra testa è un simbolo di solidità - è ridotta a un fondale di cartapesta, e l'omino che manovra il braccio gigante sembra onnipotente. E se domani ci passerò davanti, troverò un altro spazio vuoto nel collage urbano del quartiere, ancora incapace di trovare un nuovo volto.
Mi fai ripensare a quando vivevo a Milano, che tristi autunni che ci ho passato: E queste impressioni di Cantiere Sempre aperto che la città in diverse parti e in diversi tempi fornisce; allora - quando ci vivevo io - era Sesto san Giovanni, il cantiere della metropolitana e le vecchie fabbriche abbattute per far posto a centri direzionali.
Poi mi ricordo degli autunni fiorentini quando facevo l'università, anch'essi con odori e atmosfere speciali, quell'odore di bruciaticcio che c'è nell'aria come se bruciassero mille toast dai mille caffè e il freddo che viene dall'arno e via maggio che si veglia e la gente che si ferma al bar ancora con le luci accese...autunni...
Posted by: sandra | 28/11/2006 at 21:45
Il problema è quando sei grigio dentro e come un essere senza volto diventi un tuttuno con il quadretto autunnale che tanto bene hai descritto...
Complimenti per il tuo blog! L'ho scoperto per caso e mi sei subito piaciuto!
Posted by: drowned | 13/12/2006 at 12:12